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Prima Guerra Mondiale

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Cimiteri e Sacrari Grande Guerra

Il problema dell'enorme numero di cadaveri che provenivano dalla linea del fuoco fu di difficile gestione già dai primi giorni di guerra. Quando i combattimenti si svolgevano vicino a centri abitati, dotati di un camposanto civile, spesso i morti militari venivano seppelliti all'interno dei cimiteri già esistenti. A fronte di un afflusso massiccio di cadaveri a seguito delle prime grandi offensive si iniziarono a creare cimiteri di guerra in prossimità della linea del fronte o accanto agli ospedaletti da campo dei paesi delle primissime retrovie. Questi cimiteri assumevano di nomi di circostanza, legati al luogo in cui sorgevano o al reparto che aveva dato il via alla costruzione o al quale appartenevano la maggioranza dei caduti inumati.
Spesso nelle lettere spedite a casa o nelle note degli ufficiali, dei medici o dei cappellani che corrispondevano con l'Ufficio notizie si trovano accenni ad inumazioni di salme nel cimitero della "brigata Casale" o della "brigata Salerno", o nel cimitero "della 45a divisione", o più semplicemente nel cimitero di Pubrida, o di Gallio, ecc...
Già in tempo di guerra vi fu infatti la consuetudine di intitolare alcuni cimiteri di guerra alla memoria di particolari caduti, soprattutto ufficiali, morti a poca distanza dal camposanto o che vi avevano trovato sepoltura. Si trovano così, ad esempio, cimiteri intitolati alla memoria di medaglie d'oro al valor militare, o a ufficiali particolarmente amati dai soldati che portavano i propri caduti in quel determinato luogo di sepoltura. Ci sono casi anche di cimiteri di guerra intitolati a motti patriottici: è il caso del cimitero "Di qui non si passa" di Gallio, o del cimitero "Fraternità d'armi" di Canove, entrambi sull'altopiano di Asiago.
Spesso queste intitolazioni risalgono ai primi anni del dopoguerra, quando si sviluppò il fonomeno del pellegrinaggio della memoria nei luoghi di guerra o più semplicemente quando le famiglie di soldati caduti dispersi si misero alla ricerca del proprio caro scomparso.
Sempre nel primo dopoguerra iniziarono a sorgere anche le prime grandi necropoli militari monumentali, seguite allo smantellamento dei piccoli cimiteri di guerra. Particolarmente famoso era il cimitero del Colle di Sant'Elia detto "degli invitti" sorto sull'altura dirimpetto all'attuale Sacrario di Redipuglia, dove vennero traslate salme dai cimiteri della zona di Monfalcone. Questo primo sacrario venne ideato dal generale Giuseppe Paolini e progettato dal colonnello Vincenzo Paladini dell'Ufficio COSCG, il neo-nato ente preposto alla Cura e Onoranze delle Salme dei Caduti in Guerra, con sede a Udine. Fu lo stesso ente ad occuparsi della realizzazione dell'opera sull'altura sul colle Sant'Elia, luogo largamente conteso durante il conflitto. Il cantiere terminò nel 1923. La consacrazione ebbe luogo nella simbolica data del 24 maggio di quell'anno, a ricordo della data d'ingresso in guerra dell'Italia, e venne officiata dal vescovo Angelo Bartolomasi, alla presenza di Benito Mussolini. Il complesso, all'inaugurazione, raccoglieva ben trentamila salme, delle quali oltre quattrocento di ufficiali, riesumate per l’appunto dai cimiteri dei dintorni o disseppellite da poco dal campo di battaglia.
Le sepolture erano ornate da reperti bellici, targhe marmoree e bronzee con versi poetici a cura del maggiore Giannino Antona Traversi, politico, commediografo e scrittore. La forma del cimitero a cerchi concentrici voleva richiamare i gironi del purgatorio. Per come era stato realizzato, però, il cimitero era pesantemente esposto alle intemperie: i cimeli e i residuati bellici, nonché le stesse sepolture, furono oggetto di un profondo lavoro di restauro già nei primi anni ‘30. I muri a secco furono sostituiti da solide costruzioni in pietra, le salme riconosciute vennero deposte in cassette di eternit e i nomi scolpiti per evitare scolorimenti.
L’opera del COSCG però tendeva ad una più ampia opera di riordino, ed avere l’obiettivo di realizzare cimiteri più grandi e di più facile accesso. Prese avvio una prima fase di individuazione dei cimiteri di guerra: la linea del fronte fu divisa in cinque zone (Brescia, Trento, Treviso, Udine, Gorizia); ad ognuna di queste fu assegnata una sezione di lavoro apposita, e vennero così soppressi migliaia di cimiteri a ridosso delle prime linee riducendoli dai 2876 di un primo censimento (2591, secondo altre fonti) a 349.
Nonostante l’indagine l’elenco può dirsi largamente incompleto. Molti cimiteri non vennero catalogati in quanto di dimensioni più contenute, senza contare le sepolture a piccoli gruppi se non addirittura singole, sparse fra la linea del fuoco e le retrovie. 

