Schede
Iniziato nella seconda metà del XVII secolo su commissione di Girolamo Albergati Capacelli e contributi progettuali di Gian Giacomo Monti. L'edificio ha forma e dimensioni tali da costituire un punto di riferimento per tutto il territorio circostante. L'austerità dell'esterno contrasta con l'imprevedibile eleganza barocca dell'interno. I soffitti a volta sono stati affrescati con temi mitologici e rappresentano un momento importante della pittura emiliana fra '600 e '700; gli autori sono Alboresi, Colonna, Burrini, Pesci, Valliani, Bigari e Orlandi. Visitato da moltissimi personaggi della politica e della cultura europea, nel '700 le sue grandi sale furono utilizzate da Francesco Albergati, commediografo e attore, come teatro per musica e prosa. Nel 1805 vi fu un'ipotesi poi non realizzata, di utilizzo della Villa come residenza imperiale di Napoleone: il pittore e scenografo Antonio Basoli (1774-1848) e l'architetto Ercole Gasparini (1771-1829) elaborano un ambizioso piano di trasformazione dell'antico edificio, voluto nel XVII secolo dal marchese Girolamo Albergati e dominante un buon tratto di campagna ad occidente di Bologna. L'ammodernamento previsto dai due artefici accentua la severità della struttura seicentesca del corpo principale, mentre il complesso è ampliato da numerosi fabbricati, con varie funzioni, distribuiti nella campagna circostante: dalle caserme per le guardie reali alle scuderie regie, dal teatro di corte all'arena per il gioco della palla e del pallone. Il disegno del parco, con richiami agli impianti di Le Notre, contempla l'integrazione di aree coltivate nelle geometrie dell'aulico spazio verde circostante la villa. Un precedente piano di ampliamento dell'architetto Angelo Venturoli prevedeva invece la conversione della villa in forme neopalladiane, con un grande frontone, il basamento bugnato e cornici di ogni ordine. L'aggiornamento proposto da Basoli risente evidentemente dell'insegnamento di Giovanni Antonio Antolini, autore del progetto del Foro Bonaparte a Milano e in questi anni docente all'Accademia bolognese.
Il complesso è giunto fino a noi nell'integrità dell'assetto iniziale, ed è uno dei massimi esempi di architettura barocca in Italia ed è utilizzato oggi come sede di convegni, mostre, eventi musicali e teatrali. Il giardino-campagna che lo circonda è l'estensione degli spazi geometricamente delineati e preesistenti all'edificio delle cavedagne, dei fossi, e dei maceri e racconta della doppia funzione attribuita al palazzo: luogo di villeggiatura e di amministrazione della proprietà terriera. Il doppio viale di tigli che attualmente incornicia il giardino rivolto a Nord è di impianto moderno.