Schede
Figlio del maestro di musica Giuseppe Busi e di Maria Passarotti, discendente dai celebri pittori bolognesi Passarotti e pronipote dell’illustre paesista Rodolfo Fantuzzi, Luigi Busi nasce il 7 maggio 1837 ed incline alle belle arti già all’età di dodici anni, fin dalle prime opere, lascia intravedere le sue doti di cui darà prova al Collegio Venturoli a partire dalla data della sua ammissione (1849).
Il dipinto conservato presso il Collegio Venturoli di Bologna, firmato e datato in basso a destra, risale al 1860 diversamente da quanto riferito dal Romagnoli (1888) che lo assegnava al 1858. Giovanissimo alla data dell’Autoritratto, con alle spalle una formazione artistica che inizia proprio dal luogo in cui l’opera, insieme ad altre,è tutt’oggi conservata, Busi si ritrae all’età di ventitrè anni. Il pittore rivolge lo sguardo verso l’osservatore con un’aria distinta, signorile ed affascinante, con un atteggiamento fiero che riflette la consapevolezza delle sue capacità. Non è pervenuta la provenienza dell’opera ma si suppone sia sempre appartenuta al patrimonio del Collegio Venturoli. Per una maggiore comprensione di tale coscienza di sè, alla data del dipinto, sono da ricondursi diversi avvenimenti. Il Busi, giovane lodato per “diligenza” e “di belle speranze” - come scrivono i Professori tra cui il celebre pittore Giuseppe Guizzardi ed il Rettore del Collegio Venturoli, il Canonico Giulio Evangelisti - che aveva saputo coltivare bene, su quella base solida, gli insegnamenti ricevuti, al 1860 vantava premi, medaglie e opere vendute alla Societa Protettrice di Belle Arti.
Del periodo giovanile vanno ricordate certamente la Properzia de’ Rossi del 1854 ealizzata all’età di 17 anni, l’Incontro di Giacobbe e Rachele del 1855, Nicolò dè Lapi dell’anno successivo e la Figlia di Jefte del 1857. In quest’ultimo anno, ormai ventenne, lascia il Collegio Venturoli e realizza il Ritratto dell’Amministratore Conte Agostino Salina. Nei primi anni di formazione, sono da considerare senz’altro di grande importanza gli insegnamenti dei Professori Gaetano Serrazanetti, Antonio Muzzi, Napoleone Angiolini e del suddetto Guizzardi. Al termine della sua istruzione al Collegio, vince il concorso Angiolini e, designato come pittore storico, beneficia della pensione insieme ai compagni Federico Monti, scultore, e Raffaele Faccioli, architetto. Si appresta così a conoscere l’arte italiana, viaggiando verso Roma e Firenze fino ad arrivare a Milano. Quest’ultima meta fu agognata dal pittore tanto che durante il penultimo anno di pensionato, sempre nel 1860, scrive agli Amministratori del Collegio Venturoli riguardo la sua volontà di voler proseguire gli studi nell’Alta Italia. Scrivendo da Genova, poi, presenta agli Amministratori del Collegio Venturoli alcuni soggetti per il saggio finale Angiolini ma sembra abbastanza convinto, già a quella data, di voler realizzare il dipinto raffigurante Le ultime ore del Doge Foscari (1862).
Durante il pensionato, mantenendo i contatti epistolari con gli Amministratori ed il Rettore, il Busi, ancora nel 1860, informa riguardo l’andamento degli studi fuori sede dando prova dei suoi progressi proprio attraverso le opere che, tenuto a realizzare, fa recapitare periodicamente al Collegio. Si può anche ipotizzare che abbia eseguito l’Autoritratto nel periodo del rimpatrio poichè, sempre a quella data, è da ricordare un intervallo di tempo prolungato in cui l’artista rimane nella sua città natìa, motivo scatenante di malcontenti all’interno dell’Amministrazione del Collegio che lo pone nella pericolosa condizione di poter perdere la beneficenza el Pensionato Angiolini la quale, al contrario, sarebbe servita al mantenimento degli studi fuori città. La questione che riguardava i due compagni Busi e Monti, responsabili nel procrastinare eccessivamente la partenza verso Firenze o Roma, viene risolta successivamente con la conseguente partenza dei due alunni: Luigi Busi raggiunge Torino e Milano e Federico Monti si dirige verso Firenze. Sempre negli anni ’60, Luigi Busi è impegnato nella realizzazione delle scene del Rigoletto di Giuseppe Verdi presso il Teatro di San Giovanni in Persiceto in cui collabora con Tito Azzolini e Luigi Bazzani.
E' ancora lontana l’importante commissione ricevuta per la decorazione della Sala Rossa di Palazzo D’Accursio in cui realizza, insieme al quadraturista Luigi Samoggia, una tempera condotta con grande sapienza tecnica. Negli anni successivi si accosta a svariati temi del mondo borghese cui mostra di volersi costantemente ispirare, prediligendo scene di vita signorile caratterizzate dalla presenza di donne abbigliate elegantemente che, nonostante alcune critiche, faranno onore alla sua carriera. Nell’osservare un così autorevole autoritratto, riesce difficile immaginare la triste sorte destinata al Busi che a soli 47 anni, dopo il ricovero presso il Manicomio Villa Sbertoli di Pistoia, come anche testimoniato dal pittore Luigi Serra, viene sopraffatto da una profonda malattia mentale degenerativa che lo costringe a letto e che lo porta alla precoce scomparsa il 31 maggio del 1884.
Ornella Chillè
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.