Schede
Lo straordinario patrimonio artistico recintato nelle mura della Certosa è stato meta importante del turismo internazionale per tutto l’800, ed anche durante il ‘900 importanti artisti si sono misurati con le opere che oggi possiamo ammirare, creando una città dei morti monumentale, un parco ed un museo a cielo aperto che lascia sbalorditi e che inorgoglisce la nostra comunità. Negli ultimi tempi è più facile trovare persone che si aggirano per navate e portici del cimitero, aiutati dall’Info Point dell’Associazione e da una strutturata e sentita “campagna” di valorizzazione, promozione, e ripristino, che sta riportando all’attenzione di tutti l’esistenza di questo luogo meraviglioso.
Siamo giunti già al terzo anno di attività del gruppo Arti Visive dell’Associazione Amici della Certosa, un gruppo di fotografi impegnato nell’arco dell’anno in attività legate all’archivio e alla mappatura visiva del complesso cimiteriale, oltreché supporto foto-reportagistico delle attività del calendario estivo e di quello dell’Ognissanti. I fotografi sono stati invitati questa volta ad usare i propri occhi e la propria tecnica per interpretare le opere scultoree oggetto della mostra. Nell’operazione di girarvi attorno con lo scopo di trovare la migliore angolazione e sotto le diverse condizioni metereologiche, dal bel tempo estivo al gelo invernale, ognuno ha creato un dialogo con quelle superfici inanimate tale da farle risultare quasi vive. Ognuno ha sviluppato attaccamento verso le grandi statue, ognuno vi legge una storia diversa o un racconto che parla a se stesso. Attraverso lo sguardo dei nostri fotografi vorremmo sottoporre al visitatore della mostra e della Certosa una lettura attuale di queste opere, perché tornino a parlare a tutti, come era nei desideri dei loro creatori. Di volta in volta beatitudine, giudizio ed anche paura increspano i volti, aizzano le mani, nel grande teatro della vita umana che si declina nelle stagioni della storia, prendendo vita in forme romantiche o classiche, liberty o contemporanee.
Vorremmo attrare chi ancora è restìo a visitare il Cimitero, perché non ne tema il luogo e non si spaventi del suo significato. Il rimosso della coscienza collettiva aleggia sulle nostre città e crea vuoti bui e spazi in cui non è più confortevole entrare. L’arte funeraria è uno di questi spazi rimossi per tanto, tantissimo tempo, e questo ha causato un progressivo abbandono ed incuria delle città dei morti, che diventano a volte anche oggetto di sottrazioni. Operiamo come fotografi e come cittadini, per strappare quest’arte dal buio che c’è li dove non si conserva la memoria, promuovendola, restaurandola, lasciandoci ispirare, consapevoli del suo valore e che questo dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti.
Antonella Di Tillo
Associazione Amici della Certosa di Bologna. In occasione della mostra "Un cimitero che si può chiamare Museo. Opere e artisti della Certosa di Bologna", Museo civico del Risorgimento di Bologna, 3 giugno | 15 luglio 2018