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Nino Corrado Corazza

22 Agosto 1897 - 10 Marzo 1975

Scheda

Nino Corrado Corazza nasce a Bologna il 22 agosto 1897. Nella bottega del padre decoratore apprende i primi rudimenti della tecnica pittorica per poi perfezionarsi nel disegno a contatto con Alessandro Scorzoni. Tornato dalla Grande Guerra, dove partecipa come volontario, si diploma all’Accademia di Belle Arti. Dopo aver insegnato in diverse scuole medie, nel 1938 ottiene la cattedra di Figura disegnata al Liceo Artistico di Bologna, dove continua ad insegnare fino alla pensione. I suoi primi dipinti conosciuti risalgono agli anni Venti e sono opere di quieto impianto naturalistico, ricco di suggestioni spadiniane. In questi anni inizia anche la sua attività di giornalista, critico d’arte e illustratore: fonda e dirige la rivista mensile “L’Orto”, cura la terza pagina dell’”Avvenire d’Italia” e collabora alle “Cronache” di Enzo Biagi e ai periodici “Vita Nova” e “Primato”. Oltre ad essere presente alle più importanti rassegne cittadine, dalle mostre della Francesco Francia alle Sindacali che si succedono a partire dal 1929, viene invitato alle principali rassegne italiane, quali la Biennale di Venezia e le Quadriennali di Roma.

A partire dagli anni Trenta la pennellata dell’artista si fa più mossa e il tratto maggiormente rapido e sintetico. E’ in questi anni che si delinea quindi la scelta espressionistica del pittore. Negli anni Sessanta iniziano i dipinti dedicati ai temi dello sport che contraddistinguono l’intera ultima produzione dell’artista, per la quale è particolarmente importante anche l’ispirazione religiosa che lo porta a collaborare e a partecipare alle Biennali d’arte sacra dell’Antoniano. Corazza è un artista spontaneo, sarcastico, un illustratore della vita quotidiana pieno di humour. Le sue narrazioni coinvolgono tutto e tutti, dai pretini in bicicletta agli alti prelati quando vengono vestiti per le celebrazioni solenni, ai chierichetti chiassosi, alle donne del mercato, alle lavandaie, ai contadini nei campi. Muore a Bologna il 10 marzo 1975.

In collaborazione con Galleria Artifigurative Crespellano

“ Ha tutta l'aria, insomma, di uno scanzonato disposto a non pigliar niente sul serio ( …) e se c'è un uomo che a poco più di trent'anni abbia raggiunto la serietà, l'austerità morale che sola conferisce valore durevole alle manifestazioni dello spirito, è proprio lui. Corazza è sconcertante, benché la naturalezza sia una delle sue doti più spiccate”. ( N. Bertocchi, 1932 ).

“ … un artista che senza tradire la sua intima personalità, troviamo sempre proteso alla ricerca di nuove espressioni, senza indulgere a deteriori contorsioni come purtroppo ci hanno ormai abituati anche nell'arte sacra” ( L. Braglia, 1960 ).

“... un isolato, uno scampato, una specie di Robinson Crusoe della pittura” ( G. Raimondi, 1966 ).

“ … Corazza resta uno dei più personali e vivaci pittori che hanno trattato e trattano come soggetto di quadri lo sport in genere. Le automobili e le biciclette di Corazza sono “ sue “ in quanto artisticamente ricreate, ma restano automobili e biciclette che potrebbero benissimo correre (…) Come per le persone, anche per gli oggetti bisogna capirli per descriverli e dipingerli bene” ( R. Biason, 1970 ).

“ Non c'è ombra di unzione, perché è la pittura che gli prende la mano (…). Un cristo deriso fra la gentaglia di oggi. I motivi di suggestione biblica o evangelica. Le disperate frattaglie del residuo umano suggerite da minacciosi annunci di Apocalisse (…). Ogni uomo di fantasia e di esperienza umana ha per destino di lottare con un angelo” (G. Raimondi, 1970).

“ La sua formazione cattolica, con accentuate venature evangeliche, gli permette e forse gli impone di coltivare una fiducia che alla luce di una razionalità appena coltivata non ha alcuna ragion d'essere (…) . Io credo che egli sappia benissimo, in fondo, che nella civiltà di massa i suoi garzoni in bicicletta, i fiaccherai, il “ popolo di Dio “ sono soltanto amati fantasmi evocati dal pennello dell'artista, e che questo è a sua volta un disperato individuo che s'ostina a produrre fantasia correndo la sorte d'essere il più silenzioso e inascoltato dei profeti” ( F. Solmi, 1972 ).

“... rinchiudersi in una sua solitudine ironica e scontrosa, in una diffidenza per il mondo delle costruzioni di ragione o intellettuali, diffidenza a cui non deve essere estraneo quel fondo di pessimismo che gli viene dal fatto di essere cattolico osservante, ma osservante alla sua maniera”
( F. Solmi, 1974 ) .

Testo tratto da: "Artisti allo Specchio", Associazione per le arti "Francesco Francia".

Trascrizione a cura di Lorena Barchetti