Note sintetiche
Scheda
Giuseppe Giovanni Guidicini nacque in Bologna, il 29 agosto 1763 alle ore 11 e mezza da Giovanni Battista e Caterina Salaroli. La famiglia abitava in Strada Stefano (via Santo Stefano) in affitto nella casa 46 (numerazione dello stato delle anime) nella parrocchia di San Biagio: è il palazzo senatorio Ghiselli-Vassalli (via Santo Stefano 65), divenuto proprietà della famiglia Gambi per testamento di Ruggero Iuniore Ghiselli-Vassalli, morto senza figli nel 1678. Assieme al piccolo Giuseppe abitavano i genitori, con i nonni paterni e con la sorella del padre, Domenica. Con loro era denunciata (negli stati delle anime del 1764) Maria Venturoli, serva, testimoniando, unitamente al palazzo che abitavano, lo stato di agiatezza della famiglia.
Giuseppe fu il primo di una lunga serie di figli che Giovanni Battista e Caterina Salaroli ebbero: nel 1785 Giovanni Battista fu esentato dal dazio delle Moline e Sgarmigliato, essendo padre di undici figli. Il 29 aprile 1791 conseguì il titolo di “pubblico ingegnere ed architetto”. Due anni dopo quello di “pubblico ingegnere agricoltore ed agrimensore”. Lavorò per i primi tempi al servizio delle famiglie Malvasia e Boschi. L’11 gennaio 1794 Giovanni Battista morì. Giuseppe divenne quindi capofamiglia. Fu tra quelli che accolsero con entusiasmo il vento della rivoluzione francese. Dopo l’ingresso di Napoleone Bonaparte in Bologna (tra il 19 ed il 20 giugno 1796), il 26 dicembre 1796 venne chiamato a far parte del congresso costituente di Modena e Reggio, per la repubblica Cispadana. Rientrò in Bologna nel marzo 1797. Divenne agente della municipalità di San Domenico da cui si dimise per essere stato nominato membro del Gran Consiglio degli Iuniori in Milano, dove si trasferì il 19 gennaio 1798. Pochi giorni dopo sedeva tra i membri del Corpo Legislativo. Nel 1798 la famiglia Guidicini, composta da Caterina Salaroli, vedova da quattro anni, la cognata, Domenica, e da otto figli rimasti, di cui il trentaquattrenne Giuseppe era il più anziano, abitava ancora nello stesso palazzo Ghiselli-Vassalli (identificato allora con il numero civico 104 – si tratta della numerazione attivata nel 1794 e soppressa nel 1878, sostituita dalla attuale). Di questi otto figli, l’unico sposato, con Rosa Neri, era il ventiseienne Antonio. Assieme a costoro era denunciata anche la famula (serva, cameriera) Giovanna Galeazzi. Giuseppe veniva indicato di professione architetto e ne veniva segnalata la militanza nel corpo legislativo.
