Salta al contenuto principale Skip to footer content

Delfino

Schede

Nella tradizione classica il delfino è simbolo di saggezza e prudenza ed è legato alla rigenerazione e alla divinazione. Pesce in cui si trasforma lo stesso Apollo è spesso rappresentato nell’arte greca nell’atto di trasportare un uomo sul dorso. Quest’immagine rinvia alla sua funzione di animale psicopompo, di guida degli essere umani verso l’altro mondo. Miti e racconti narrano non di rado di delfini che salvano gli uomini dalla minaccia della morte in mare. Azione che può essere spesso letta in chiave simbolica. L’amicizia di questi mammiferi con gli uomini deriverebbe dalla loro origine umana, come è narrato nel mito che vede protagonisti Dioniso e i pirati.

Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui

Gian Marco Vidor

 

"Le fantasie dei poeti si accesero per le virtù di questo cetaceo, domestico a Nettuno, al quale scaltramente egli procurò le nozze con Anfitrite. La Venere di Cirene – uno dei più preziosi saggi dell’arte ellenica che adornano il museo delle Terme, a Roma – e la Venere Landolina del museo di Siracusa, hanno di fianco il delfino; e questo animale – allusivo a Venere – da cui discendeva la gente Giulia, è posto, cavalcato da Cupido, nella grandiosa statua di Cesare Augusto, scoperta nella villa di Livia Imperatrice (1863). La coppia di delfini che aveva trainato dall’Atlante, sopra la conca marina, la sposa del dio del mare, fu per ricompensa collocata in una delle case dello zodiaco, e divenne il segno astronomico del febbraio. Di altre divinità è familiare il delfino: sopra di esso cavalca Amore, come nella statua del museo lateranense, nel bassorilievo delle nozze di Peleo alla villa Albani, nella bizzarra figurazione scultoria verticale del museo nazionale di Napoli, nelle terrecotte tanagrine della collezione Rothschild, e nelle medaglie di Pesto, Nicomedia, Perinto, Carteia, Taras, figliuolo di Nettuno, appare sul dorso di un delfino nelle medaglie antiche di Taranto, da lui fondata. Nelle remote spiagge di Walcheren (Olanda) si scoprì una statuetta dell’Ercole Maguseo (Cfr. Plinio – VI – 29) tenente un delfino (1514). Amici delle divinità sono dunque questi mammiferi marini, per i quali si ricercano invano motivi totemistici; ma non meno amici degli uomini, perocché – dice la leggenda perpetuata nelle età e confermata dalla scienza (Erodoto, Plinio, Aulo Gellio) – essi accorrono festanti verso le navi per accostarsi ai naviganti, e all’apprestarsi della procella

fanno segno / Ai marinar con l’arco della schiena, / Che s’argomentin di campar lor legno (Purg. XXII – 19-21)

e soccorrono i naufragi, come trassero in salvo Icadio figliuolo d’Apollo, e Arione figliuolo di Nettuno, e Telemaco figliuolo di Ulisse. Essi quindi simboleggiano la benevolenza, il favore agli uomini. Per questo significato di alta considerazione anche l’archeologia cristiana ripete il motivo ornamentale del delfino, in esso simboleggiando Cristo, con la frequenza dell’attributo dell’àncora della speranza e della salvezza dal naufragio spirituale, nel tragitto delle anime verso la riva dell’eterno bene. Nel Menològio di Basilio II sono miniati i delfini che prendono sul dorso Arriano e gli altri santi martiri buttati con lui nel fiume dagli assassini. Ulisse portava scolpito un delfino nella sua armatura, forse per la grazia ricevuta nella vita del figlio, forse anche perché, essendo egli uomo di straordinaria sagacia, trovò l’emblema più conveniente a rappresentare l’astuzia, nel delfino, che ha fama di essere industre nello stratagemma, così da vincere il formidabile coccodrillo. Certo è che codesto animale rivestito di tanto nobili quanto favolosi colori è un predone astuto, ma non aggressivo né temibile, e s’accosta ai navigatori in busca di cibo, ed è agile e veloce. Anche in araldica gode di una fama squisita, come il più nobile degli animali natanti, e indica abbondanza di pesca e protezione (Guelfi). Per avere un delfino sul cimiero Guido VIII, conte di Vienna, fu chiamato il delfino (1140), soprannome che rimase ai suoi discendenti ed alla loro terra, divenuta il Delfinato; e questo – riunito per cessione al reame (1349) – passò di regola al principe ereditario del trono, che fu detto delfino di Francia. Nelle figurazioni nautiche antiche si dà di sovente la forma di delfino alla nave; e modernamente il delfino accostato dal tridente si usa ad indicare il commercio marittimo. Nel blasone è il più nobile pesce, e si rappresenta o natante o diritto, con la testa rialzata e la coda verso la destra. Il delfino è l’insegna gloriosa della tipografia di Aldo Manuzio (1490) e de’ suoi successori; e fu opportunamente rimessa in vigore come emblema della Fiera Internazionale del Libro (Firenze 1922)."

(Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922 - febbraio 2022).