Schede
Alle 7.00 circa del 29 settembre 44 ero in piedi fuori della mia casa quando vidi circa venti soldati Tedeschi avvicinarsi. Quando furono vicino a me, osservai che uno di loro mi faceva segno di andare via, cosa che io feci e andai nei boschi lì vicini. Alle 11.00 circa dal luogo in cui ero nascosta vidi i Tedeschi appiccare il fuoco alla mia casa.
Ritornai a casa mia il 1° Ottobre 44 e vidi molti corpi di uomini, donne e bambini sul bordo della strada vicino a casa. Dopo vidi altri soldati Tedeschi assai vicini così tornai ancora una volta nei boschi. Dopo circa tre giorni, ritornai a casa mia e lì vidi circa cinquanta corpi compreso mio marito Paselli Pietro di 70 anni e mia figlia Genoveffa di 21 anni e mio figlio Eldebrando di 26 anni.
[PR]
I tedeschi, fatte uscire dal ricovero tutte le persone ivi rifugiate, le tradussero a S. Giovanni di Sotto, nei pressi della mia casa e le uccisero con raffiche di mitra. Le vittime, come ho detto, furono 46 o 47.
[SM]
Quella brutta mattina di fine settembre qui da noi c’erano molte persone; poi dalle case vicine ne giunsero delle altre, qualcuno disse di avere sentito che i nazisti uccidevano tutti. Eravamo smarriti, non sapevamo da quale parte andare. Qualcuno ci invitò nel rifugio a pregare, perché fra la gente c’era anche una suora. Ma mentre una parte raggiungeva il rifugio, poco lontano da qui io vidi i nazisti arrivare ed allora gridai di scappare in fretta che c’erano i tedeschi, scappai nel bosco e una figlia mi seguì, invece l’altra figlia con mio marito seguirono gli altri, i nazisti li uccisero tutti vicino al rifugio. Io e mia figlia eravamo nascosti quando puntarono i mitragliatori e spararono, vidi mio marito e la figlia cadere sotto il piombo dei barbari e morire assieme agli altri. Noi restammo nascosti per tre giorni poi assieme all’altro figlio e a qualcun altro demmo sepoltura alle povere vittime, poi passammo il fiume ed andammo in un luogo già liberato dai tedeschi.
Finita la guerra ritornammo su questo fondo, il figlio si sposò e nacque un nipote. Quando mi sposai venni qui e sono sempre vissuta qui, anche mio marito nacque qui e molti altri antenati; non sappiamo da quant’è che la nostra generazione abbia abitato qui, forse più di quattrocento anni. Mio figlio Bruno è stato chiamato alla Associazione degli agricoltori che gli ha conferito il diploma di esperto in agricoltura e come fedelissimo ai suoi campi ed ai suoi monti. Il nipote va a lavorare altrove, lui è giovane e non se la sente di restare quassù tutto il giorno senza essere in compagnia di altri giovani. Il fondo lo lavorano mio figlio e sua moglie, hanno i mezzi meccanici altrimenti non ci riuscirebbero, poi il fondo è di nostra proprietà altrimenti l'avremmo già lasciato.
Margherita Ianelli, "Solitarie passeggiate a Monte Sole", Ponte Nuovo editore, Bologna, Nuova edizione 1995
[SP]
Ritornai a casa mia il 1° Ottobre 44 e vidi molti corpi di uomini, donne e bambini sul bordo della strada vicino a casa. Dopo vidi altri soldati Tedeschi assai vicini così tornai ancora una volta nei boschi. Dopo circa tre giorni, ritornai a casa mia e lì vidi circa cinquanta corpi compreso mio marito Paselli Pietro di 70 anni e mia figlia Genoveffa di 21 anni e mio figlio Eldebrando di 26 anni.
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I tedeschi, fatte uscire dal ricovero tutte le persone ivi rifugiate, le tradussero a S. Giovanni di Sotto, nei pressi della mia casa e le uccisero con raffiche di mitra. Le vittime, come ho detto, furono 46 o 47.
[SM]
Quella brutta mattina di fine settembre qui da noi c’erano molte persone; poi dalle case vicine ne giunsero delle altre, qualcuno disse di avere sentito che i nazisti uccidevano tutti. Eravamo smarriti, non sapevamo da quale parte andare. Qualcuno ci invitò nel rifugio a pregare, perché fra la gente c’era anche una suora. Ma mentre una parte raggiungeva il rifugio, poco lontano da qui io vidi i nazisti arrivare ed allora gridai di scappare in fretta che c’erano i tedeschi, scappai nel bosco e una figlia mi seguì, invece l’altra figlia con mio marito seguirono gli altri, i nazisti li uccisero tutti vicino al rifugio. Io e mia figlia eravamo nascosti quando puntarono i mitragliatori e spararono, vidi mio marito e la figlia cadere sotto il piombo dei barbari e morire assieme agli altri. Noi restammo nascosti per tre giorni poi assieme all’altro figlio e a qualcun altro demmo sepoltura alle povere vittime, poi passammo il fiume ed andammo in un luogo già liberato dai tedeschi.
Finita la guerra ritornammo su questo fondo, il figlio si sposò e nacque un nipote. Quando mi sposai venni qui e sono sempre vissuta qui, anche mio marito nacque qui e molti altri antenati; non sappiamo da quant’è che la nostra generazione abbia abitato qui, forse più di quattrocento anni. Mio figlio Bruno è stato chiamato alla Associazione degli agricoltori che gli ha conferito il diploma di esperto in agricoltura e come fedelissimo ai suoi campi ed ai suoi monti. Il nipote va a lavorare altrove, lui è giovane e non se la sente di restare quassù tutto il giorno senza essere in compagnia di altri giovani. Il fondo lo lavorano mio figlio e sua moglie, hanno i mezzi meccanici altrimenti non ci riuscirebbero, poi il fondo è di nostra proprietà altrimenti l'avremmo già lasciato.
Margherita Ianelli, "Solitarie passeggiate a Monte Sole", Ponte Nuovo editore, Bologna, Nuova edizione 1995
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Note:
3