Scheda
Carlotta Gargalli nasce a Bologna il 20 aprile 1788. È figlia del pittore Filippo Gargalli e di Giovanna Carage, francese di Parigi trasferitasi a Bologna. Carlotta è la secondogenita di cinque fratelli: Luigia, Anna Sofia, Giovanni Battista e Arcangelo. Carlotta comincia a formarsi sotto la guida del padre, Filippo Gargalli, pittore specializzato nel genere del ritratto. Tra le opere migliori di quest’ultimo si può segnalare il Ritratto di Maria Brizzi Giorgi, compositrice e musicista, conservato presso il Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna.
La Gargalli risulta essere la prima donna che frequenta i corsi dell’Accademia nazionale di Belle Arti, inaugurata ufficialmente nel gennaio 1804 e sorta dopo la soppressione dell’Accademia Clementina. Nel corso dell’anno 1804-1805 Carlotta risulta iscritta alla scuola di Pinacoteca, mentre per incontrare un’altra presenza femminile bisognerà aspettare il 1815. La prima opera nota della pittrice è il Ritratto di Andrea Pizzoli, datato 1806, oggi in collezione privata. Il bambino è il figlio di Paolo Pizzoli, direttore della Manifattura Aldrovandi, fabbrica di ceramiche a imitazione di quella inglese di Wedgwood, aperta dal conte Carlo Filippo Aldrovandi nel suo palazzo di via Galliera.
Nel 1807 la Gargalli vince il piccolo premio curlandese con un’Artemisia, oggi nei depositi del Mambo. Si tratta probabilmente di Artemisia, regina di Caria, soggetto diffuso nella pittura bolognese del Sei-Settecento, come testimoniano le tele di Giuseppe Dal Sole, Sirani (Dari, 2015, pp. 63-64) e Giovanni Antonio Burrini. Il dipinto dal punto di vista stilistico si colloca invece sulla scia della pittura dei Gandolfi. La posa, la fisionomia e gli abiti della donna sembrano infatti richiamare quelli di un dipinto di Gaetano Gandolfi, una Santa, conservata presso la Pinacoteca Comunale di Faenza. Nel 1811 la pittrice si aggiudica l’Alunnato romano, cioè la possibilità di recarsi a Roma per perfezionare gli studi valendosi di una sovvenzione. Soggiorna a Roma dal 1811 al 1815, studia sotto la guida dello scultore Antonio Canova, che ne loda “la buona volontà”, “la diligenza” e “le ottime disposizioni”. È circondata da artisti come Francesco Hayez, Michele Sangiorgi, Tommaso Minardi.
Di questo periodo di formazione rimangono tre dipinti, oggi di proprietà della Pinacoteca Nazionale di Bologna, che l’artista invia all’Accademia, come era consuetudine, per provare i progressi raggiunti. Il primo, realizzato nel 1812, è un Ritratto di ecclesiastico, copia da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. Nel 1814 realizza un soggetto mitologico, Aiace che si salva su uno scoglio, simile per impostazione a un successivo dipinto di Francesco Hayez, Aiace d’Oileo naufrago, realizzato nel 1822. Infine è del 1815 la tela Pirro che minaccia Andromaca di togliere la vita al fanciullo Astianatte. Quest’ultima, secondo Donatella Biagi Maino, risente dei modelli di Pelagio Palagi, che in quegli anni opera a Roma. Lo sfondo architettonico risulta infatti accostabile a un disegno di Palagi, conservato presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio. Il dipinto si inserisce in pieno clima neoclassico, per l’ essenzialità dell’impostazione, le geometrie del pavimento, la ricerca dell’effetto teatrale, le pose dei personaggi cariche di pathos. Tornata a Bologna, l’artista si dedica alla pittura a tempo pieno. Realizza numerose copie dei capolavori della Pinacoteca di Bologna e, tra il 1816 e il 1818, intrattiene una fitta corrispondenza epistolare con il conte Carlo Filippo Aldrovandi. Il nobile bolognese, primo mecenate del pittore Pelagio Palagi, le conferisce diversi attestati di stima, tendendosi informato sui suoi lavori, dispensando consigli e perfino inviandole lime e vernici per dipingere. All’inizio del terzo decennio del secolo la fama della pittrice raggiunge il culmine. Nel 1820 realizza il Ritratto del conte Gaetano Albicini, oggi a Forlì presso la collezione Albicini. Nel 1821 viene definita «l’Elisabetta Sirani dei nostri giorni», nel libro-racconto sul viaggio in Italia pubblicato a nome di Lady Morgan. A quella data la Gargalli figura anche nell’elenco dei soci onorari dell’Accademia di Bologna.
Nel 1821 Carlotta sposa il medico Carlo Luigi Rovinetti. Dimostrando una notevole emancipazione per l’epoca, si predispone la dote con i proventi della propria attività artistica. Successivamente viene colpita da una serie di lutti, prima quello del marito e poi quello della figlia, che ne rallentano l’attività artistica. Nel 1836 si risposa con il faentino Antonio Bassi, negoziante di mobili ed ebanista. Secondo la testimonianza fornita da un opuscolo pubblicato nel 1841, la Gargalli risulta risiedere a Roma, dove possiede un “gabinetto di quadri”, in via del Corso, n. 63. L’artista figura tra i pittori di storia e di genere operanti in quella città. Muore a Roma il 2 dicembre 1840.
Nel 2022 la scrivente ha dedicato all'artista il romanzo "L'Allieva di Canova", Damster Edizioni, Bologna, 2022. Nel 2023/2024 il Museo Ottocento Bologna gli dedica una mostra, Carlotta Gargalli una pittrice bolognese nella Roma di Canova.
Ilaria Chia
Riferimenti bibliografici: Ilaria Chia, Giovanni, Tamarri, Donne e professioniste nel primo Ottocento. Carlotta Gargalli, Anna Mignani, Maria Crescimbeni, 2013; Gian Piero Cammarota et al. (a cura di), Pinacoteca Nazionale di Bologna, catalogo generale, vol. V, Ottocento e Novecento, Venezia 2013; Mariacristina Gori, Dipinti dell’Ottocento nella collezione Albicini Mazzoni a Forlì, in Studi Romagnoli, LII (2001), Cesena, 2004; Sauro Casadei, Pittura dell’Ottocento e Novecento dalle collezioni della Pinacoteca Comunale di Faenza, Edit Faenza, 1993; Andrea Dari, Scampoli di una perduta quadreria secentesca. Dipinti di Dal Sole e Burrini alla Pinacoteca di Faenza, in Romagna. Arte e Storia, 104 (2015), pp. 63-64.