Schede
Fondato da Pietro da Morrone, poi papa con il nome di Celestino V, l’ordine dei monaci Celestini si era stabilito a Bologna nel 1368 su invito di Antonio Galluzzi, il quale lo dotò di un monastero e di una chiesa (dedicata a San Giovanni Battista) nel luogo in cui tuttora sorgono, dall’altra parte della via San Mamolo dove i Galluzzi avevano le case. Ampliato nel corso degli anni, il complesso era stato oggetto di importanti lavori durante il Cinquecento (prima la chiesa, che dal 1482 era sede parrocchiale, negli anni 1535-1554, poi il convento, negli anni 1560-1561, e nel 1580 il campanile), ed aveva ricevuto la forma che ancor oggi conserva in seguito alla ricostruzione settecentesca di Carlo Francesco Dotti e Francesco Tadolini. Soppressi i Celestini nel 1797, la chiesa continuò ad essere ufficiata. Rimase parrocchiale, affidata a un economo, fino al 1806, quando divenne sussidiale della nuova parrocchia istituita nel SS. Salvatore. Tornò ad esserlo nel 1824, quando il SS. Salvatore fu restituito ai Canonici, e lo è stata fino al 1987 (Fanti, Sei secoli di storia ai “Celestini”, in S. Giovanni Battista dei Celestini, pp. 11-54).
Il convento avrebbe invece dovuto essere adattato per ospitare la sala di riunione del consiglio dei Trenta, e i lavori avrebbero dovuto comprendere anche l’abbattimento di alcuni stabili di proprietà di Pompeo Fontana per allargare lo spazio antistante (Ceccarelli, Architetture di Stato, pp. 217-222). Non se ne fece nulla, e nel settembre 1798 nel convento fu trasferita l’amministrazione del gioco del Lotto. Dopo aver ospitato l’ufficio del Registro, il bureau dei coscritti, l’archivio delle corporazioni religiose soppresse, fu rimaneggiato a metà Ottocento per ospitare la scuola di Applicazione degli Ingegneri; oggi è sede dell’Archivio di Stato (Bergonzoni, Il convento dei monaci Celestini, pp. 15-33).
Così viene descritta nella 'Guida per la città di Bologna e suoi sobborghi' del 1844: S'intraprese dai Monaci di quest'ordine nel 1520 la fabbrica della presente Chiesa, e fu compita nel 1551, racchiudendo in essa l'antica Chiesa di Santa Maria Rotonda dei Galluzzi, come si dice parlando della Fabbrica di S. Petronio. Col disegno di Francesco Tadolini nel 1765 si fece la facciata della Chiesa, e dell'annesso Monastero. Nel 1797 furono soppressi, e la Chiesa, restò Parrocchiale sino al 1806, dal qual anno sino al 1825 è stata Sussidiale di S. Salvatore. Dopo è ritornata Parrocchia. Un generale restauro venne eseguito in questa Chiesa all' occasione di solenne processione del Corpus Domini. Il Cristo apparente in figura di Ortolano alla Maddalena è bell'opera di Lucio Massari. La B. V. di tutto tondo sedente col figlio ignudo sulle ginocchia, dal Masini si dice del Lombardi, ma non è lavoro degno di lui. La S. Anna con S. Gioachino e la Vergine fanciulla è di Anna Maria Crescimbeni. Altar Maggiore. La B.V. col figliuolo, e i Santi Gio. Battista, Luca, e Pier Celestino è bell'opera del Cav. Marc'Antonio Franceschini. L'Ornato di scoltura lavoro di Giuseppe Mazza. Nella volta, il dipinto che figura l'anima di S. Pietro Celestino portata da molti Angeli al Cielo, coi quattro Santi nei pennacchi è del Burrini colla quadratura d'Enrico Hafner. La B.V. apparente in gloria d'Angeli a S. Celestino è di Emilio Taruffi. S. Mauro che sana infermi è di Anna Mignani Grilli. Il giovane Tobia accompagnato dall'Arcangelo Raffaele è del Bertusio ed era nella soppressa Chiesa di S. Michele Arcangelo. La B. Irene, che leva le freccie dal corpo di S. Sebastiano è di Gio. Andrea Donducci detto il Mastelletta. La volta poi di tutta la Chiesa con alcune delle principali azioni di S. Pietro Celestino è di Giacomo Boni, e di Giacinto Garofalini, e la quadratura è di Luca Bistega. Nel 1820 si è restaurata tutta la suddetta volta da Lorenzo Pranzini rispetto alle figure, e rispetto alle quadrature da Petronio Donelli. La Sagrestia è architettata da Francesco Tadolini. I begli ornati di stucchi sono di Petronio Tadolini per le figure, e per l'ornato sono di Antonio Gamberini, e Pier Martire Bagutti. Nell'Altare, il S. Nicola da Tolentino è di Lucia Casalini Torelli. Gaetano Sabbattini, muto, dipinse il S. Benedetto con Santa Scolastica. Questo quadro era in Chiesa. Il nuovo atrio che unisce la Sagrestia sì decorosamente alla Chiesa è architettato da Gio. Battista Respighi. Nell'altare. Crocifisso di rilievo; sotto la B. V. addolorata dicesi della scuola di Guido. Nel già Convento il bel Claustro è architettura di Cario Francesco Dotti, e l'amplissima scala di Francesco Tadolini. La Prospettiva rimpetto alla Porta è prima operazione del Professore Francesco Santini colle figure de' fratelli Prinetti.
Silvia Benati