Schede
Sino alla tarda primavera 1944 non esisteva in Italia un comando unico che dirigesse la lotta di liberazione, ma solo un centro politico come il CLN.
Le formazioni partigiane dipendevano dai partiti, quando non erano autonome, anche se il CLN si sforzava di dare un minimo di coordinamento. Fu solo con la nascita del CVL che l’esercito partigiano ebbe un comando militare unificato, anche se dipendeva politicamente dal CLN Alta Italia. Contestualmente, in ogni regione fu istituito un comando unico, il quale doveva curare la formazione di comandi provinciali incaricati di coordinare l’attività di quelli comunali. In Emilia-Romagna ogni attività militare fu affidata al CUMER, 91 il quale dipendeva dal CLNER. In ogni città fu costituito un Comando piazza. A Bologna nacque l’1.8.1944 in un appartamento di via Procaccini. I suoi primi dirigenti, quasi tutti ufficiali dell’esercito, furono:
col. Mario Trevisani “Guido” comandante;
col. Mario Guerman* “Guerra” e col. Michele Imbergamo vice;
Giacomo Masi “Giacomino” commissario politico e col. Giuseppe Bonino vice;
ten. Col. Giovanni Pascoli capo di stato maggiore.
Trevisani, ufficiale di carriera, era stato nominato perché indipendente. Guermani era del PSIUP, Imbergamo d’area cattolica e Masi del PCI. Qualche giorno dopo nel Comando entrarono Cleto Benassi “Vecchietti” del PSIUP ed Edo Godoli del PRI, anche se, in quel periodo, questo partito non aderiva al CLN, come non vi aderiva la DC.
In seguito alcuni esponenti furono sostituiti, ma la struttura non mutò. Il Comando piazza - sostenuto dal CLNER - iniziò subito un vasto lavoro per indurre tutte le brgg ad accettare la guida del CUMER. Non fu facile perché ogni formazione voleva mantenere le proprie caratteristiche di partito. La Matteotti città, ad esempio, non rinunciò ad avere quale emblema la falce e il martello, in luogo della stella a cinque punte del CVL.
Il Comando piazza preparò il piano insurrezionale dell’autunno 1944, in previsione di quella che si riteneva l’imminente liberazione della città. Suo - in accordo con il CUMER - è il piano per il concentramento in città della maggior parte delle brgg partigiane. Quando l’esercito alleato si fermò alle porte di Bologna, dopo il proclama d’Alexander, dovette improvvisarne un altro per fare uscire dalla città i partigiani, senza sciogliere le brgg.
Al tempo stesso, fu predisposto un piano per la guerriglia nei mesi invernali, sia in città sia nei comuni della pianura, mentre la collina era stata parzialmente liberata. Nei primi mesi del 1945, con la riorganizzazione delle forze partigiane, il Comando piazza fu ribattezzato in Divisione Bologna pianura “Mario”. [O]
Comando piazza di Imola.
Nella provincia di Bologna, oltre al Comando piazza di Bologna, fu costituito quello di Imola nel settembre 1944. Aveva il compito di coordinare l’attività dei 3 btgg, Montano, Città e Pianura, che poi saranno unificati nella brg SAP Imola-Santerno.
Operava in stretto collegamento con il CUMER e predispose i piani per l’insurrezione dell’autunno 1944 e di quella della primavera 1945. Dopo l’arresto dell’avanzata alleata, ridusse la propria attività per riprenderla in primavera, quando, per l’insurrezione del 14.4.1945, coordinò l’attività della brg SAP Imola-Santerno e del dist imolese della 7a brg GAP Gianni Garibaldi.
Questo il gruppo dirigente: Luigi Spadoni “Gigetto” comandante; Natale Tampieri “Bianco” responsabile militare; Ezio Serantoni “Mezzanotte” presidente del CLN; Elio Gollini “Sole” capo di stato maggiore e SIM; Primo Ravanelli intendente; Emilio Fuochi “Nico” ufficiale di collegamento con le brgg. In ottobre il comando fu assunto da Amedeo Ruggi e in dicembre da Ercole Felici.
Aveva sede in un appartamento in via Fratelli Cairoli 9. [O]
BIBLIOGRAFIA. Momenti partigiani imolesi in collina e città; Imola medaglia d’oro; E. Gollini, N. Tampieri, Sole, Bianco e Mezzanotte. Imola tra guerra e ricostruzione (1940-1950); Sui luoghi della memoria. Guerra e Resistenza nel territorio imolese; E. Gualandi, Il contributo di Imola alla guerra di liberazione, in “Resistenza oggi”, n.5, giugno 2004, pp.51-4.