Schede
Nel quadro inv. FF2 sono contenuti sei ritratti di giovani convittori vestiti con la divisa del Collegio Artistico Venturoli di Bologna, formata da una giacca con filettatura chiara nei bordi e due bottoniere di cinque bottoni per ciascuna, colletto con punte arrotondate da cui esce la camicia bianca, berretto con visiera di tipo militare, paramani con filettatura e due bottoni ai lati, calzoni che si aprono a campana fino a coprire le scarpe, cintura con fibbia.
I giovani sono stati fotografati accanto a poltrone, tavolini, vasi di fiori, balaustre: l’intero ‘armamentario’ degli studi fotografici ottocenteschi che nel secolo successivo diventerà l’immagine per eccellenza del cattivo gusto borghese. L’abilità del fotografo è davvero considerevole e, nonostante le pose rigidamente formali, riesce a rendere con grande sensibilità e naturalezza i volti ancora infantili dei giovani che a noi - condizionati dal passaggio del tempo - appaiono assolutamente struggenti. Non va dimenticato però che i ritratti fotografici servivano non solo per tramandare il ricordo degli allievi che erano passati nel Collegio ma anche per mostrare al pubblico la serietà dell’istituzione e il successo del suo modello formativo.
Al centro in un ovale è il ritratto di un religioso di età ancora giovanile, quasi certamente il rettore del Collegio. Il formato delle fotografie, montate su un cartone sagomato decorato con tondini e cornicette dorate di gusto vagamente settecentesco, e quello “carte de visite”. Sul verso di uno dei positivi si legge “Societa Fotografica Bolognese - Via Venezia n. 1749 - Bologna”. Sul recto di cinque dei sette positivi si vedono (da sinistra a destra e dall’alto in basso) dei numeri a penna scritti con grafia minutissima (“1212”, “9058”, illeggibile, “1073”, “797 [?]”).
Non abbiamo indizi documentari per identificare con sicurezza gli alunni. Tuttavia nel 1867 i convittori erano appunto sei: Ettore Buttazzoni, Ermenegildo Giorgi, Ugo Gitti, Arturo Gozzi, Enea Monti e Augusto Suppini. Si può dunque ragionevolmente ipotizzare che gli allievi siano identificabili con quelli della classe 1855 entrati nel 1867 (cfr. Bologna, Archivio di Stato, Archivio Salina Amorini Bolognini, b. 350, bando del 12 aprile 1866 firmato dagli amministratori Lorenzo Piella, conte cav. Agostino Salina e marchese Vincenzo Amorini Bolognini). Un altro elemento che spinge la datazione delle fotografie dopo il 1866 e il trasferimento avvenuto in quell’anno della Società Fotografica Bolognese (diretta dal 1863 al 1866 da Filippo Marchignoli e Ignazio Rambaldi successori della Ditta Bertinazzi) in via Venezia n. 1749 dove rimase fino al 1915 quando chiuse definitivamente la sua attività.
Tra i documenti sull’amministrazione del Collegio conservati nella busta 350 dell’archivio Salina Amorini Bolognini (lettere e carte sciolte) sono conservate le suppliche per l’ammissione di Ermenegildo Giorgi, figlio del calzolaio “di faccia al Caffè del Commercio” raccomandato dal conte Carlo Marsili; Ettore Buttazzoni, figlio del fu Luigi e di Anna Fabbri “raccomandato dal D. Cesare Trebbi”; Ugo di Enrico Gitti raccomandato dal conte Gaetano Isolani; Arturo Gozzi raccomandato da A. Guidotti allo zio Vincenzo Amorini Bolognini. Di Enea Monti lo Specchio dimostrativo dei requisiti presentati per l’ammissione nel Collegio Venturoli (1867); segnala i “costumi onestissimi sia religiosi che morali” e la “sana e robusta costituzione fisica, scevra da qualunque siasi eccezione; ed è stato vaccinato”. Figlio d’arte era invece Augusto Suppini, nato il 10 ottobre 1854 dal fu Pietro già “incisore e disegnatore” di notevole livello. Augusto fu ammesso nel Collegio dopo aver frequentato il corso di ornato all’Accademia di Belle Arti con un attestato del prof. Anacleto Guadagnini.
Quando gli allievi entravano nel Collegio erano tenuti a portare un’intera fornitura di biancheria: “n. 6 Camicie di tela - 4 Paia di Mutande - 4 Corpetti - 12 Fazzoletti bianchi di tela - 6 detti di colore - 8 Paia di calzette corte” restituita nuova al momento dell’uscita. Tuttavia le divise degli allievi che si vedono nelle fotografie erano interamente a spese del Collegio. I bilanci registrano con precisione i nomi degli artigiani e dei negozianti che fornivano i tessuti e confezionavano le divise: nel 1868 furono spese complessivamente 773 lire, 140 lire a Pietro Bonfiglioli per la tela dei calzoni, 114 lire al calzolaio Angelo Preti per la fattura delle scarpe e altre somme alla “Governante” Maria Bertolotti vedova Salini “per merci e spese di biancheria” e l’acquisto di 10 braccia di panno dal negoziante Giuseppe Vitali. I nomi del sarto Bonfiglioli e del calzolaio Preti sono regolarmente menzionati nei bilanci e si occupavano anche delle riparazioni. Se si pensa che le divise erano costantemente “imbianchite” (cioè inamidate) stirate ecc. è facile avere un’idea della quantità di lavoro e di personale che ruotava intorno agli alunni minuziosamente registrato nei conti del Collegio.
Nella prima e nella terza delle sette fotografie raccolte nel quadro inv. FF1 (guardando in alto da sinistra a destra) compaiono di nuovo dei numeri scritti a penna (“9453”, “0512”) non facilmente spiegabili se non per qualche motivo pratico (forse la numerazione dei negativi). Le stampe all’albumina sono montate in un cartone per ragioni di presentazione ma anche “per la leggerezza del supporto e la sua forte tendenza ad arrotolarsi su sè stesso, cosa che rendeva le stampe impresentabili se non montate su un supporto rigido”. Purtroppo il cartone non permette di esaminare i versi ma le fotografie sono state sicuramente eseguite tutte insieme per documentare i nuovi alunni del Collegio.
La seconda serie di ritratti degli allievi è probabilmente databile qualche anno dopo quella precedente databile intorno al 1867. E' possibile identificare i sette allievi entrati nel 1876 pur con un margine d’incertezza: Gaetano Bordoni, Odoardo Breveglieri, Arturo Carpi, Alfredo Garagnani, Alberto Lamma, Gio. Luigi Legnani, Cesare Rusconi. Infatti sul recto del cartoncino color giallo della montatura ove è effigiato un allievo con il braccio appoggiato alla poltrona (in basso al centro) si legge la dicitura “Fotografia Bolognese” adottata solo a partire dal 1888 (Benassati - Tromellini, cit., p. 278). Va ricordato inoltre che il Collegio possiede una terza serie di ritratti fotografici con i cinque allievi entrati nel 1885 (Cleto Capri, Giovanni Masotti, Alfonso Modonesi, Alberto Pasquinelli, Giuseppe Romagnoli) vestiti con divise dal taglio più semplice e moderno.
Antonio Buitoni
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.