Schede
È un drappo di raso bianco con largo contorno a tre colori, da una parte ha una corona di quercia, ricamo in seta a colori, sopra la quale è scritto con lettere bianche su fondo color marrone ‘Guardia Nazionale’, dall’altra una corona pure in seta a colori di quercia, nel centro della quale è scritto in lettere d’oro ‘Unione e Virtù’. Il drappo di m. 0,70 x 0,70 ha la frangia, la sciarpa ed i fiocchi a tre colori; l’asta, lunga m. 2,30, è dipinta a tre colori con lancia di metallo.
Con queste parole Raffaele Belluzzi descrive lo stendardo della Cavalleria Nazionale in occasione dell’Esposizione del 1888 nel Tempio del Risorgimento.
Il drappo, unitamente ad un altro stendardo dedicato dal Municipio bolognese alla Guardia d’Onore di Napoleone in occasione della sua visita del 1805, venne donato alla Municipalità dalla famiglia dei principi Hercolani, ed in particolare da Alfonso Hercolani.
Il 7 gennaio 1797, a Reggio Emilia, i rappresentanti delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia accolsero la proposta del lughese Giuseppe Compagnoni di rendere universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori: verde, bianco e rosso. Quell’atto rendeva ufficiale la trasformazione di un vessillo militare, già da alcuni mesi approvato come stendardo della Legione lombarda organizzata per volere di Napoleone dall’amministrazione generale della Lombardia nell’autunno del 1796, in simbolo di uno Stato, la Repubblica Cispadana. Di lì a poco fu cooptato nella Repubblica Cisalpina, e mai più abbandonato come simbolo di tutta l’Italia di cui in tanti, già allora, auspicavano l’Unificazione. Tale data poi è stata accolta come data uffciale di nascita del tricolore italiano, e riportata in auge in anni recenti sul finire del XX secolo da sinergie volte a riparare almeno in parte alla dimenticanza cui il simbolo nazionale sembrava destinato.
Lo stendardo della Guardia Nazionale qui presentato risale all’anno 1797. Siamo dunque in piena epoca giacobina. L’ancién regime era stato smantellato anche nella seconda città dello Stato Pontificio, e il nuovo ordine propose, sul modello francese, l’istituzione della Guardia Nazionale, ovvero di un corpo militare di non professionisti, bensì costituito da comuni seppur rispettabili cittadini, che offrivano periodicamente il proprio braccio per la difesa della Patria, in questo caso della piccola patria, ovvero della città in cui vivevano. I ruoli della Guardia Nazionale bolognese, conservati presso l’Archivio del Museo del Risorgimento, illustrano così nell’apparente rigidità e freddezza delle registrazioni amministrative, un interessante spaccato della provenienza sociale e dell’attività di questa milizia cittadina, assoluta novità nel panorama della penisola.
Accanto all’uniforme disegnata per il costituendo corpo, fu realizzato anche lo stendardo: in raso di seta con ricami in filo di seta, presenta la scansione dei tre colori in modo piuttosto anomalo ai nostri occhi, ma del tutto consueto in quegli anni e per tutto il primo quarantennio dell’Ottocento. La legge cispadana prescriveva già la sequenza delle tre bande colorate, che dovevano essere di uguale dimensione (verde all’asta, bianco in centro, rosso in esterno), ma ci volle molto tempo affinché questo principio venisse fatto proprio dalla popolazione e dalle varie amministrazioni.
In ogni caso, già da quell’anno 1797, i tre colori entrarono nell’immaginario collettivo degli abitanti della penisola, che lo utilizzarono in ogni possibile occasione per esprimere i propri sentimenti di appartenenza all’Italia.
Mirtide Gavelli