Scheda
Raimondo Ambrosini nacque a Bologna -più esattamente come scrive la figlia Bianca “in villa a Barbiano” il 18 luglio 1855, dall’avvocato Ambrogio e da Teresa Bolognesi, primogenito di tredici fratelli. Quando ebbe dodici anni fu mandato a studiare a Bressanone (Brixen) presso i Padri Gesuiti e, successivamente a Tivoli, nel medesimo Istituto. Da qui, compiuti diciassette anni, tornò a Bologna per frequentare l’Università, iscrivendosi alla Facoltà di Giurisprudenza. Si laureò a soli ventuno anni, il 25 luglio 1876, con il massimo dei voti, discutendo una tesi che, come apprendiamo dall’Archivio dell’Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna, verteva sulle Persone tenute alla collazione dei beni. Della commissione di laurea facevano parte anche Giuseppe Ceneri e Oreste Regnoli. Ben presto, divenne uno dei migliori avvocati di Bologna, a disposizione di tutti i ceti sociali: ricchi e poveri. All’età di trentuno anni perse il padre e si ritrovò a capo di due famiglie: la propria e quella d’origine. Fu un fervente cattolico e benefattore.
Memore della sua formazione presso i Padri Gesuiti frequentò spesso e volentieri la chiesa di San Giorgio in Poggiale. Sposatosi nel 1879 con Augusta Marchi, ebbe da lei cinque figli: Bianca, Rosa, Lorenzo, Teresa e Carolina. Conobbe, com’è ovvio, tutta l’intellighenzia bolognese: da Alfonso Rubbiani a monsignor Breventani; da Giuseppe Bacchelli a Gaetano Dall’Acqua. Per la sua correttezza e la sua onestà godette sempre di grande rispetto anche da parte degli avversari. Fece, infatti, parte del Consiglio Comunale dal 1893 al 1902 tra la minoranza cattolica: suoi antagonisti furono, tra gli altri, Giosue Carducci, Enrico Panzacchi, Vittorio Puntoni, Vittorio Putti, Oreste Regnoli. Celebri sono rimasti alcuni suoi interventi, come quello sull’allargamento del Mercato di Mezzo (ora via Rizzoli) previsto dal PGR del 1889: egli temeva che l’assetto urbanistico medievale di Bologna ne venisse irrimediabilmente scalfito. Tra le altre cose, Ambrosini si battè anche in favore dell’insegnamento religioso nelle scuole del Comune. Come rappresentante del cattolicesimo fervente, egli fu pure l’artefice del riavvicinamento di Vittorio Emanuele III con il papa Pio X: recandosi personalmente a Roma, infatti, permise che il Cardinale Svampa, arcivescovo di Bologna, potesse rendere omaggio al Sovrano durante la visita che quest’ultimo fece in città il 23 maggio 1904.
Singolarmente, il suo interesse di collezionista nacque in seguito ad una lunga causa da lui sostenuta con la città di Cento, in provincia di Ferrara. Oggetto della causa erano infatti le Decime che la Mensa arcivescovile (da lui patrocinata) avrebbe dovuto percepire da detta città e che, invece, le venivano quasi sistematicamente negate. Nel preparare dunque tutta la documentazione utile alla rivendicazione dei diritti della Curia, egli si avvalse dell’amicizia con il Canonico Breventani ed insieme –sempre come ci testimonia la figlia Bianca- “…si spinsero nelle maggiori biblioteche italiane; insieme, passate faticose notti scrutando documenti, [decifrarono] antichi codici polverosi, che niuno forse avrebbe riscossi mai dal loro sonno secolare, se eglino non li avessero sfogliati…”. L’amico prelato gli schiuse dunque altri e diversi orizzonti e, in breve tempo, l’avvocato si trasformò in un alacre studioso di storia bolognese. Lo Studio professionale divenne quasi, nelle ore libere dal lavoro, un’accademia dove alcuni intellettuali tenevano le loro discussioni. Gli argomenti erano i più vari: dalla filosofia all’estetica, dalla storia alla politica. Questo nuovo interesse crebbe sempre di più e, ben presto, Ambrosini iniziò a frequentare le botteghe dei librai. I libri e i materiali diversi comprati non divennero però un tesoro da tenere nascosto, ma –anzi- egli li mise a disposizione degli studiosi che avessero avuto necessità o desiderio di consultarli. Le conoscenze acquisite lo trasformarono anche in uno scrittore: le sue monografie più note sono: La vittoria navale dei Bolognesi contro i Veneziani; La Torre degli Asinelli; Al Duttòur Truvlein; L’Aeronautica a Bologna. Redasse inoltre i fondamentali cataloghi della sua biblioteca.
La morte lo colse ancora in giovane età: morì, infatti, il 19 maggio 1914, all’età di 59 anni. Riposa nel pozzetto di famiglia n. 47 collocato nella Sala del Colombario della Certosa di Bologna. Alla morte la figlia Bianca fece stampare un opuscolo in suo onore dal titolo 'Alla cara memoria dell’avvocato Raimondo Ambrosini (Bologna, Tip. Neri, 1915). Nel suo testamento è scritto testualmente “Al mio caro figliuolo Lorenzo lascio a titolo di prelegato la mia libreria, tutte le carte e le cose di studio…”. Fu proprio Lorenzo (più noto semplicemente come Renzo), anche lui avvocato con studio in Bologna – via Rolandino n. 2-, che vendette il fondo alla Cassa di Risparmio in Bologna e che ora costituisce uno dei nuclei documentari più importanti delle Collezioni d'Arte e di Storia della Fondazione.
Daniela Schiavina
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna