Scheda
Secondogenito di Giovanni Battista Tattini e di Carlotta Montebugnoli, Angelo nacque a Bologna il 4 settembre 1823. Rimasto orfano dell’anziano padre poco più che decenne, l’1 marzo 1845 sposò Carolina Pepoli (figlia di Letizia Murat e Guido Taddeo Pepoli), da cui ebbe tre figli: una femmina, Letizia, che fu poi sposa di Francesco Isolani Lupari a cui portò l’eredità Tattini, e due maschi, Gioachino Giovanni e Napoleone, entrambi morti giovani prima di lui senza sposarsi. Nipote di Sebastiano, noto e stimato comandante della Guardia Nazionale bolognese di epoca napoleonica, Angelo Tattini ne seguì in parte le orme: comandante della Guardia Urbana, nel giugno 1859 fu messo a capo dei due battaglioni della neo istituita Guardia Provvisoria della città di Bologna, e il 5 settembre dello stesso anno, uniformata la Guardia a quella del regno di Sardegna, ne fu nominato colonnello capo di stato maggiore, agli ordini del maggiore generale comandante superiore Giovanni Malvezzi (Bottrigari, II, pp. 468, 518, 530). Il 4 maggio 1860, al termine della sua visita a Bologna, Vittorio Emanuele II re d’Italia lo fece cavaliere dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Id., III, p. 56).
Il far parte di una famiglia assai in vista (oltre alla parentela con Sebastiano, aveva sposato la nipote di Gioachino Murat) gli procurò qualche incarico pubblico: fu rappresentante del popolo per Ozzano all’Assemblea delle Romagne nel 1859 e membro del Consiglio Municipale. Ma, stando al Bottrigari (II, p 522 e IV, p. 232), senza particolari meriti: il diarista lo cita nell’elenco dei consiglieri che, “dotati di un meschinissimo ingegno, devono la loro elezione o alle loro ricchezze o alla protezione di chi manipola le cose del paese come privativa propria, o finalmente a quella stolta venerazione in cui si tengono i nomi aristocratici e storici”. Fu poi presidente della Società di Mutuo Soccorso dei Muratori e capo “diligente e solerte” del corpo dei Pompieri (Berti, p. 2; Bottrigari, III, p. 406). La personalità della moglie lo mise in ombra anche negli eventi dell’8 agosto 1848, quando, malato (Carolina nelle celebri lettere in cui racconta la storica giornata lo dice “molto abbattuto e dimagrito” e lo chiama “povero Angiolino”) e privo di forza, non riuscì se non a dirigere le donne che innalzavano la barricata a pochi metri da casa sua. E il suo aspetto era così poco marziale che i popolani vedendolo per strada con lei (l’aneddoto è narrato dalla nipote Carolina Isolani) lo burlavano dicendo: “Guarda, l’ufficialino che va a spasso con la morosa...” (Maioli, p. 30). Secondo il foglio sepolcrale N 2164 N 4952, morì per emorragia l'1 dicembre 1878 alle 10 e mezza antimeridiane. Abitava sotto la SS. Trinità, in via Santo Stefano (al vecchio numero 103, ora 63): era l’ex palazzo senatorio Ghiselli Vasselli comperato e restaurato nel 1804 da Francesco di Girolamo Ranuzzi, che a sua volta lo aveva comperato dai Gambi di Ravenna a cui era pervenuto per eredità. L'intero palazzo è stato restaurato e rimaneggiato ancora nel 1927 dalla famiglia Rosselli del Turco, ed ospita ora le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù (Guidicini, Cose Notabili, V, pp. 82,83; Roversi in Cuppini, p. 297; Palazzi bolognesi). Fra le molte proprietà di Angelo, oltre la bella villa alla Quaderna acquistata dai Pietramellara Pasi e notevolmente ingrandita (tuttora esistente, è pervenuta per via ereditaria agli Isolani), anche l’ampio terreno con villa fra le porte Santo Stefano e Castiglione, su cui poi il Comune edificò i Giardini Margherita.
Silvia Benati
Bibliografia: Archivio Storico Comunale, Fogli sepolcrali, Anno 1878; http://ameliefr.club.fr/genealogie-bonaparte/nms_39.html; Giovanni Maioli, Carolina Pepoli Tattini nel combattimento dell’VIII Agosto, in “Il Comune di Bologna” n. 7, luglio 1931, Bologna, Stabilimenti Poligrafici Riuniti; Ferdinando Berti, Discorso del cav. avv. Ferdinando Berti in nome del Comune di Bologna, pronunziato sul feretro del conte cav. Angelo Tattini, Bologna, Tip. Fava e Garagnani, 1878; Giovanni Maioli, inDizionario del Risorgimento, alla voce; Giancarlo Roversi in Giampiero Cuppini, I palazzi senatori a Bologna. Architettura come immagine del potere, Bologna, Zanichelli, 1974; Palazzi bolognesi. Dimore storiche dal Medioevo all'Ottocento, Zola Predosa, L'inchiostroblu, 2000. Novembre 2010