Note sintetiche
Scheda
Unica figlia del senatore Carlo Caprara Montecuccoli e di Bianca Maria Vidoni, battezzata con i nomi di Maria Vittoria Teresa Leonarda Melchiorra, era nata il 27 agosto 1777 (Carrati, Nascite, B 893, c. 43). Ripeteva il nome dell’ultima dei Caprara, la bisnonna Maria Vittoria, figlia di Nicolò Caprara e Virginia Sacchetti, che aveva salvato la famiglia dall’estinzione sposando il modenese Francesco Raimondo Montecuccoli e dando origine alla famiglia Caprara Montecuccoli. Quella Vittoria aveva avuto nove figli, fra cui personaggi famosi: Lodovico, cavaliere di Malta; Enea, colonnello proprietario di un reggimento di fanteria al servizio dell’Imperatore; Giovanni Battista, il cardinale arcivescovo di Milano e legato apostolico in Francia, conte e senatore del Regno d’Italia, gran dignitario della Corona Ferrea, che incoronò Napoleone re d’Italia; Raimondo, canonico di San Salvatore poi cornetta al servizio del Re di Sardegna; Caterina, che sposò il marchese Guido Pepoli; e Nicolò, che, sposando la fiorentina Ippolita Virginia figlia del duca e principe Vincenzo Salviati, generò Carlo, il Grande Scudiere di Napoleone, marito di Bianca Maria Vidoni e padre di Maria Vittoria (ms. B. 698/2, tav. 30). A differenza dell’ava, questa Vittoria rimase nubile, e con lei si estinse definitivamente la famiglia Caprara.
Maria Vittoria abitava nel palazzo Monti in via Barberia, acquistato dal padre dopo la vendita del prestigioso palazzo di via delle Asse a Napoleone (ms. B 698/2, tav. 30; Guidicini, Cose Not., I, p. 73; Giacomelli, Famiglie, pp. 65-68; Carlo Caprara, I Caprara, p. 107; Roversi in Cuppini, p. 309). Di lei si ricorda la grande religiosità e la ricostruzione «con molta spesa» della cappella della Madonna dei Caprara nel vicolo Gangaiolo (ora via dei Griffoni), sul retro del palazzo di via Barberia. Nel 1808 vi era stata trasportata l’immagine della B.V. Coronata prima custodita nella cappella annessa al palazzo di via delle Asse, ed era stata aperta il 29 luglio 1813 (Guidicini, Cose Not., II, p. 224; I, p. 66; V, p. 251; Caprara, p. 107; Fornasini, La chiesa di San Giovanni, p. 207). Fu sua cura anche l’erezione, nel 1819, del monumento funebre in Certosa ai genitori e al prozio Lodovico, «magnifico marmoreo monumento […] opera elegantissima del nostro Scultore De’ Maria» (de’ Buoi, Diario, p. 315), dove lei stessa fu poi sepolta. Morì di apoplessia il 25 febbraio 1830 (Foglio sepolcrale D 41 n. 4045).
Silvia Benati