Note sintetiche
Onorificenze
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Dopo essersi valorosamente battuto, nei giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943, per la difesa di Roma, assumeva l'incarico di capo di zona militare nella regione dei Castelli romani, ove procedeva all'organizzazione di bande armate e di piccoli Comitati di resistenza contro il tedesco invasore. Denunciato da una spia e ricercato dalle polizie tedesca e fascista, non desisteva dalla sua rischiosa attività, neppure quando, arrestati alcuni elementi della sua banda, maggiormente incombeva il pericolo sulla sua persona e sui suoi familiari. In ventiquattro azioni di sabotaggio e di guerra, che causavano al nemico ingenti perdite in uomini e materiali, rifulgevano le sue qualità di valoroso combattente, di provetto organizzatore e di patriota.
Scheda
Edoardo Volterra, da Vito e Virginia Almagià; nato il 7 gennaio 1904 a Roma. Nel 1943 residente a Bologna. Laureato in giurisprudenza. Ordinario di istituzioni di diritto romano e incaricato di papirologia giuridica all'università di Bologna. Iscritto al PdA. Laureatosi nel 1926, l'anno seguente iniziò a insegnare nell'università di Cagliari. Nel 1929 passò all'ateneo di Parma, nel 1931 a quello di Pisa e nel 1932 a quello bolognese, dove divenne ordinario nel 1933. Il 14 ottobre 1938, a metà dell'anno accademico 1938-39, essendo ebreo, fu costretto a lasciare l'insegnamento - unitamente a una quarantina di docenti, undici dei quali ordinari, tre onorari e uno emerito - a seguito dell'entrata in vigore della legislazione antisemita per la «difesa della razza». Si trasferì in Egitto dove insegnò diritto civile e diritto romano alla Scuola francese di diritto (sezione di Alessandria), per passare successivamente in Francia, dove divenne boursier de recherches a la Caise nationale de la recherche scientifique, e infine in Belgio e Olanda. Nominato professore di diritto romano presso l'università di San Paolo (Brasile), non potè raggiungere la nuova destinazione a causa della guerra. Costretto a rientrare in Italia, tornò a Bologna dove svolse lavori saltuari. Riprese i contatti con alcuni colleghi antifascisti ed entrò a far parte del gruppo liberalsocialista dal quale, alla fine del 1942, nacque il PdA, del quale fece parte sin dalla fondazione.
Il 4 luglio 1942 a Roma prese parte alla riunione decisiva per la costituzione del PdA, in rappresentanza dell'Emilia-Romagna. Il 4 giugno 1943 fu arrestato con altri militanti del PdA e restò in carcere, a San Giovanni in Monte (Bologna), sino all'1 agosto quando, a seguito della caduta del regime fascista, riebbe la libertà.
Si trasferì a Roma e dopo l’8 settembre 1943 militò nella brg GL della capitale. Nel giugno 1944, dopo la liberazione di Roma, fu nominato nella Deputazione provinciale in rappresentanza del PdA. Nell'autunno si trasferì a Firenze perché era stato assunto dal PWB, la struttura alleata che curava la pubblicazione dei giornali e le trasmissioni radiofoniche. Quasi contemporaneamente, pare nel novembre 1944, il CLN di Bologna decise di nominarlo pro-rettore dell'università, carica che avrebbe dovuto assumere il giorno della liberazione della città, allora ancora occupata dai nazifascisti. «Il 21 aprile 1945 - ha scritto - entravo a Bologna con le prime truppe alleate, avendo nei primi giorni l'incarico di organizzare rapidamente la pubblicazione del primo quotidiano che usciva a Bologna dopo la liberazione, Il Corriere dell'Emilia». Ma quasi subito abbandonò il giornalismo per rientrare nell'università e assumere la carica di pro-rettore, nonostante le resistenze opposte da alcuni docenti fascisti. Il CLN dovette imporsi all'AMG, il governo alleato, al quale il 29 aprile scrisse: «Questo Comitato comunica di avere a suo tempo designato a reggere provvisoriamente l'Università in attesa di libere elezioni: il prof. Bortolo Negrisoli quale rettore onorario, il prof. Edoardo Volterra quale pro-rettore...». Ai primi di maggio, dopo la ratifica della nomina da parte del governo italiano, potè prendere possesso della carica. Ha scritto in proposito: «...il 5 maggio 1945 (dopo ennesimi tentativi fatti presso il Governatore (alleato) di Bologna da alcuni colleghi ex fascisti per evitare che a capo dell'Ateneo bolognese vi fosse un antifascista partigiano, per giunta perseguitato razziale) varcavo molto semplicemente il portone di via Zamboni e prendevo possesso della mia carica, iniziando subito il duro compito che mi aspettava di riorganizzazione e di ricostruzione dell'Università».
Il 19 giugno fu eletto rettore dal corpo accademico. Fu nominato membro della Consulta nazionale, quale rappresentante del PdA per l'Emilia-Romagna. Per la sua partecipazione alla lotta di liberazione gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare. Riconosciuto partigiano. Ha pubblicato: Cenni biografici, In memoria di Mario Jacchia, pp.11-24. Testimonianza in RB3. [O]
Nell'Università di Bologna è incaricato di Papirologia giuridica dall’a.a. 1945-46 al 31 ottobre 1951. Accademico dei Lincei, nel 1973 è nominato giudice della Corte Costituzionale di cui è vicepresidente nel 1981, ma che abbandona nel gennaio dell'anno successivo. Muore a Roma il 19 luglio 1984.