A causa dell’invasione austriaca, il 17 aprile 1799 lasciò Bologna per la Francia, al seguito del conte Ferdinando Marescalchi (da poco eletto nel Direttorio della Repubblica Cisalpina). Nell’agosto del 1800 rientrò in Italia, facendo sosta per un mese a Milano, dove sbrigò affari governativi per conto di Ferdinando Marescalchi, e poi tornò nella propria Bologna. A Bologna gli vennero affidati nuovi incarichi: divenne Amministratore dipartimentale del Reno ed Ispettore generale della Pubblica Illuminazione. Nel novembre 1800 tornò nuovamente a Milano con l’incarico di “delegato per le stime a farsi, a termini della legge 2 e 12 vendemmiale anno VIII, circa le requisizioni forzate di generi occorrenti alle truppe contro acquisti di beni nazionali”. Il 10 maggio 1803 Ferdinando Marescalchi, divenuto ministro degli esteri della Repubblica Italiana, invitò Giuseppe Guidicini presso di sè a Parigi: ai primi di luglio di quell’anno il Guidicini vi si trasferì, dove rimase fino alla caduta di Napoleone. A Parigi dimorò in rue d’Angoulême (oggi rue Jean-Pierre-Timbaud). Il 4 ottobre 1809, sposò Marie Fanfar, da poco conosciuta e molto più giovane di lui. Il matrimonio fu celebrato nella chiesa di Saint-Sulpice. Nel frattempo la famiglia Guidicini si era trasferita in Cartoleria Nuova (ora via Guerrazzi) al numero 614 (attuale numero 13: si tratta del Palazzo Carrati, sede dell’Accademia Filarmonica). Nello stato delle anime della parrocchia di San Biagio del 1804, Giuseppe Guidicini, di anni 41, fu indicato essere a Parigi presso il cittadino ministro Marescalchi. Nello stesso anno 1804, Adriano Carrati, proprietario del palazzo ed ivi abitante assieme ai Guidicini, decise di vendere il palazzo stesso a Giovanni Battista Pichat, francese, sposato con Anna Berti e padre di Carlo Berti Pichat. Ciò determinò il trasloco della famiglia Guidicini che, nel 1805, non comparve più in quella casa, allora abitata dai Berti-Pichat.
Nel 1810 morì la sorella minore Maria, dopo lunga malattia: venne inumata in una tomba nel Chiostro III del cimitero comunale della Certosa, tomba acquistata appositamente da Giuseppe, dalla sua residenza in Francia. Giuseppe Guidicini tornò a Bologna con la moglie, Marie Fanfar, nel 1815, dopo la caduta di Napoleone. Il 6 aprile 1815 gli nacque il figlio Ferdinando. Il 28 dello stesso mese la famiglia Guidicini prese alloggio in via delle Asse 1193, al terzo piano del palazzo Marescalchi (via IV Novembre n.5), residenza dell’ex ministro Ferdinando Marescalchi. Nel 1817, dopo la morte di Ferdinando Marescalchi, la famiglia si trasferì presso gli eredi Tomba, al piano di mezzo della casa numero 596 della via Cartoleria Nuova (via Guerrazzi 18). Qui, verso il 1821, Giuseppe Guidicini cominciò a scrivere la sua opera più importante: la Storia cronologica dei stabili di Bologna (data poi alle stampe postuma dal figlio Ferdinando tra il 1868 ed il 1873 con il titolo di Cose Notabili della Città di Bologna, ossia storia cronologica de’ suoi stabili sacri, pubblici e privati). Rimase nella casa di via Cartoleria Nuova fino al 10 giugno 1826, ma continuò a lavorare alla Storia Cronologica sicuramente fino al 1830.
Era conosciuto dagli studiosi del suo tempo per la sua competenza e per la collezione di memorie di storia patria. A dimostrazione della versatilità della sua competenza, nel 1824 fu ringraziato da G.B.M. (iniziali che nascondono il nome di Giovanni Battista Masetti), autore di uno scritto pubblicato nella Nuova Raccolta d’Autori Italiani che trattano del moto delle acque (Tomo IV, tipografia di Jacopo Marsigli) per il supporto storico ricevuto sul canale Navile. Nel 1827 era elencato tra i signori associati alla collezione de’ monumenti sepolcrali del cimitero comunale di Bologna e di lui Giovanni Zecchi ne lodava la passione per la storia patria e la raccolta di libri. Nel 1837, il 25 gennaio, Giuseppe Guidicini, abitante nella via Pellacani (oggi via Giuseppe Petroni), dopo penosa malattia, morì confortato da don Luigi Pulga, parroco della parrocchia di San Sigismondo. Il 25 luglio dello stesso anno fu rogato dal notaio Giuseppe Vigna dal Ferro un atto di notorietà ad istanza di Ferdinando Guidicini, che, producendo cinque testimoni, risultò essere l’unico figlio di Giuseppe e che non esistevano testamenti. Le spoglie di Giuseppe Guidicini riposano nella stessa tomba a pozzetto da lui acquistata nel 1810 per la sorella minore Maria, nel Chiostro III della Certosa.
