Note sintetiche
Scheda
Alessandro Bianconcini, da Ugo e Lucia Bacchilega; nato il 7 agosto 1909 a Imola. Professore di violoncello, diplomatosi alla scuola musicale Baroncini di Imola, fu detto il «Professore».
Nel 1929 si iscrisse al PCI e si diede a svolgere attività antifascista clandestina tra i giovani lavoratori. Divenne segretario della Gioventù comunista imolese.
Per sfuggire a rappresaglie fasciste, nel settembre 1935 emigrò in Francia. Qui svolse attività nelle organizzazioni antifasciste del Fronte popolare e del Soccorso rosso internazionale.
Nell'ottobre 1936 accorse volontario in Spagna a combattere nelle fila della 12a brigata Garibaldi, dove ebbe il grado di sergente. Nel novembre venne gravemente ferito nella battaglia di Pozuelo.
Nel dicembre un suo discorso di saluto ai compagni imolesi venne trasmesso da radio Barcellona. Dopo alcuni mesi di ospedale in terra di Spagna, nell'aprile 1937 rientrò in Francia per la continuazione delle cure necessarie. Diede attività nel Comitato di aiuto alla Spagna.
Nel gennaio 1939 venne ricoverato nel sanatorio di Fontainbleau (Parigi) e, un anno dopo, dimesso dal sanatorio. Nel febbraio, venne arrestato e scontò un mese di duro carcere.
Il 24 dicembre 1941 fu nuovamente arrestato dalla polizia tedesca di occupazione e rinchiuso per 7 mesi nel carcere di La Tourel (Parigi).
Nel luglio 1942, tradotto in Italia, venne rinchiuso nel carcere di Susa (TO) e poi in quello di San Giovanni in Monte (Bologna), dove subì vessazioni e torture. Nel settembre successivo gli furono inflitti cinque anni di confino e fu tradotto nell'isola di Ventotene (LT), dove cadde gravemente ammalato. Si sposò il 15 maggio 1943 con Adelfa Rondelli.
Caduto Mussolini, fu liberato il 23 agosto 1943. Tornò a Imola, dove partecipò alla ricostruzione della sezione del PCI e di altri organismi antifascisti.
Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i primi organizzatori della Resistenza ai nazifascisti, prima nella Guardia nazionale, poi nei GAP. Catturato dalle brigate nere a Imola, venne incarcerato il 9 gennaio 1944 nella Rocca sforzesca.
Dopo 17 giorni dall'arresto, durante i quali fu torturato, poche ore dopo che i partigiani ebbero giustiziato a Bologna il segretario federale fascista Eugenio Facchini, il 26 gennaio 1944, venne tradotto a Bologna e sommariamente processato insieme ad altri sette patrioti, da un sedicente tribunale speciale costituitosi espressamente per decidere la rappresaglia.
Le condanne emesse (nove pene di morte e una a 30 anni di reclusione) furono così motivate: «Per avere, dal 25 luglio 1943 in poi, in territorio del Comando militare regionale, con scritti e con parole, con particolari atteggiamenti consapevoli e volontarie ommissioni e con atti idonei ad eccitare gli animi, alimentato in conseguenza l'atmosfera del disordine e della rivolta e determinato gli autori materiali dell'omicidio a compiere il delitto allo scopo di sopprimere nella persona del Caduto (il federale fascista, n.d.r.) il difensore della causa che si combatte per l'indipendenza e l'unità della patria».
Venne fucilato alla schiena il 27 gennaio 1944, al poligono di tiro di Bologna, assieme ad Alfredo e Romeo Bartolini, Francesco D'Agostino, Ezio Cesarini, Zosimo Marinelli, Cesare Budini e Silvio Bonfigli. Sante Contoli e Luigi Missoni (già condannato a morte) ebbero pene detentive.
In suo onore, nell'agosto 1944, quella che era stata la 4a brigata d'assalto Garibaldi, operante sulle montagne imolesi, assunse il nome di 36a brigata Garibaldi Bianconcini.
Riconosciuto partigiano nella 7a brigata GAP Gianni Garibaldi dall'1 ottobre 1943 al 27 gennaio 1944.
Il suo nome è stato dato a una strada di Imola. [AR]
E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.