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Cucine di beneficenza

1891

Schede

Tra la fine del 1890 e l’inizio del 1891, un gruppo di notabili bolognesi radunati attorno al professor Antonio Bertoloni e all’avvocato Lazzaro Sanguinetti, dette vita ad un comitato per l’apertura di un asilo notturno per i poveri. L’asilo attuato in maniera affrettata e con scarsi mezzi finanziari, venne chiuso dopo pochi giorni per l’impossibilità di dotarlo di quel minimo di servizi accessori ritenuti indispensabili. Da questa iniziativa, che troverà un’ottimale realizzazione dieci anni più tardi in via Dogali, nacque la più duratura esperienza delle cucine di beneficenza, che iniziarono a distribuire pasti quotidiani, mezzogiorno e sera, dal 19 gennaio 1891 nella sede di via del Carro al civico 5. Il riferimento a via dell’Orso, contenuto nella didascalia che accompagna la fotografia, è probabilmente da mettersi in relazione con un analogo servizio avviato da un comitato interparrocchiale a Bologna in quegli stessi anni, dei quali peraltro non si sono potute reperire notizie certe.

Nell’immediato si dovettero affrontare due questioni. I membri del comitato si posero il problema se la minestra, preparata nelle cucine, dovesse essere distribuita gratuitamente o a pagamento: in via sperimentale si decise per un «sistema misto», dopo aver verificata l’impossibilità di una distribuzione completamente gratuita, non consentita dalle basse disponibilità finanziarie dei promotori. Per ogni razione di minestra venne fissato il prezzo di 5 centesimi e, al tempo stesso, non si escluse la beneficenza privata, mettendo in vendita dei buoni speciali che potevano essere acquistati dai privati e distribuiti gratuitamente a quei poveri cui intendevano dare sostegno. La seconda questione riguardava la consumazione delle minestre, chiedendosi se dovesse avvenire immediatamente nella stessa sala di distribuzione ovvero fossero asportabili all’esterno. «Il comitato aderì al concetto più largo e liberale di distribuzione. L’asportare poteva creare il pericolo di favorire persone non assolutamente bisognose a detrimento di coloro che sono veramente poveri, ma così facendo, si dava agio per altro di usufruire della beneficenza ai bambini» (Comitato per l’asilo, 1900, p. 10). Più in generale, si voleva offrire la possibilità di ricevere una minestra a tutti gli sventurati che altrimenti non avrebbero ottenuto nulla per l’impossibilità di muoversi dalle loro abitazioni. L’apertura delle cucine di beneficenza venne accolta anche dalla stampa cittadina con grande fervore: «L’istituzione benefica sorge in proporzioni modeste, ma dalle quali è lecito trarre i migliori auspici, se, come essa merita, avrà l’appoggio della cittadinanza» (“Gazzetta dell’Emilia”, 20 gennaio 1891, p. 2). Durante i primi 56 giorni di attività (dal 19 gennaio al 15 marzo 1891) vennero distribuite 97.500 minestre. Nei primi 5 anni oltre 570.000. Alle “cucine” vennero riconosciuti meriti non trascurabili nel miglioramento delle condizioni della povertà urbana. Da un lato, l’assicurare un uso certo e diretto del beneficio proposto, dall’altro, la notevole diminuzione, durante i mesi di apertura del servizio, del numero di piccoli furti strettamente connessi alla mancanza di denaro bastante per procurarsi cibo. (Giovanni Guidi) Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.

Esperimenti similari erano stati compiuti già negli anni precedenti. Nel 1874 il quotidiano locale "L'Ancora" così segnala la presenza delle 'cucine economiche': 24 febbraio 1874 "Oggi viene aperta al pubblico la terza cucina economica in Via Vinazzetti sotto il locale di residenza della Società Operaia. Il Consiglio direttivo di questa benefica istituzione ha pur anco deliberato d’estendere la qualità dei generi venduti, e che d’ora in avanti saranno le seguenti: Minestre diverse in
brodo di manzo Litri 2,5 Cent. 10; Zuppe Litri 2,5 Cent. 10; Brodo naturale Litri 1,2 Cent. 10; Baccalà in umido Gram. 50 Cent. 10; Polenta Gram. 500 Cent. 10; Umido di manzo Gram. 75 Cent. 10; Fagioli in insalata Gram. 120 Cent. 10; Min.a pasta asciutta Gram. 200 Cent. 15; Manzo Gram. 70 Cent. 15; Pane Gram. 225 Cent. 10. Si avverte eziandio che si possono acquistare porzioni di razioni, e che le contromarche sono vendibili non solo presso gli spacci della Società Cooperativa, ma anche presso le singole Cucine." 27 febbraio 1874 "Le razioni vendute alla Cucina economica n. 3 in via Vinazzetti, il primo giorno in cui fu aperta al pubblico, furono 1390 così divise: Carne di manzo razioni N. 132; Minestra di riso in brodo 60; id. di pasta e fagioli 242; id. di pasta asciutta 292; brodo naturale 128; fagioli in insalata 84; pane 354."