Schede
Albero longevo e maestoso che i latini chiamavano Robur, cioè forza, è simbolo di solidità, potere ed elevazione spirituale. Queste sue qualità insieme alla creduta capacità di attirare più frequentemente i fulmini, ne fanno un albero legato alle divinità celesti e nella cultura greco-romana è associato a Zeus, padre degli dei. Di foglie di quercia era la corona civica romana data in ricompensa a un soldato per aver salvato in combattimento la vita di un compagno. Coronati di foglie di quercia erano gli imperatori romani e sempre una corona di quercia è simbolo di gloria militare. Rappresentanti la gloria e il successo, foglie di quercia sono abbondantemente presenti nell’arte funeraria ottocentesca.
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Gian Marco Vidor, 2008
"Nella botanica simbolica questa amentacea tiene il primo posto della gerarchia. E' l'albero della forza, della perseveranza, della lealtà, della virtù eroica e invincibile: Sic sacrae quercus firmis radicibus adstant, / Sicca licet venti concutiant folia. (Alciato – Embl. XLII) Quercia annosa su l'erte pendici / Fra il contrasto dei venti nemici / Più sicura, più salda si fa; / Chè, se’l verno le chiome le sfronda, / Più nel suolo col piè si profonda, / Forza acquista se perde beltà. (Metastasio) E' l'insegna della vita (Cartari), ché se ne cibarono gli uomini primi (Esiodo): Lo secol primo quant'oro fu bello: / Fe' savorose con fame le ghiande, / E nettare con sete ogni ruscello. (Purg. XXII – 148) Tutte le genti ebbero sacra la quercia: Presso i finni essa è la pianta che ha invaso il cielo, ed, abbattuta da un nano dell'acque, scrolla l'universo (Kalewala); è l'albero di Perunu, supremo dio degli slavi del Baltico; è l'altare e il tribunale dei druidi celti; è il tempio del Giove gallico (Massimo di Tiro); è l'oracolo parlante con lo stormire delle foglie, della pelasgica Dodona; è il simulacro del falso nume ancora venerato in Germania allor che l'apostolo Winfrid – o Bonifacio il santo – lo abbatte a Geismar, con l'accetta e con la parola suadente del cristianesimo (723). Non si può asserire ch'essa sia la prima pianta venerata in Roma. Gli etruschi già la veneravano ed è indubitato che molti dei boschetti circondanti i templi più antichi della città romulea erano di quercie: l’anaghifo della casa di Vesta (ora a Firenze) mostra la quercia prossima all’ara delle vestali. La statua della Vittoria di Ercolano tiene la corona di quercia, ch’era il premio posto solennemente alle tempia di chi aveva difeso in battaglia la vita di un cittadino di Roma.
Grata Jovi est quercus, qui nos servatque fovetque: / Servanti civem querna corona datur. (Alciato – Embl. CXCIX) Il più sinistro presagio era il fulmine sull’albero di Giove. L’angelo di Dio mandato a Gedeone si asside sotto la quercia di Efra (VI Giud. 11), e Giosuè pone la pietra testimone del patto con il popolo suo "sotto la quercia ch’era nel santuario del Signore" (Giosuè XXIV, 26). Hanno lo sfondo dei frondosi tronchi della quercia le epopee più grandiose di Caledonia, di Germania, di Francia: i nibelungi, le gesta d’Ossian, le imprese dei cavalieri di Artù. Quercie protette da potenze misteriose furono credute quella di san Colman; di san Colombo; di Norwood, che, poco prima ancora di essere abbattuta (1857) forniva i suoi rami come miracolosi alla minuta vendita delle farmacie di Londra; di Quillac, detta l’albero delle streghe, meta di peregrinaggi nella notte di san Giovanni. I re di Scozia venivano coronati sul tronco di una quercia (Buchanan); sotto la gran quercia di Vincennes – all’uso druidico – amministrava la giustizia re Luigi il Santo. La quercia era segno d’onore per la filosofia, come era apposta nella lapide mortuaria di Giacomo Leopardi, a Napoli, scolpita da Costantino Bighencomer, e disegnata dall’architetto Michele Ruggero, che così ne parla: "In cima alla lapide ho espresso con la farfalla l’anima che ascende in alto con i segni di onore meritato in vita: che sono il lauro di ramo come poeta, ed il ramo di quercia proprio dei filosofi e di coloro che in altro modo hanno recato qualche beneficio all’umanità" (1851). Il lusso della vegetazione superba – cara d’ombre solenni e di onesti riposi ai viandanti – fa della quercia un buon simbolo della ospitalità. E’ notevole che la foglia – caratteristica per i denti profondi e arrotondati incidenti il suo lembo – è la meglio copiata, la più scrupolosamente imitata dagli artisti, e la sola dei grandi vegetali che si trovi nei monumenti del secolo XIII, insieme a quella dell’aro. "Bisogna vederle queste foglie nell’autunno, incupite dal solleone estivo, poi rosse scarlatte nei tramonti, poi di un giallo di ferro arrugginito persistente contro il gelo e le nevi. Oh la quercia è ben degna d’aver inspirato i poeti e d’esser commista al lauro per coronarli!" (Bertarelli)." (Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922, aggiornamento febbraio 2022). Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui.
Texte en français. Un abre qui vit long temps et majesteux qui les latins baptisaient Robur, c'est-à-dire force, il est symbole de solidité, pouvoir et elevation spiritualle. Ces sont ses qualités, avec la crue capacité d'attirer plus frequemment les foudres, qui en font un abres lié aux dieux céleste et dans la culture grecque-romaine est associé à Zeus, le père des dieux. C’étaien justement qui étaint formé la couronne posée sur la tête d’un soldat qui avait sauvé pendant un combat la vie du copain.Couronnés des feuilles de chêne étaient les empereurs romains et c’est toujors une couronne de feuilles de chêne est symbole de gloire militaire. Reppresentants la gloire et le success, les feuilles de chêne sont abondamment presents dans l’art funeaire de XIX siècle. (Marcus Fava)
Texto en español. Árbol longevo y majestuoso que los latinos llamaban Robur, o sea fuerza, es símbolo de solidez, poder y elevación espiritual. Estas calidades, junto a la capacidad de atraer frecuentemente los rayos, relacionan el roble a las divinidades celestes y en la cultura griego-romana está relacionado a Zeus, padre de los dioses. La corona romana estaba hecha de hojas de roble y era la recompensa para el soldado que rescataba la vida de un compañero durante una batalla. Los emperadores romanos venían coronados con hojas de roble y una corona de roble es siempre símbolo de gloria militar. Las hojas de roble representan la fama y el éxito y a menudo están presentes en el arte funerario del siglo XIX. (Francesca Previati)
Traduzioni a cura della classe 3^D del Liceo “Laura Bassi” di Bologna, nell'ambito del progetto "Alternanza Scuola - lavoro", AS. 2016-2017.