Schede
Il dipinto fu realizzato dall’artista Alfredo Garagnani (1864 - 1904) come saggio conclusivo del periodo di alunnato (1876-1884). Il personaggio ritratto è Enrico Leopoldo Lambertini, amministratore del Collegio Artistico Venturoli di Bologna dall’11 dicembre 1880 al 30 gennaio 1894, giorno della sua scomparsa.
Il Lambertini, ingegnere, fu consigliere comunale dal novembre 1872 all’agosto 1886 e assessore dalla fine del 1874. Nel 1887 entrò nel consiglio d’amministrazione dell’Opera Pia dei Vergognosi e fece parte della commissione consultiva edilizia. Fu amico del pittore Luigi Serra e nutrì spiccati interessi artistici. Tra le azioni più importanti del suo mandato amministrativo vengono ricordati “gli splendidi restauri della Torre del Podestà e del Civico Palazzo” e “l’ordinamento del Museo Civico”, al quale fece dono di una ricca collezione di stoffe pregiate. La nomina ad amministratore del Collegio Venturoli avvenne su proposta di Agostino Amorini Bolognini e del nipote Agostino Salina, per i quali aveva diretto i lavori di restauro della cappella di famiglia in San Petronio (1875-79). Nel 1881 fece parte della commissione per la realizzazione di via dell’Indipendenza, inoltre fece parte della commissione per il concorso a premi dell’Istituzione Baruzzi.
L’impostazione essenziale del dipinto, che non indulge a fronzoli, lo sguardo fisso e penetrante del protagonista, che si staglia con decisione dal fondo scuro della scena, sembrano suggerire a livello visivo le caratteristiche dell’uomo: il “profondo sentimento del dovere”, “l’austera integrità”, la “bontà operosa e intelligente”, la “volontà pertinace”, lo “zelo indefesso”. L’uomo schivo e determinato, che poteva anche apparire “dal carattere difficile e rude”, viene fissato sulla tela da Garagnani, in un ritratto fortemente realista (come dimostra il particolare della mano con l’anello) e insieme finemente psicologico. Il libro, che l’amministratore tiene aperto sulle ginocchia, contribuisce a suggerire la robusta cultura, anche artistica, del personaggio. “L’arte, nella quale aveva occupato la sua giovinezza e nella quale era sorretto da una forte e vasta cultura - ricordano i suoi contemporanei - fu il grande amore e la maggiore consolazione della sua vita. I suoi ideali artistici non erano quelli della moltitudine e però poterono a taluni apparire strani e quasi rivoluzionari. La verità è che egli in molte cose vedeva più lontano degli altri, e che in parecchi dei suoi giudizi, battezzati un tempo stranezze, oggi consentono tutti”.
Nato a Bologna il 6 gennaio 1864, Alfredo Garagnani entra in collegio il 16 novembre 1876. E' figlio di Gaetano Garagnani, cocchiere dei marchesi Bevilacqua e padre di sei figli. Il giovane si rivela subito una promessa. “Giovinetto d’ingegno acuto, di spiriti ardenti, ma d’indole buona”, scrive di lui il rettore Augusto Romagnoli, che ricorda come “la disposizione non comune sortita da natura” lo facesse “prevalere agli altri suoi compagni”. Garagnani compie la sua formazione artistica in collegio sotto la guida dei professori Ferrari e Azzolini, frequenta inoltre le lezioni dell’Accademia di Belle Arti.
Terminata la formazione in collegio, vinse il premio Angiolini e compì gli studi di perfezionamento a Firenze e a Roma. Come il compagno di studi Alberto Lamma, il giovane Garagnani trascorse gli anni del pensionato assillato da difficoltà economiche, aggravate anche dal matrimonio, che lo rese padre di quattro figli. All’indigenza si aggiunsero problemi di salute (l’artista soffriva di attacchi di epilessia), vicissitudini che contribuirono a rendere difficoltosa la sua carriera pittorica.
Nel gennaio del 1889 nei Verbali del Collegio si lamenta che l’artista, come saggio dell’ultimo anno di pensionato, non abbia “esibito che un semplice bozzetto rappresentante Beato Angelico da Fiesole, allegando diversi motivi d’impedimento”. L’opera rimase incompiuta per “mancanza di mezzi” e oggi si trova presso il Collegio Venturoli. Durante gli anni del premio Angiolini, l’artista lasciò al collegio come saggio un dipinto, questa volta finito, rappresentante un Frate (Collegio Venturoli). Nel 1890 partecipa al concorso Baruzzi di pittura con l’opera Corrispondenza intercettata. Tra rinvii nella consegna delle opere e continue proteste di indigenza, gli amministratori continuano a sostenere l’artista, anche diversi anni dopo il termine degli studi.
Nel 1893 tra le spese del Collegio si registra perfino un prestito alla madre dell’ex alunno per andare a Roma dal figlio ammalato. “Io mi trovo isolato senza nessun aiuto - scrive Garagnani nel 1895 - sconosciuto tra gli artisti e le persone che li proteggono, invece ho bisogno di farmi strada, di farmi conoscere”. Pur godendo della benevolenza degli amministratori, che gli concedono di spedirgli a Roma per un prestito temporaneo il saggio con il Frate, Garagnani scrive di rimpiangere il Lambertini, ricordando l’atteggiamento comprensivo dell’amministratore verso le sue “disgraziate circostanze” e la necessità di “assicurare un pane” alla famiglia. L’artista si spense a Roma il 4 aprile 1904.
Ilaria Chia
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.