Schede
Il Comitato unitario d’azione antifascista - nato a Bologna nel settembre 1942 per iniziativa di PCI, PSI e MUP - assunse la denominazione di Fronte per la pace e la libertà nel giugno 1943, con l’adesione del PdA e del PRI.
Non è certo, ma pare che abbiano aderito, a titolo personale, esponenti cattolici e liberali.
Del comitato dirigente fecero parte: Leonildo Tarozzi (PCI), Carmine Mancinelli (PSI), Verenin Grazia (PSI), Gianguido Borghese (MUP), Mario Jacchia (PdA) ed Ettore Trombetti (PdA). Non si conoscono i nomi dei rappresentanti del PRI.
Il Fronte nominò un comitato militare, incaricato di tenere i rapporti con esponenti delle forze armate e di studiare i provvedimenti da prendere, nel caso si fossero rese necessarie iniziative insurrezionali.
Era composto da: Mario Peloni (PCI), Alberto Trebbi (PSI), Massenzio Masia (PdA) e Jacchia.
Del Fronte non si conoscono documenti politici e sono rimasti pochi volantini tra i quali quello con la data del 26.7.1943, che invitava i bolognesi ad intervenire al comizio indetto per le ore 18 in piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza Maggiore). In testata recava la scritta «Unione Nazionale per la pace e la libertà».
Queste le firme: «IL COMITATO D’AZIONE – Partito d’Azione, Partito Comunista Italiano, Movimento Cristiano Sociale, Partito Liberale Italiano, Partito Socialista Italiano, Movimento Unità Proletaria».
Dopo la caduta del regime fascista il Fronte continuò ad operare per iniziativa del PdA, PCI e PSIUP (nato nell’agosto dalla fusione di PSI e MUP).
Poiché i due quotidiani bolognesi non ospitavano i suoi documenti politici, nel mese di agosto il Fronte pubblicò 2 numeri di “Rinascita”, un foglio stampato e diffuso clandestinamente. Aveva questo sottotitolo “Organo regionale dell’Unione nazionale pace e libertà”.
Dopo l’8.9.1943 il Fronte fu ribattezzato in CLN, analogamente a quanto era avvenuto a Roma per l’Unione nazionale pace e libertà. [O]