Scheda
Letterato e predecessore di Carducci sulla cattedra di eloquenza latina. Sacerdote e precettore in casa del conte Giovanni Marchetti, viene coinvolto nei moti del 1831. Nel 1835 fu nominato canonico di San Petronio e nel 1838 bibliotecario aggiunto della Biblioteca universitaria. Nel 1848 compone un inno in onore del papa Su, fratelli, a letizia si canti che fu musicato da Gioachino Rossini, ed eseguito la sera del 23 luglio 1848 sul sagrato di san Petronio in Piazza Maggiore. Attratto dal teatro e dalla drammaturgia, nel 1858 fondò la Società filodrammatica del teatro italiano con sede presso il Teatro Contavalli. Nello stesso anno ottenne la cattedra di eloquenza e poesia dell'Università di Bologna, che nell’Italia unita diverrà di letteratura italiana e sarà ricoperta da Giosue Carducci. E' sepolto alla Certosa di Bologna, Sala del Colombario, pozzetto 9.
Il seguente testo è tratto dall'Archivio Docenti dell'Università degli Studi di Bologna: Figlio di Teresa Braga e di Giuseppe, carrettiere e noleggiatore di vetture. Studi: Scuole pie, Collegio S. Lucia, CFE al Seminario (1827-1829); Università: Facoltà filologica, corso di greco (1826-1829); Facoltà teologica (1829-1833), Facoltà legale (1833-1834, 1835-1836). 20 dicembre 1833: laurea teologica. Carriera: 1830 e ss.: precettore in casa Marchetti; 26 luglio 1831: ordinazione sacerdotale; 10 gennaio 1834-giugno 1858: supplente alla cattedra di Sacra Scrittura; 1834-1835: maestro di filosofia elementare a Medicina; 14 marzo 1837-giugno 1858: aggiunto alla Biblioteca; 28 marzo 1840-18 dicembre 1864: dottore collegiato filologico; destituito; 7 giugno [ottobre] 1858-28 maggio 1860: professore di Eloquenza e poesia; rimosso dalla cattedra; 1867: beneficiato della Basilica vaticana; risiede a Roma fino alla morte. Pubblicazioni: Golfieri succedette a Ferrucci in qualità di poeta quasi ufficiale dei fasti universitari, ecclesiastici e nobiliari (52 componimenti raccolti in due volumi, pubblicati nel 1855 e nel 1867). Produsse inoltre sermoni, discorsi, necrologie. In occasione della venuta di Pio IX a Bologna, nel 1857, compose il libretto di una cantata. Invece di affiliarsi ad accademie molto più prestigiose, Golfieri fondò nel 1856 una Società filodrammatica del teatro italiano che aveva lo scopo di stimolare la produzione teatrale in Italia. Intimo del cardinale Mastai, rimase fermamente attaccato a Pio IX. Nel 1849 fu uno dei rari professori universitari a rifiutare di prestare il giuramento di adesione alla Repubblica romana. Dopo il 1859 fu cacciato due volte dall'Università e incorse in procedimenti giudiziari. Fu canonico teologo della Basilica di S. Petronio (1835), membro della Commissione di statistica (1854-1857). Privo di patrimonio, si lasciò un po' inebriare dagli ambienti aristocratici e facoltosi che la sua reputazione di versificatore lo portava a frequentare. Nel 1827, Golfieri fu candidato per la prima volta alla cattedra di Eloquenza, ma il concorso, benché bandito, non ebbe luogo poiché la Congregazione nominò d'autorità d. Giuseppe Canali. Nel 1838 ci rimase assai male nel vedersi preferire come direttore della Biblioteca universitaria il laico Veggetti, ex allievo e protetto di Mezzofanti. Golfieri non aveva tuttavia la stoffa del bibliotecario e adempiva alle proprie funzioni facendo il minimo indispensabile, più per distrazione che per cattiva volontà. Il suo biografo riferisce che ogni volta che gli veniva richiesto un libro, levava uno sguardo benevolente al cielo, esitava, si grattava il capo e si immergeva nuovamente nel manoscritto della poesia che stava componendo. Le sue negligenze gli valsero numerose rimostranze da parte di Oppizzoni, che d'altra parte esasperava con interminabili mea culpa epistolari. Nel settembre 1853, il rettore Trombetti, suo grande amico che aveva nominato suo supplente, scrisse da Roma all'arcicancelliere che il papa aveva nominato Golfieri professore sostituto di Eloquenza con diritto di successione. Annuncio precipitoso, dato che nessuna nota ufficiale vi fece seguito. Non sembra, tuttavia, che Oppizzoni sia intervenuto per far revocare la decisione. Gli ultimi anni bolognesi furono segnati da una serie di persecuzioni che il povero sacerdote, nel suo candore, non meritava affatto. Il «Corriere dell'Emilia» l'aveva calunniato e Golfieri citò per diffamazione il giornale. Nel 1866 fu arrestato e messo agli arresti domiciliari.