Note sintetiche
Scheda
Marcello Bofondi, nato il 25 giugno 1896 a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli), figlio di Enrico, medico forlivese, e Carolina Cerchioli. In gioventù militò nelle fila del PRI e fu pertanto contagiato anch'egli dalla temperie interventista che animava il partito all'indomani dello scoppio della Grande Guerra.
Nell'ottobre 1914, quando in Francia si stava approntando un Corpo di spedizione di volontari con l'intento di causare un casus belli tra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-Ungarico, alla R. Prefettura di Forlì giunse notizia che a questo tentativo politico-militare – la Compagnia “Mazzini” – aderì uno sparuto gruppo di repubblicani, coagulatosi attorno all'on. Ubaldo Comandini, tra i quali vi figurava anche Bofondi.
Il viaggio per raggiungere Ventimiglia e di lì sconfinare in direzione Nizza si sarebbe effettuato in automobile fino alla stazione di Parma: tra questi “sovversivi”, però, vi avrebbe figurato anche un confidente della Prefettura romagnola, infiltratosi in quelle fila «con l'incarico di informare, a mezzo telegrafico, dell'itinerario seguito». Non si conosce l'esito di questo viaggio, a cui avrebbero preso parte anche Oreste Casaglia, il fiorentino Adolfo Bondi, il repubblicano forlivese Aurelio Lolli, Umberto Gatti di Bertinoro, Giovanni Maestri ed Armando Casalini – che effettivamente figura nell'organico della Compagnia “Mazzini” come si evince dal diario del reparto redatto dal furiere Luigi Ghisleri – in quanto in un dispaccio telegrafico del 3 ottobre 1914 un dirigente del Ministero dell'Interno sottolineava che «Nulla osta che gruppi volontari che eventualmente si dirigesse in Francia [sic] venga segnalato autorità di P.S. nostro confine per conseguente fermo eccezion fatta pel deputato Comandini il quale, peraltro trovasi già in Francia».
Durante quel primo conflitto mondiale Bofondi ascese fino al grado di capitano di fanteria, guadagnando per via delle sue azioni diverse ricompense al valore.
Nel dopoguerra, dopo che nel luglio 1921 si laureò in Scienze Agrarie all'Università di Bologna discutendo una tesi sulla rincalzatura del frumento, Bofondi aderì al fascismo prim'ancora della Marcia su Roma, a cui partecipò nell'ottobre dell'anno successivo.
Squadrista, seniore fuori quadro della MVSN, nel 1923 Bofondi fu nominato Commissario prefettizio del Comune di Cesena (maggio-luglio), quindi fu destinato alla carica di Commissario del Fascio di Forlì e quindi a quella di vice-segretario federale. Nel 1929, quando era titolare della Cattedra ambulante di Agricoltura per la provincia di Reggio Emilia, pubblicò tre opere tematiche sui possibili sviluppi agricoli di quella medesima area.
Fra il 1931 ed il 1932 fu federale di Guastalla e quindi, dall'agosto 1932, assunse la carica di federale di Reggio Emilia. Durante questo suo mandato, che terminò nel maggio 1937, non solo assunse la presidenza della locale squadra di calcio, la Reggiana, ma riuscì a risanare quei contrasti sorti all'interno del PNF locale grazie ad un operato di carattere normalizzante. Dopo poco più di un anno speso come federale di Addis Abeba, Bofondi rientrò in Italia per ricoprire la carica di prefetto di Udine e quindi, nel giugno 1941, di prefetto di Forlì, nella sua Romagna, dove si distinse per il suo pragmatismo.
Neanche un mese dopo la deposizione di Mussolini, Bofondi venne collocato a riposo per il carattere politico della sua nomina, e sostituito dall'ex prefetto di Pesaro Florindo Giammichele.
Bofondi non aderì subito alla neo-costituita Repubblica Sociale Italiana, in quanto Antonio Mambelli – nel suo Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945 – ancora il 5 ottobre 1943 segnalava che, seppur sollecitato a riprendere il suo ufficio, egli non avesse ancora sciolto la sua riserva, dato anche l'odio serbato nei suoi confronti dai bottegai, per via della «sua rigidezza in materia annonaria», e dagli squadristi, «per essersi opposto ai loro propositi sanguinari». Nonostante ciò, al febbraio 1944, Bofondi si era certamente schierato con i repubblichini, assumendo il ruolo di addetto al quartier generale dell'esercito fascista. Probabilmente in ragione di ciò, a Bofondi fu certificata la sua messa a riposo da un Decreto Luogotenenziale del Regno del Sud “per ragioni di servizio”.
Morì a Roma all'età di 70 anni.
FONTI E BIBLIOGRAFIA: M. Bofondi, Relazione del commissario prefettizio in merito alla gestione straordinaria del Comune. 15 maggio 1923-15 luglio 1923, Cesena, Tip. Tonti 1923; A. Lugli, La classe politica dirigente a Reggio Emilia dal 1926 al '43 in “Ricerche Storiche”, 62-63(settembre 1989), pp. 59-88; A. Cifelli, I Prefetti del Regno nel ventennio fascista, Roma, Scuola Superiore dell'Amministrazione dell'Interno 1999, pp. 48-49, 304; A. Mambelli, Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, a cura di D. Mengozzi, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore 2003, pp. 228, 231, 306, 495, 532; E. Cortesi, Poteri centrali e periferici di fronte allo sfollamento di massa: il caso della provincia di Forlì, 1940-1944 in “Storicamente” 8(2006); G. Maraldi (a cura di), Ubaldo Comandini e la guerra 1915-18 (Documenti), in “Avvenire e Fede. Numero unico di politica – economia – storia – letteratura – arte”, novembre-dicembre 1964, pp. 379-387; ASUB, f.: Bofondi Marcello; ASFC, SCI, 1896, Bofondi Marcello in http://www.antenati.san.beniculturali.it/.