Giuseppe Guidicini accostò la passione per la raccolta di notizie patrie, con quella per le testimonianze del passato e le opere d’arte, passione condivisa con Ferdinando Marescalchi al servizio del quale passò diversi anni a Parigi. Durante questo periodo seppe sfruttare la posizione di privilegio che aveva, per acquistare libri di pregio in grande quantità, oggetti d’arte e antichità. L’eredità lasciata al figlio Ferdinando comprendeva questa collezione e comprendeva anche tutti i suoi manoscritti, frutto di anni di consultazione di archivi pubblici e privati e di studi di storia patria. I manoscritti della Storia Cronologica dei Stabili di Bologna erano noti agli studiosi ancora prima della loro pubblicazione. Giovanni Gozzadini accennò in una sua opera a Giuseppe Guidicni definendolo raccoglitore di memorie patrie e riportando alcune notizie tratte dal manoscritto della Storia Cronologica che dichiarò essere presso suo figlio.
Nel 1844 Ferdinando mise in vendita la biblioteca Guidicini facendone pubblicare un catalogo e cercando di venderla in un unico blocco. Nel catalogo sono elencati quasi 2400 tra titoli e temi, dove ogni tema o argomento era composto da una o più opere. Sono elencati moltissimi libri d’arte, di storia, di geografia, di architettura, con una grande quantità di cinquecentine (libri pubblicati nel XVI secolo) e alcuni incunaboli (libri pubblicati nel XV secolo). Evidentemente la decisione di vendere questa raccolta fu dettata dalla necessità di Ferdinando di reperire liquidità. Nelle note introduttive del catalogo si legge: Giuseppe Guidicini di Bologna, durante il suo soggiorno nelle principali città d’Italia e di Francia, ebbe relazione con molti dei primari uomini dotti, amatori e conoscitori di Belle Lettere ed Arti. Ardentissimo di formarsi una raccolta di tali opere, seppe approfittare di sue conoscenze, e quindi afferrò circostanze favorevoli, in cui potè fare acquisto delle più rare e classiche, di bella conservazione e di elegante legatura. Potè ascrivere a sua fortuna e gloria la relazione che ebbe col chiarissimo scrittore Conte Leopoldo Cicognara, col quale, essendo legato in amicizia, si formò il nobile progetto di raccogliere le più belle opere spettanti alle Belle Arti, e ne ottennero entrambi fortunato successo. Probabilmente anche l’avventura editoriale con la pubblicazine dei maniscritti del padre fu dettata dalla stessa necessità.
L’opera di redazione di Ferdinando fu tutt’altro che attenta: la Storia Cronologica, andata in stampa con il titolo di Cose Notabili della Città di Bologna, fu il risultato di una copia disattenta dei manoscritti. Ferdinando tralasciò le descrizioni di alcune vie, commise parecchi errori di lettura e spesso anche di interpretazione dello scritto. In compenso incluse una serie di note alcune delle quali sono descrizioni di oggetti del padre, esaltandone la bellezza e rarità, oggetti che evidentemente non aveva ancora venduto. Ma, soprattutto, non incluse alcun disegno fatto da Giuseppe Guidicini a corredo dei propri scritti, la qual cosa, oltre a rendere l’opera intrinsecamente più povera, ne causò anche difficile lettura perché in taluni casi il testo fa esplicitamente riferimento a figure che non ci sono. Oltre alle Cose Notabili della Città di Bologna, Ferdinando Guidicini diede alle stampe altri scritti del padre. Tra questi vanno citate le seguenti opere: Miscellanea Storico Patria Bolognese, i tre volumi de i Riformatori dello Stato di Libertà della Città di Bologna, il Diario Bolognese dall’anno 1796 al 1818. Una grande quantità di manoscritti di Giuseppe Guidicini, molti dei quali inediti, è custodita nella Raccolta Breventani presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna.
Carlo Pelagalli