Schede
Giulio Luigi fu l’ultimo dei sette figli di Enrico Barberi, l’unico ad intraprendere la carriera artistica. Nato a Bologna il 28 agosto 1892 si trasferì definitivamente a Roma alla fine del 1926 dove lavorò fino alla morte avvenuta il 2 ottobre 1979. La sua opera più conosciuta è il monumento sepolcrale di papa Benedetto XV nelle grotte vaticane (1924), probabilmente commissionata dalla città di Bologna e donata alla Santa Sede. In Certosa gli si può ricollegare la tomba Guidicini nel Chiostro VIII, firmata e datata G. Barberi 1921, che il Raule attribuisce erroneamente al padre (A. Raule, La Certosa di Bologna, 1961, p. 164).
La paternità di questo busto gli viene qui restituita dopo che la sola indicazione del cognome in pubblicazioni anche di poco posteriori la realizzazione dell’opera ha portato alla sua generica assegnazione al più conosciuto Enrico, sotto il cui nome risultava anche negli inventari della Galleria d’Arte Moderna. Dalla ricerca in archivio è riemersa la pratica relativa alla commissione del lavoro restituendo al giovanissimo Giulio questa prova ufficiale (Archivio storico comunale, Bologna, Carteggio amministrativo, 1913, titolo VIII, rub. 4; ringrazio per la preziosa collaborazione Federica Montaguti). Con delibera consiliare del 1913 la città di Bologna aggiunge il ritratto dell’illustre pittore, scomparso nel 1888, al ciclo degli uomini illustri nel Pantheon della Certosa. Il 7 aprile il Consiglio nomina lo scultore Oppi per l’esecuzione del busto, ma il 22 aprile, senza che se ne capisca il motivo, il lavoro viene definitivamente affidato al giovane Barberi che, con lettera datata 11 maggio, risponde ringraziando. Sappiamo che in memoria di Serra tale onorificenza venne celebrata alla Certosa con un discorso di Raffaele Faccioli (Per Luigi Serra, in “L’Archiginnasio”, VIII, 1913, pp. 100-101), ma che, come riporta Il Resto del Carlino del 5 luglio 1913, in quella occasione il busto in marmo non era ancora finito e veniva provvisoriamente collocato il gesso (cfr. E. Frattarolo, Il Collegio Venturoli e l’Accademia di Belle Arti nella vita del pittore Raffaele Faccioli, in Raffaele Faccioli 1845-1916, cat. della mostra di Bologna a cura di P. Stivani, Bologna, 2001, pp. 39-43, in particolare p. 42, nota 15). Il 15 novembre dello stesso anno l’opera è pronta per essere collocata, come testimonia la breve lettera dello scultore destinata al sindaco in cui dichiara l’esecuzione del busto “definitivamente compiuta”.
Qui Giulio dedica al pittore una soluzione “informale” rispetto alla tradizionale produzione paterna, non il busto commemorativo classico, ma una soluzione più introspettiva: delinea i tratti del personaggio con una posa mossa, la testa leggermente inclinata, come pensosa, lo sguardo intenso e la totale mancanza di orpelli e dettagli decorativi, invece generalmente analizzati in questa tipologia di lavori da Enrico, riflettono al meglio la personalità ombrosa di Serra. L'opera attualmente è esposta nel corridoio della Manica lunga di Palazzo Comunale o d'Accursio a Bologna, sotto l'Irnerio di Luigi Serra.
Barbara Secci
Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010