Scheda
Poeta, bibliotecario e scrittore. Nasce a Forlì nel 1845 da Angela Giulianini e Angelo, farmacista. Terminati non senza difficoltà gli anni di studio in collegio a Ravenna, nel 1865 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna. Terminati gli studi comincia a lavorare presso la locale Biblioteca Universitaria. Influenzato dalla poetica carducciana se ne distingue presto con il suo tono scanzonatorio, ironico, giocoso, irriverente. Poeta anticonformista e attento al sociale, fu popolarissimo in tutta Italia. Spesso le sue opere erano firmate con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, soprattutto per le opere più anticonformiste e anticlericali. Tra gli altri pseudonimi da lui usati vi sono anche Bepi e Petronio Stanga. Nel vasto repertorio a stampa si ricorda il "Canto dell'odio", certamente una delle sue opere più note e graffianti, in contrasto con altre sue creazioni dal tono decisamente più bonario e 'borghese'. Il suo Canto dell'odio fu talmente famoso che diventò fonte di ispirazione per gli artisti, come nel caso del pittore Pietro Pajetta che nel 1896 realizza una grande tela in cui viene rappresentata la scena del dissotterramento del cadavere dell'amata dall'uomo che in vita non aveva ricevuto da lei che beffe e riso di sdegno, mentre invece si era concessa a chiunque altro. Verseggiò pure in dialetto romagnolo e veneto. Collaborò con diverse riviste nazionali e nel 1874 fonda Il Matto. Fece parte di quasi tutti i cenacoli culturali più innovativi e irriverenti di Bologna e fu autore di numerose burle che sono ricordate in diverse pubblicazioni dedicate alla vita cittadina di fine '800. Tra le persone che più subirono le sue bonarie angherie vi fu Alberta Bacchi Della Lega, collega alla Biblioteca Universitaria e tra i suoi più intimi amici. Virgilio Brocchi in 'Le beffe di Olindo' (Mondadori, 1942) ricorda alcuni degli scherzi più celebri, tra cui come 'per vendicarsi di un avvocato che gli aveva fatto una cattiva azione, fece incollare il suo annuncio funebre sui muri di Bologna, e stampare le partecipazioni sui giornali, in modo che quando quel disgraziato uscì di casa, si trovò alla porta il carro funebre carico di ghirlande, che doveva portarlo alla Certosa, ossia al camposanto'
Fu consigliere comunale a Ravenna (1870) e Bologna (1889), e appassionato di fotografia e cucina. Per la bicicletta ebbe una passione sfrenata, tanto che Edmondo De Amicis scrisse il Guerrini, probabilmente, va pedalando per l’Italia. Nel 1872 creò una biblioteca popolare che provvedesse al “mutuo soccorso intellettuale”. Nel 1916, in occasione della sua morte, l'editore Zanichelli raccolse diversi scritti autobiografici e ricordi di alcuni suoi amici: Ferdinando Martini, Adolfo Albertazzi, Alberto Bacchi della Lega, Giuseppe Lipparini, Corrado Ricci, Albano Sorbelli, Oreste Trebbi, Alfredo Testoni, Augusto Majani, Rodolfo Viti. Ancora oggi le opere di Stecchetti sono fonte di ispirazione, basti ricordare le numerose interpretazioni teatrali compiute dall'attore Paolo Poli. Olindo Guerrini muore a Bologna il 21 ottobre 1916. E' sepolto nel Cimitero della Certosa, Sala del Colombario, nel pozzetto di famiglia 877.