Schede
Il vasto sacello è dedicato al generale polacco Giuseppe Grabinski e ai suoi eredi. Questi rivestì un ruolo primario nella storia bolognese dell'inizio del XIX secolo, sia per gli aspetti patriottici, che politici, che economici. Non deve dunque stupire l'enorme scultura in marmo che lo ritrae, opera del carrarese Carlo Chelli, allievo e collaboratore di Cincinnato Baruzzi. La cappella e il ritratto sono due esempi eccezionali in Certosa sia per le dimensioni che per l'uso cospicuo del marmo. La scultura e il sacello vennero eseguiti molto dopo la morte di Grabinski, avventa nel 1843, e si ritennero conclusi solo nel 1861. Il progetto complessivo si deve a Giuseppe Mengoni (1829-1877), il quale risiedeva a Bologna, e che venne chiamato ad eseguire anche il progetto per la Cassa di Risparmio. Il defunto viene qui nobilitato ritraendolo paludato come un eroe dell'antica Roma. Il ritratto, pur veritiero, è anch'esso idealizzante poichè lo rappresenta nel fiore degli anni e non anziano, poco prima della morte. Questa importante scultura fa da controaltare a quella vicina di Duprè realizzata per la famiglia Pallavicini, e insieme rappresentano due momenti della cultura artistica dell'epoca, sospesa tra idealizzazione classica e rappresentazione quanto più vicina al reale e al quotidiano. Il ricco basamento marmoreo è opera raffinata dello scultore bolognese Massimiliano Putti, qui attivo nel 'completare' un'opera di altro artista proprio come nel caso del monumento Angelelli, su cui svetta uno dei capolavori di Lorenzo Bartolini. Da segnalare anche il vasto catino absidale rivestito in scagliola e imitante un marmo bianco-rosa. E' questo uno degli esempi più raffinati di tutto il territorio bolognese, e tra le superfici più vaste che siano mai state compiute con questa tecnica.
L'epigrafe collocata sulla parete sinistra ricorda: "Ad Enrico del generale Giuseppe conte Grabinski. Vissuto LV anni, della cattolica religione osservantissimo, per la perizia di cose agrarie notevole, gentile di aspetto e di modi, marito e padre affetuosissimo. Sofia dei marchesi Potenziani che XXIV anni fu lieta della sua compagnia ed i figli dolorando, pregano da dio la eterna pace". A destra: "La contessa Sofia Grabinska, donna di alti spiriti, consolò la diuturna vedovanza con la vigile memoria del diletto marito. Attinse alla cristiana pietà, virile fortezza e serenità costante nelle sventure gravissime, ed effuse su gl'indigenti il gran cuore, felice solo del giovar gl'infelici. Il X maggio MDCCCXCVIII suggellò di morte preziosa l'utile vita. Pregatele pace".
Roberto Martorelli