Scheda
Le prime notizie su Lorenzo o Lorenzino Sabatini (Bologna, 1530 – Roma, 1576) si ricavano dalla vita del Primaticcio tramandataci dalle “Vite” del Vasari: pare infatti che Lorenzo fosse stato invitato dal Primaticcio a seguirlo a Fontainebleau ma non partirà perché dice Vasari “carico di moglie e molti figliuoli”. Il rapporto con Vasari è un rapporto di lavoro e amicizia, documentato sin dal 1562. Non a caso Sabatini figura a Firenze come collaboratore del Vasari nella decorazione di Palazzo Vecchio, compare tra gli artisti che realizzano l'allestimento per le nozze di Francesco de' Medici con Giovanna d'Austria nel 1565 e sempre nello stesso anno risulta iscritto come pittore forestiero all'Accademia del Disegno. A Firenze l’influenza dello stile Vasariano è particolarmente forte ed evidente, basti vedere la Prudenza e la Giustizia, due delle sei figure allegoriche di Virtù nel “Ricetto” o Sala dei 500 di Palazzo Vecchio; ciò non toglie che in opere quali la Madonna che offre un cedro al Bambino (Collezione Woerhoren) risulti evidente l’amore e il profondo studio delle opere del Parmigianino, vedi ad esempio la Madonna della rosa che si trovava in casa Zani, famiglia per la quale aveva già eseguito la Circoncisione. Dal Parmigianino non coglie solo lo schema compositivo, ma anche la grazia, la dolcezza, l’eleganza e la finezza dei passaggi e della stesura pittorica. L’opera – cosa alquanto rara - è firmata “Laurent.us Sabad.us Bonon.s Faciebat” e l’aggiunta della specifica “bononiensis” colloca la produzione del dipinto sempre in questi anni di permanenza fiorentina. Stilisticamente vicinissima alle trasparenze, alle stesure velate e alla cura dei dettagli di questa Madonna è la figura allegorica della Scienza o Geometria (Galleria Sabauda Torino).
Dal 1566 al 1573 Sabatini è di nuovo a Bologna. L’esperienza toscana lascia la sua impronta nello stile, elegante e ricco di riferimenti alla cultura fiorentina. Forse databile al suo rientro a Bologna è la Giuditta (Collezioni d’Arte della Banca del Monte) – nota attraverso un’incisione di Agostino Carracci – in cui mostra non solo riferimenti alla cultura manierista di Vasari, Tibaldi e Fontana ma anche a Parmigianino e una nuova attenzione al gusto classicheggiante. Sempre su questa linea classicheggiante si inserisce la Sacra Famiglia con s. Giovannino in collezione privata, che riprende prepotentemente il celebre modello raffaellesco della Madonna della Seggiola, e la pala d’altare con Madonna in trono e le SS. Caterina e Lucia eseguita per la Chiesa san Bartolomeo in Reno in collaborazione con Felice Pinariccio. Ancora in collaborazione con Pinariccio pare la Madonna sulle nubi e le SS. Agata e Lucia (Pinacoteca Nazionale Bologna), pala dell’altar maggiore della chiesa di S. Lucia. Di questo periodo è la sua grande opera monumentale, la decorazione ad affresco per la cappella Malvasia nella chiesa di S. Giacomo Maggiore. La decorazione della cappella - il cui restauro viene iniziato dalla famiglia Malvasia a partire dal 1564 - comprende le pitture murali con i Quattro dottori della chiesa alle pareti laterali e i Quattro Evangelisti nei medaglioni del soffitto e la pala d’altare con la Sacra Famiglia e i SS. Michele arcangelo e Giovannino attribuita a Dionisio Calvart su disegno di Sabatini. Lo schema compositivo, l’iconografia, tutto rimanda nettamente alla pala in S. Egidio e si dimostra come una delle sue opere maggiormente influenzate dal Parmigianino. Essendo la pala di S. Egidio datata 1565/66 questo ciclo di affreschi può scalarsi tra 1566 e 1568. A questi stessi anni appartiene la Disputa di S. Caterina (Pinacoteca Nazionale Bologna) dipinta per il Convento dei Frati della Carità nella quale recupera la cultura fiorentina di Naldini e Poppi, presentando un dipinto di raffinata eleganza e offrendo inoltre una differente versione dell’analogo soggetto di P. Fontana con l’aggiunta dell’angelo che sorregge Caterina. Sempre in questi anni bolognesi, 1569, è impegnato nella realizzazione degli affreschi dell'abside e della pala d’altare della chiesa di San Clemente dentro al Collegio di Spagna. Delle vele del coro con i Sei angeli recanti i simboli della Passione e degli affreschi dell’abside rimane solo un frammento con l’Eterno Padre: il resto è andato completamente distrutto nel corso di “restauri” del 1914. Tra 1570 e 1573 è datata anche la Madonna in trono e i SS. Petronio, Domenico, Caterina e Apollonia (Berlino, Staatliche Museum), eseguita per l’altare dei Calici della chiesa di S. Lucia: un bellissimo dipinto, raffinato, equilibrato ed elegante, animato da un rinnovato naturalismo di impronta raffaellesca. Interessante dettaglio per datare l’opera oltre che su base stilistica è lo stemma di Papa Pio V Ghisilieri (1566-1572) che figura sulla porta del modello di Bologna retto dall’angioletto quasi fosse un Atlante.
All’incirca nel 1570 esegue anche la Madonna assunta in cielo con angeli (Pinacoteca Nazionale Bologna) per l’altar maggiore della chiesa di S. Maria degli Angeli. La splendida pala, tripudio di angeli e putti svolazzanti, è giocata su forti effetti chiaroscurali, colori squillanti e arditi scorci prospettici. La qualità è altissima e mentre la Vergine risulta seriosa e quasi severa il contorno d’angeli, dai volti dolcissimi, è gioiosamente dinamico. Al 1572 risale la Madonna col bambino e san Giovannino (Parigi, Louvre) nella quale figura espressamente il nome del neoeletto papa Gregorio XIII - il bolognese Ugo Boncompagni - accanto alla firma “Laurens Sabadis Pictor Bono sant.i Dni Nri Gregori XIII”. E ‘ proprio questo l’anno in cui Sabatini riceve l'importante riconoscimento di essere convocato a Roma dal papa in persona. Ci andrà però soltanto l'anno successivo, dopo aver consegnato la tavola con il Cristo in gloria con i SS. Luigi di Francia, Bartolomeo e Antonio da Padova (S. Domenico, museo) per l'altare della cappella Ghislardi in san Domenico. Giunto a Roma nel 1573 lo accoglie un prestigioso incarico: la decorazione ad affresco della sala Regia e della sala Paolina. Nella Sala Regia esegue l’Allegoria della Fede, Due angeli recati simboli della dignità pontificia e collabora – di nuovo con Vasari – all’affresco celebrativo della recente vittoria del 1571 ovvero della Battaglia di Lèpanto. Nella Sala Paolina esegue invece gli Episodi della Vita di S. Paolo: opera che non riuscirà a concludere poiché la morte lo coglierà nel 1576 e la commissione verrà conclusa da Federico Zuccari.
Ilaria Francia