Schede
L’uscita dal conflitto della Russia, avvenuta dopo la rivoluzione d’ottobre del 1917, aveva permesso lo spostamento di molte divisioni austriache sul fronte italiano; il Generale Conrad ai primi di gennaio del 1918 presentava al suo Stato Maggiore un piano d'attacco, da eseguirsi in primavera, in tre punti: “operazione Radetzky” tra l'Astico ed il Brenta per occupare il Grappa e sfociare nella pianura veneta, "operazione Albrecht”" a sostegno della precedente, diretta su Treviso; contemporaneamente le armate sulle Alpi dovevano scendere dal Tonale e puntare su Milano, “operazione Lawine”, valanga. Il piano venne modificato diverse volte, per essere poi approvato dallo Stato Maggiore austriaco solo ai primi di giugno: prevedeva un attacco simultaneo su un fronte di 120 chilometri muovendo non meno di 160.000 uomini e quasi 6.000 pezzi d'artiglieria, era il più grande sforzo bellico tentato dall’impero nel corso di tutta la guerra. Il 12 giugno iniziava l'operazione "Lawine": dal passo del Tonale le artiglierie austriache aprivano il fuoco su Ponte di Legno, seguite dopo alcune ore dalla fanteria. Il presidio italiano era stato però rinforzato e gli austriaci si scontrarono con una forza ben superiore al previsto: a sera la loro artiglieria proteggeva il rientro della fanteria alle linee di partenza e l'operazione "Lawine" terminava così nel volgere di poche ore. Il 15 giugno aveva inizio la “operazione Radetzky", per gli italiani la Battaglia del Solstizio, che, grazie al nostro servizio di controspionaggio, era nelle sue grandi linee conosciuta; l'artiglieria italiana poteva aprire il fuoco con un anticipo di alcune ore colpendo i luoghi di raduno della fanteria avversaria: il 138° reggimento austriaco veniva letteralmente distrutto ancor prima di arrivare in linea. Sull'Altipiano dei Sette Comuni gli austriaci tentarono la riconquista della linea dei tre monti (Val Bella, Col del Rosso e Col d'Echele) persa in gennaio per poter sfociare poi nella piana vicentina; dopo iniziali successi il 16 i reparti italiani, con l'appoggio dei Corpi Inglese e Francese riuscivano a contenere le fanterie avversarie, e la battaglia si spegneva con il rafforzamento di ognuno sulle nuove posizioni. Territorialmente rimanevano in mano agli austriaci soltanto i tre monti, costati il sacrificio di oltre 30.000 uomini fuori combattimento. Contemporaneamente all'azione sull'Altipiano dei Sette Comuni era iniziata la battaglia del Grappa: alle 3 del mattino le 1.400 batterie austriache avevano aperto il fuoco sulle nostre posizioni, concentrandolo sulle propaggini del massiccio (il monte Tomba, Il Monfenera, l'Asolone, il Pertica) che risultarono le prime ad essere investite dalla fanteria attaccante. Ma le operazioni di rafforzamento del massiccio del Grappa, volute da Cadorna, sostanzialmente non furono intaccate, solo sull'Asolone la 32a Divisione Austriaca otteneva qualche successo prima di essere bloccata. Intanto era scattata anche la terza operazione austriaca, la "Albrecht", verso il Montello, con l'intento di superare il Piave e sfociare nella piana di Treviso. La battaglia, durissima, si protrasse sino al giorno 20, quando la spinta avversaria fu contenuta dalla nostra reazione. Il 23, all'alba, le truppe austro-ungheresi abbandonavano il Montello ripassando indisturbate il Piave. Le azioni di quei giorni lasciarono sul terreno migliaia di morti da entrambe le parti, e, per riempire i vuoti, si dovette ricorrere agli "imboscati" nei comandi e negli uffici, avendo già chiamato alle armi la classe del 1899. Terminata il 25 giugno la battaglia, agli austriaci rimaneva in mano la linea dei tre monti sull’Altipiano d’Asiago, la nostra ex prima linea sull'Asolone alle pendici del Grappa ed una piccola testa di ponte alle foci del Piave. Già il 30 giugno però ripresero le operazioni per la riconquista della linea del tre monti, mentre la 3a armata operava per ricacciare gli austriaci dalle foci del Piave. Queste operazioni si concludevano il 7 luglio, con pieno successo per la linea dei tre monti, mentre gli austriaci decidevano il ritiro della loro testa di ponte sulla sinistra Piave, cogliendo di sorpresa gli italiani. Anche sul Grappa si aveva un riassetto del fronte, rimanendo all'avversario solamente una posizione sulla dorsale del monte Salarolo. Dopo questa grande battaglia, nell'estate del 1918 l'unico fronte attivo fu quello occidentale, dove francesi ed inglesi, sostenuti dai contingenti americani, sferrarono alcuni attacchi preparatori della offensiva che li vide impegnati dal 26 settembre al 15 ottobre, conclusasi con la conquista della linea Hindenburg e la liberazione di una parte del Belgio, infliggendo ai tedeschi una grave ma non ancora decisiva sconfitta. Il 29 settembre la Bulgaria, allo stremo, firmava l'armistizio, nei Balcani si apriva così una breccia che Austria, Ungheria e Germania avrebbero dovuto chiudere da sole. Il Governo Italiano, preoccupato di non riuscire a cogliere il momento favorevole per il precipitare degli eventi, chiese al Generale Diaz una operazione offensiva attraverso il Piave, con sfondamento del fronte e puntata decisa su Vittorio Veneto. Paolo Antolini