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Piatto, vassoi e salsiera

sec. XVIII | seconda metà

Schede

Piatto da commensale (parte di una coppia) e vassoio tondo (insieme di due) a cavetto privo di piede, con tesa di media larghezza. Vassoio ovale apodo, con orlo sagomato sottolineato da una filettatura a rilievo, di forma mossa per mezzo di lievi baccellature simmetriche e radiali rispetto al cavetto, a sua volta contrassegnato da un’impronta sagomata nella forma del piede della corrispondente zuppiera, con la quale – originariamente – costituiva un tutt’uno. Salsiera ovale a barchetta dal corpo centrale sagomato, carenato e sottolineato da brevi baccellature, su piede appena accennato; due prese laterali, piccole, a quattro punte a foggia di foglie dentellate o manine. Le tese del piatto e del vassoio tondo, nonché il bordo leggermente estroflesso della salsiera, presentano una decorazione alternata – ed in punti equidistanti – a rametti con anemone (4) e farfalle (4); nella salsiera, poi, un altro rametto con corolla riempie superiormente entrambe le prese; un filetto in blu, che delimita la decorazione verso il bordo, è comune a tutte e tre le tipologie ceramiche sopra menzionate. Il vassoio ovale da zuppiera, invece, presenta lungo la tesa un decoro a ghirlanda composto da semicorolle, rametto centrale verticale e due laterali ad estremità uncinate, a loro volta raccordati ad altri rametti forniti ognuno di un anemone; qui la profilatura al bordo è doppia e delimita l’intera ghirlanda.

Il centro di tutti i pezzi, parte forse di uno stesso servizio monumentale smembrato, è dominato dallo stemma della famiglia imolese Alessandretti sormontato da corona marchionale – serpente ondeggiante in palo su cespuglio uscente dalla punta tutto al naturale su azzurro, 3 stelle (5 raggi) di oro poste in fascia in alto su azzurro – che Carmen Ravanelli Guidotti (cfr. bib.) afferma essere dipinto “con una sensibilità cromatica squisitamente ceramistica e tutta settecentesca”. La stessa offre al lettore spunti interessanti sulla morfologia della salsiera ovale, detta per ragioni facilmente intuibili a due becchi, comune negli argenti francesi, nelle porcellane e nelle ceramiche di Bordeaux e di Moustiers, in quelle iberiche settecentesche, come nelle seicentesche di Deruta e settecentesche di Ginori, Nove di Bassano e Pesaro, Sassuolo e Bologna (Finck), Lodi (Coppellotti) e Milano (Rubati), oltre che a Imola: “tuttavia è l’ambito faentino che risponde in modo più stringente a questa tipologia di salsiere … proponendole nelle più tipiche e gradite vesti decorative della maiolica del secondo ‘700, specie Ferniani. … A far gravitare l’attribuzione di questa tipologia alle vicine fabbriche imolesi, portano sia l’appartenenza al servizio della famiglia Alessandretti sia il fatto che la stessa forma si può documentare anche nella veste decorativa a paesino policromo, tradizionalmente ascritta ad Imola”. Carmen Ravanelli Guidotti propone di identificare quale committente del servizio Giuseppe di Alessandro “avvocato, ammesso al numero dei consiglieri d’Imola nel 1735, priore della società dei Novanta Pacifici, da cui nacquero nel 1729 Antonio continuatore della famiglia e nel 1738 Alessandro, che intraprese la carriera ecclesiastica” il quale, nel 1783, acquistò dalla famiglia Gallegati il bel palazzo sito sulla via Emilia, oggi sede della Congregazione delle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù.

Manifattura imolese, sec. XVIII-seconda metà, Piatto, vassoio tondo, vassoio ovale da zuppiera e salsiera ovale, maiolica (decorazione a pennello in arancio, blu, bruno-violaceo e verde), cm 27 x 2,5 - cm 37,5 x 3,5 - cm 37 x 33 x 4,8 - cm 18,8 x 15,5 x 4,2. Imola, Collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.

Marco Violi

In collaborazione con il Museo Diocesano di Imola. Bibliografia essenziale: CARMEN RAVANELLI GUIDOTTI, Maioliche del Settecento. Collezioni d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, Edizioni Belriguardo, 2004, pp. 192, 196, 198, 200. Tratto da "Convivio", catalogo della mostra a cura di Marco Violi, Imola, 2017.