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Organizzazione di vigilanza e repressione dell’antifascismo (OVRA)

1927 - 1943

Schede

L’Ovra fu una delle principali organizzazioni poliziesche del regime fascista, della quale si conosce non molto, compreso il nome esatto.
Secondo alcune versione si sarebbe chiamata Organizzazione di vigilanza e repressione dell’antifascismo e secondo un’altra Organo di vigilanza dei reati antistatali. Alla fine del 1927 fu insediato a Milano un ispettorato generale di PS - che assumerà il nome non ufficiale di Ovra nel 1930 - con il compito di vigilare sul movimento antifascista e in particolare sul PCI.
Questo organismo era sottratto al controllo delle prefetture e delle questure. Faceva capo alla divisione della polizia politica e rispondeva direttamente al capo della polizia e al ministro dell’Interno, cioè a Mussolini. A questo ispettorato se ne aggiunsero, in seguito, altri dieci.
Diretta dai migliori funzionari di polizia, si avvalse di tutti gli organismi di polizia giudiziaria, compresi il SIM e i carabinieri.
Fu pure istituita una rete capillare di informatori che operava su tutto il territorio nazionale. I delatori furono reclutati in tutti i ceti e luoghi di lavoro.
A Bologna (con giurisdizione sull’Emilia-Romagna, Toscana e Marche) nel 1928 fu istituito il secondo ispettorato, chiamato poi II zona.
Primo responsabile fu Giuseppe D’Andrea, un poliziotto tanto preparato, quanto spietato.
Gli antifascisti che passavano dagli uffici dell’Ovra subivano percosse e torture.
A D’Andrea, successe il 12.9.40, Mariano Norcia. L’1.3.1943 fu nominato invece Armando Giglio.
Nei rapporti del prefetto l’ispettorato era definito «l’Ufficio dell’Ispettore generale di PS comm. D’Andrea», «l’Organismo del comm. D’Andrea» e «l’organismo dell’OVRA».
L’Ovra fu sciolta dopo la caduta del regime, nel luglio 1943. Non fu ricostituita durante la RSI, anche se taluni funzionari, come Giglio a Bologna - rimasto al suo posto anche durante il periodo badogliano - continuarono ad operare con lo stesso incarico.

Secondo altre fonti, l'OVRA rimase operativa anche per tutto il periodo badogliano.

Nel luglio 1946, la Gazzetta Ufficiale pubblicò un elenco di 622 confidenti dell'OVRA, di cui 7 erano residenti a Bologna durante il periodo fascista.