Esistono dati completi su questi cimiteri di guerra relativi soprattutto al tratto di fronte dell’altopiano di Asiago, censiti ufficialmente nel 1923.

Durante i primi anni di riordino, 18 dei 41 cimiteri sopra elencati, vennero ricostruiti ex novo, mentre altri 23 non subirono modifiche.
Sui 15 cimiteri austroungarici, 8 vennero riuniti in un unico grande cimitero presso l'abitato di Gallio.
La “Rivista Mensile Touring Club” del novembre 1922 riporta un elenco abbastanza completo dei cimiteri di guerra dell’area di Gorizia.

Si tratta di 62 campisanti, risultato dell’accorpamento dei 200 censiti nel primissimo dopoguerra.

Non è stato possibile rintracciare altri elenchi ufficiali di cimiteri di guerra "originari", nè di quelli dell'iniziale riordino del primo dopoguerra in altri tratti di fronte, nonostante si conoscano i nomi e le collocazioni di vari di essi sia a ridosso della linea del fuoco che nelle retrovie, accanto ad ex ospedali da campo.

La situazione rimase invariata fino al 1931 quando venne deliberata dal governo la costruzione dei grandi sacrari lungo tutto l'arco del fronte. Il lavoro del COSCG di riordino dei cimiteri e di traslazione delle varie salme dai piccoli cimiteri di guerra ai primi 349 cimiteri maggiori andava avanti in maniera incessante, ma anche questi 349 ormai si stavano rivelando insufficienti ad ospitare tutte le salme che venivano recuperate; inoltre si stava avvicinando la data della scadenza dei contratti d'affitto dei terreni che li ospitavano.
Ciò spinse il Commissario straordinario, generale Giovanni Faracovi a presentare al Ministero della Guerra e a Mussolini un piano vasto e, a suo modo, ambizioso: terminato, sotto la direzione del colonnello Paladini, il lungo ed estenuante lavoro di riesumazione, identificazione e sistemazione dei resti dei caduti nei cimiteri, si trattava di dare loro "assetto definitivo, con carattere di perpetuità e di maggior decoro".
Le strade da percorrere erano sostanzialmente due: quella di aprire grandi cimiteri di guerra separati da quelli civili, come fatto da britannici, francesi, tedeschi, all'interno dei quali collocare gli ossari oppure di realizzare opere monumentali nelle quali "concentrare" le salme, che permettessero "[la loro] individuazione [...], limitassero le spese di manutenzione e assicurassero la perpetuità del ricordo", come scrisse l'architetto padovano Nino Gallimberti, collaboratore di Faracovi. La scelta ricadde sulla costruzione dei grandi sacrari e ossari.
Gran parte dei 349 cimiteri vennero quindi smantellati.
Spesso i verbali di traslazione delle salme dal cimitero di guerra al sacrario sono una fonte di dati molto preziosa per le ricerche sui caduti, ma riportano molti errori di trascrizione sia del nome del militare che della data di morte: brutte calligrafie, scoloriture o danni alle iscrizioni tombali dei cimiteri di guerra o semplicemente incuria nella trascrizione durante la redazione di questi elenchi sono causa oggi di confusione e di coincidenze che non tornano con i "dati ufficiali" degli albi d'oro dei caduti.
Molti sono anche i nomi che non risultano assolutamente fra i verbali di traslazione e gli elenchi degli albi d'oro, confermando sempre più l'idea che il conteggio finale dei caduti italiani durante la Grande Guerra sia largamente impreciso e incompleto.



Cimiteri "Cisterni" "Marescalchi" e "Cicognani" di Devetaki

Cimitero di guerra di Kamno "Piscicelli"

Cimitero italiano di Salonicco

Cimitero italiano di Sofia

I cimiteri italiano ed austro-ungarico nell'isola dell'Asinara.

Il cimitero militare italiano di Bligny (Francia)

Sacrario del Montello

Sacrario del Pasubio

Sacrario di Fagarè

Sacrario di Pian di Salesei

Sacrario di Redipuglia

Sacrario di Timau

luoghi

Tempio Ossario di Udine