Schede
Per la città di Bologna gli anni della guerra italo-turca (1911-1912) e quelli immediatamente successivi sono anche quelli in cui si inasprì sempre più - e ben presto sarebbe arrivato al suo epilogo - lo scontro politico e sociale all'interno della città: “In maniera più netta che in passato, paiono fronteggiarsi due 'Bologne' fortemente caratterizzate: quella imprenditoriale, borghese, proprietaria”, oscillante “fra il moderatismo tradizionale e le emergenti 'moderne' prospettive e modalità politiche del nazionalismo (…) e la Bologna popolare, ora più operaia che in passato, numericamente accresciuta, sempre più legata alle organizzazioni sindacali e orientata verso il Partito socialista” (A. Preti). Nel luglio 1911, appena due mesi prima della dichiarazione di guerra, si dimise per ragioni di salute Giuseppe Tanari, esponente di punta dei “clerico-moderati”, e il suo successore Ettore Nadalini diede vita a una Giunta “di transizione”, con una maggioranza “indebolita e scarsamente motivata”; per contro i socialisti, dopo avere conquistato le campagne, si preparavano a guidare anche la città: alle elezioni politiche dell'ottobre-novembre 1913 socialisti e riformisti conquistarono nella Provincia sei collegi su otto. Nadalini, prendendo atto del mutato rapporto di forza, diede le dimissioni (26 novembre 1913), lasciando il posto ad un commissario straordinario; le successive elezioni amministrative (giugno 1914) avrebbero portato il socialista Francesco Zanardi a guidare la città.
La rovente dialettica politica e sociale influì in modo determinante nel modo con cui fu vissuta la guerra coloniale per la conquista della Libia. Da una parte il conflitto fu seguito con un’intensa partecipazione patriottica e con grande afflato, cui non era certo estraneo il crescente nazionalismo che permeava la cultura, le istituzioni e la società nel suo complesso: la nuova guerra venne vissuta in ideale continuità con quelle combattute durante l'epopea risorgimentale, la città venne inondata di tricolori sventolanti e folle plaudenti salutarono i militari in partenza per la guerra. La città di Bologna era priva di grandi tradizioni militari, ma poteva in compenso vantare una grande vivacità culturale e civile, espressa anche attraverso un associazionismo particolarmente attivo e propulsivo. Tra l'altro, nell'opera di assistenza svolta a beneficio dei soldati italiani impegnati in guerra si rivelò particolarmente attivo l'elemento femminile: grazie all'impulso della Croce Rossa infatti si costituì in città un Comitato con lo scopo di inviare aiuto e conforto ai soldati italiani in Libia, costituito interamente da donne e in cui, oltre ovviamente alla Croce Rossa, erano ben rappresentati il mondo della scuola (direttrici, professoresse, maestre), e la Società Operaia Femminile. Anche le alunne delle scuole furono coinvolte nel confezionare e inviare in Libia svariati tipi di indumenti, al cui interno ponevano anche “bigliettini semplici, immaginette pie, piccoli oggetti” in modo che i militari sentissero non solo il conforto materiale della madrepatria, ma anche quello morale.
Dall'altra, la guerra coloniale provocò nel mondo socialista bolognese (dove erano ben presenti componenti sindacaliste e anarchiche) un'accesa reazione antimilitarista: “L'opposizione al governo aveva trovato nel militarismo il bersaglio centrale (…) non c'era infatti partenza di coscritti in cui non succedessero disordini e incidenti” (A. Berselli). Particolare scalpore fece il caso del soldato Augusto Masetti che, destinato a partire per la guerra, il 30 ottobre 1911 nella caserma Cialdini sparò contro un gruppo di ufficiali inneggiando – a quanto fu riferito – all'anarchia e all'antimilitarismo. Il “caso Masetti” acuì le contrapposizioni politiche tra le due parti della città; la sentenza (15 febbraio 1912), che dichiarò Masetti malato di mente e ne decretò l'internamento in manicomio, eludendo il dilemma “fucilazione/assoluzione”, non contribuì a rasserenare gli animi come forse avevano sperato i giudici.
Il 9 aprile 1913 il Consiglio Comunale (ancora in mano ai moderati) intitolò diverse strade cittadine fuori Porta San Vitale a luoghi significativi della guerra italo-turca: Via Libia, Via Rodi, Via Tripoli, Via Bengasi, Via Zuara, Via Derna, Via Due Palme, Via Homs, Via Cirene: un episodio che va letto anche alla luce delle contingenze politiche del momento. D'altra parte, è soltanto attraverso quell'atto che la città ha conservato una qualche memoria di quell'importante momento della nostra storia: nel radicale mutamento toponomastico cui fu interessata quella zona dopo la seconda Guerra mondiale, soltanto Via Libia conservò il nome attribuito nel 1913, e l'intero rione è tuttora noto come “Cirenaica”.
Otello Sangiorgi, settembre 2022
Bibliografia: A. Lisciarelli, Quando la patria chiama. Ricordi della campagna italo-turca, Bologna, Stab. Tip. Porrettano, 1912; Avanti avanti Italia nova ed antica, Bologna, Azzoguidi, 1913; N.S. Onofri, La grande guerra nella città rossa. Socialismo e reazione a Bologna dal 1914 al 1918, Milano, Ed. del Gallo, 1966; Storia di Bologna. Bologna in età contemporanea. 1796-1914, a cura di A. Berselli e A. Varni, Bologna, BUP, 2010.