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Carlo Caprara

12 settembre 1755 - 29 maggio 1816

Scheda

Carlo Montecuccoli Caprara era nato il 12 settembre 1755 dal conte Niccolò e dalla fiorentina donna Ippolita Virginia Salviati, figlia del duca e principe don Vincenzo Salviati e della principessa donna Anna Maria Boncompagni Ludovisi (Carrati, Nascite, B 877, c. 107-108). Ricevette educazione militare a Cremona presso lo zio Enea, maresciallo imperiale, e nel 1777 sposò la cremonese Bianca Soresina Vidoni. Fu senatore nel 1780, per rinuncia del padre, alla morte del nonno Francesco Raimondo Montecuccoli, che, sposo dell’ultima dei Caprara, Maria Vittoria, ne aveva assunto il nome ed era subentrato nel seggio senatorio della famiglia. Fu tre volte gonfaloniere, nel quinto bimestre del 1782, nel quinto del 1789 e nel primo del 1790. Uomo, secondo le parole del Guidicini (I Riformatori, III, p. 65) «attivissimo e disinvolto», con l’ambizione di primeggiare e il desiderio di fare, fu tra i bolognesi che con più decisione accolsero i cambiamenti portati dalle armate francesi, imponendosi inizialmente come referente principale del Senato presso Napoleone.

La sua carriera politica non fu pari alle sue aspettative, forse anche a cagione del carattere impulsivo e autoritario, ma, se fu scarsa nella sostanza (ebbe sempre incarichi di poco rilievo politico internazionale: membro della Giunta di Difesa cispadana e commissario del Potere Esecutivo del Reno, poi, dopo l’arresto e il carcere a Palmanova e a Pest durante la reazione austro-russa, membro della Consulta di stato della seconda Cisalpina, membro del Collegio elettorale dei Dotti, membro della Consulta di stato della Repubblica Italiana, senatore, direttore della casa dei paggi), fu splendida di titoli: grande scudiere, gran dignitario, gran cordone degli ordini della Corona di Ferro e della Legion d’onore, conte. In tali dignità, sempre secondo il racconto di Guidicini, «fu magnifico, splendido, generoso e di cuore eccellente», ma in esse dissipò l’immenso patrimonio (che si diceva essere stato di 20 milioni, senza contare le rendite) familiare: con il risultato che «poteva essere il più ricco privato d’Italia, invece morì con pochi beni di fortuna, i quali lasciò all’unica sua figlia contessa Vittoria, in cui termina il ramo dei Montecuccoli, innestato nei Caprara». Ugualmente negativo il giudizio di Tommaso de’ Buoi (Diario, p. 284): “già Senatore di Bologna, poi gran Scudiere del Regno d’Italia, ora Ciambellano dell’Imperatore d’Austria, uomo che non solo anientò l’opulento retagio degli avi ma non seppe approfittare delle molte risorse avute in sua vita”.

Carlo Caprara morì a Milano, il 29 maggio 1816, «di una quantità di piaghe maligne, delle quali altre volte aveva sofferto ed era guarito» (Guidicini, Diario, IV, p. 31). Il 19 giugno seguente (e Guidicini nota che erano passati 20 anni esatti dal primo ingresso dei Francesi a Bologna), arrivato il cadavere da Milano, gli fu fatto un ufficio funebre solenne in Certosa. Tre anni dopo, il 2 novembre 1819, si scopriva il monumento funebre eretto dalla figlia a lui e alla moglie Bianca Soresina Vidoni (de’ Buoi, Diario, p. 315). La residenza senatoria della famiglia era nel palazzo in via Asse (ora via IV Novembre 22-24), oggi sede della Prefettura (Guidicini, Cose Not., I, pp. 70-73; Roversi in Cuppini, p. 292; Palazzo Caprara). Nel 1806 Carlo Caprara la vendette a Napoleone, “insieme a tutti i mobili che sono dei più pregevoli”, per una somma che si diceva “pagata non tanto a titolo di prezzo quanto di soccorso per mettere il Caprara in grado di pagare molti debiti” (Guidicini, Diario, III, p. 94). In cambio comperò il palazzo già Monti all’attuale numero 13 di via Barberia (Roversi in Cuppini, p. 309).

Silvia Benati