Note sintetiche
Onorificenze
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Eroico combattente, era tra i primi ad entrare nelle formazioni partigiane della sua zona e ad opporsi con le armi alla tracotanza avversaria, dimostrandosi audace e abile comandante. Nel corso di duri combattimenti che precedettero la liberazione di una grande città, attaccava ripetutamente, alla testa del suo battaglione, reparti avversari in ripiegamento, infliggendo loro gravi perdite. Nel generoso tentativo di impedire la esplosione dei bacini idrovori di una bonifica di grande importanza, minati dal nemico, guidava all'assalto i suoi uomini. Rimasto gravemente ferito in un violento corpo a corpo, rifiutava ogni soccorso e sebbene in fin di vita, trovava l'energia per incitare i suoi dipendenti che riuscivano così, con supremo sforzo, a sopraffare l'avversario. Nobilissimo esempio di senso del dovere e amor di Patria.
Molinella (Bologna), 8 settembre 1943-17 aprile 1945
Scheda
Alfredo Calzolari,"Falco", da Giuseppe e Maria Accorsi; nato l'11 febbraio 1897 a Molinella; ivi residente nel 1943. Operaio.
Iscritto al PSI e al MUP.
Durante la dittatura e nei venti mesi della Resistenza fu uno dei principali dirigenti del movimento operaio molinellese. Cresciuto alla scuola di Giuseppe Massarenti, Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri, non fu solo un dirigente politico e militare molto intelligente e capace, ma anche un uomo d'azione coraggiosissimo. Dotato di grandissima umanità, conosceva come pochi l'animo popolare e le aspirazioni del mondo contadino molinellese.
Ancora giovanissimo si era iscritto al PSI e aveva militato nei Falchi rossi, l'organizzazione giovanile socialista esistente prima del fascismo.
Nel 1920, quando a Molinella furono organizzate le Guardie rosse — un'organismo militare che aveva il compito di fronteggiare le squadre fasciste — ne divenne uno dei dirigenti.
Il 12 giugno 1921, quando i fascisti invasero Molinella per uccidere Massarenti, diresse la resistenza e respinse l'assalto. Come Massarenti, qualche tempo dopo fu costretto a lasciare la sua casa, per sottrarsi alla violenza fascista. Dopo un soggiorno romano, ritornò a Molinella dove visse durante la dittatura, senza mai rinnegare le sue idee.
All'inizio del 1941 fu arrestato perché "mantiene idee irriducibilmente antifasciste" e il 31 marzo 1941 fu inviato al confino per 3 anni. Riebbe la libertà il 13 agosto 1941.
Nel 1942 aderì al MUP e, ai primi di agosto 1943, partecipò alla riunione che si tenne nello studio di Roberto Vighi nel corso della quale MUP e PSI si unificarono dando vita al PSUP.
Con l'inizio della Resistenza, fu uno dei primi a prendere le armi a Molinella e uno dei principali organizzatori della brigata Matteotti Pianura, la 5a brigata Bonvicini.
Si trasferì a Bologna nell'estate 1944, quando pareva che la liberazione della città fosse imminente. Ebbe, tra gli altri, il compito di organizzare la protezione armata delle basi militari socialiste che si trovavano in via de’ Poeti, — il famoso "fondone" di Paolo Fabbri — in via Castiglione 21 e in via Mazzini 23 dove si trovava la tipografia clandestina del partito, nella quale si stampavano giornali, opuscoli di propaganda e volantini.
Nell'ottobre 1944 fu inviato a Molinella per assumere il comando della brigata Matteotti Pianura. La scelta cadde su di lui, in un momento politico e militare molto delicato, perché era un uomo di polso e di grande coraggio, oltre che un profondo conoscitore degli uomini e della zona molinellese.
In quel periodo, il fronte della Resistenza era in crisi, perché le truppe alleate si erano fermate alle porte di Bologna e i nazifascisti avevano potuto scatenare una controffensiva generale contro le forze partigiane. Inoltre, a Molinella, socialisti e comunisti erano divisi da un grave contrasto. Calzolari ebbe il merito di riorganizzare la brigata, di sanare i contrasti e di tenere viva per tutto l'inverno la guerriglia contro i nazifascisti.
Egli, a Molinella, combatteva a viso aperto. La maggior parte delle riunioni politiche o militari le organizzava nelle case dei fascisti. A chi gli chiedeva se non era troppo rischioso, rispondeva: "Se ci scoprono, vorrà dire che bruceranno la casa di un fascista, non quella di un compagno".
Il 2 marzo 1945 il partito lo incaricò di assumere la direzione politica nella zona di Molinella, per cui dovette lasciare il comando della brigata. Non abbandonò però completamente l'attività militare, essendogli stato affidato il comando del battaglione Bevilacqua, che operava a Molinella.
Il 16 aprile 1945, mentre si stava recando in una base partigiana, in località Morgone, si scontrò con una pattuglia tedesca e fu abbattuto a colpi di mitra. Raccolto morente dai compagni, fu trasportato a Molinella dove spirò il 17 aprile 1945, mentre i tedeschi stavano abbandonando la zona e la guerra volgeva ormai alla fine.
Gli è stata conferita la medaglia d'oro alla memoria.
Riconosciuto partigiano con il grado di comandante di brigata dal 10 settembre 1943 al 17 aprile 1945.
Il suo nome fu dato a un battaglione della 5a brigata Bonvicini Matteotti. Anche una sezione del PSI e una strada di Bologna portano il suo nome.
Il suo nome è stato dato ad una strada di Molinella. [O]
E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.