Note sintetiche
Scheda
Emilio Faggioli, da Lodovico e Clementina Galli; nato il 20 novembre 1883 a Bologna; ivi residente nel 1943. Figlio di modesti commercianti, cresciuto nel rione popolare del Pratello, entrato in seminario per il corso liceale, venne ordinato sacerdote nel 1906 dal card. Domenico Svampa.
Conclusi gli studi con la laurea in teologia, nel 1907 iniziò il ministero nella parrocchia di San Giovanni in Monte, nel centro di Bologna, in un «ambiente sociale [...] aristocratico, borghese, infeudato alla massoneria congenita». Vi rimase tutta la vita: fino al 1914, cappellano; in seguito, vicario economo; dal 1916, parroco. «Sacerdote cattolico», di profonde convinzioni, unite ad un carattere deciso, coraggioso, indipendente e ad una aggiornata preparazione culturale, chiamato ad «una particolare attività fra i ceti intellettuali e dominanti della città», agì costantemente «a bandiere spiegate con integrità di programma», facendosi, di tempo in tempo, promotore e guida di molteplici iniziative di azione cattolica, specialmente giovanili, spesso di avanguardia e, rispetto alle situazioni, controcorrente.
La sua operosità, complessa e di difficile sintesi, confortata sempre dalla piena fiducia dei vescovi di Bologna e degli altri sacerdoti, collegata al ministero parrocchiale, proprio per la posizione e il ruolo della parrocchia, fu più d'ambiente che limitata al territorio; ebbe, comunque, esiti e diffusione diocesani e regionali.
Nel movimento cattolico fin dal congresso di Bologna del 1903, non condivise «la lotta contro il movimento modernistico», specie per i riflessi negativi sull'attività sociale cattolica, estremamente utile in una diocesi nella quale gli avversari usavano contro la chiesa l'arma del «boicottaggio». Aiutò mons. Ettore Lodi, rettore del seminario arcivescovile, posto «sotto la vigilanza preconcetta di uno pseudo padre spirituale del seminario» e infine costretto alla rinuncia, ospitandolo per dieci anni, dal 1915 al 1925, fino alla nomina di questi a vescovo ausiliare di Bologna.
Anche con gli altri sospettati e colpiti mantenne apertamente costanti legami d'amicizia, difendendone la «vita intemerata». Tra gli altri, aiutò don Olindo Marella nei primi tempi della sua permanenza a Bologna. Protagonista della ripresa del movimento cattolico giovanile, avviò i corsi di esercizi spirituali, indirizzò i giovani del circolo SS. Petronio e Stanislao, e, in seguito, quelli degli altri circoli che si andavano costituendo nelle parrocchie bolognesi.
Si occupò anche dell'Azione Cattolica femminile. Attorno alle associazioni di Azione Cattolica fece crescere le iniziative di assistenza, particolarmente nel corso della 1a guerra mondiale. Con il comitato di assistenza ai reduci, il comitato di beneficenza alle famiglie dei militari, la cassa popolare, la conferenza di San Vincenzo maschile e femminile, l'asilo, il ginnasio femminile Pro Aris et Focis affrontò il primo dopoguerra opponendosi alla demagogia socialista e, senza soluzione di continuità, alla violenza e alla prevaricazione fascista.
Perseguitato, sospeso dal sindacato pubblicisti, ancora negli anni '20, per i suoi articoli sul bollettino parrocchiale, che aveva fondato nel 1915, tra i primi a Bologna, fu specialmente, e in ambito regionale, l'organizzatore dello scautismo. Ad un tempo, svolse un ruolo di rilievo in ambito ecclesiastico: fu presidente dell'Unione cappellani urbani e delegato per la buona stampa; costituì un apposito comitato per l'assistenza spirituale dei militari; fu vicepresidente del comitato organizzatore del Congresso Eucaristico Nazionale (1927); presiedette il collegio teologico; fu censore ecclesiastico; presiedette le varie istituzioni di difesa del clero, i missionari della B.V. di San Luca, il collegio dei parroci urbani; insegnò religione nel liceo Galvani e nell'istituto tecnico Aldini Valeriani, matematica nel ginnasio Mezzofanti, computisteria nel collegio San Luigi, liturgia e pastorale nel seminario regionale; fu giudice del tribunale regionale e diocesano, esaminatore prosinodale. Naturalmente, ebbe varie onorificenze: prelato d'onore, protonotario apostolico, canonico arciprete della metropolitana.
Tra i suoi scritti, molto significativi quelli contenuti nel bollettino diocesano e il volume II Buon Pastore, un manuale per il ministero pastorale edito nel 1944. Dopo avere svolto nel primo dopoguerra l'assistenza ai detenuti delle carceri di San Giovanni in Monte (Bologna), poste a fianco della chiesa, riprese lo stesso incarico nel corso dell'occupazione nazista, sostituendo don Giuseppe Elli, arrestato e deportato, aiutando in ogni modo molti perseguitati senza alcuna distinzione. Promosse e ospitò le riunioni clandestine, indirizzando i gruppi cattolici. Testimonianza in RB1. Riferimenti al suo antifascismo e all'attività svolta durante la resistenza in Note di vita pastorale. 1907-1975, Bologna, 1975. [A]