Schede
Nel novembre del 1922 tra le nuove opere funerarie in Certosa quella che cattura maggiormente l'attenzione dei visitatori e della critica è il grande gruppo scultoreo eseguito da Silverio Montaguti per la famiglia Riguzzi. Il relativo posto sepolcrale, costituito da un'area di terreno per monumento e da una cappella sotterranea, viene acquistato da Augusto Riguzzi il 28 aprile 1919 al prezzo di 5.000 lire. Secondo una notizia contenuta nell'Indice di Protocollo dell'Archivio Storico Comunale di Bologna (P.G. 14851, non agli atti), il 9 luglio 1921 lo scultore consegna all'Ufficio di Edilità e Arte le fotografie del progetto per il monumento da collocarsi sulla sepoltura. La realizzazione in bronzo rimane totalmente fedele al bozzetto in gesso (48 x 17 x 13 cm), donato al Museo del Risorgimento dall'Associazione Amici della Certosa e ivi esposto nel 2009 in occasione della mostra La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia e nel 2010 a Casa Saraceni per la rassegna Luce sulle tenebre. Il monumento è costituito da un lineare e solido corpo architettonico in granito rosa con tre figure simboliche in bronzo. Ai lati si trovano la personificazione del Lavoro e Mercurio mentre al centro, su un plinto cubico posto immediatamente innanzi alla struttura, si eleva una Maternità. Il valore religioso di quest'ultima, messo indubbiamente in secondo piano dal carattere simbolico dell'intera composizione, si modifica in valore laico, divenendo quindi emblema della fecondità ed espressione dell'avvicendarsi delle generazioni. La solenne figura femminile solleva con la mano destra un ampio drappo che ricade alle sue spalle creando un voluminoso gioco mentre una morbida veste, che con ampie pieghe si adagia sul basamento che la supporta, la avvolge lasciandole il seno scoperto. La donna, forte e solenne nella sua posa, reclina il volto a osservare con sguardo protettivo il bimbo che tiene in braccio. La compattezza volumetrica della Maternità si ammorbidisce nelle due sculture poste alle sue spalle, modellate classicamente ma con vividi accenti realistici. A destra si trova Mercurio raffigurato con il caduceo, il petaso alato e i talari. Messaggero degli dei e accompagnatore delle anime all'Ade, era principalmente onorato dai popoli italici come dio del commercio e come tale, stando all'articolo datato 2 novembre 1922 su “Il Resto del Carlino”, viene figurato in quest'opera. Ai suoi piedi, su un fondo bronzeo è infatti modellata una prua avvolta da rami d'alloro, emblema del trionfo e conseguente arricchimento nei commerci. A sinistra è invece posto il Lavoro, rappresentato a petto nudo mentre impugna con la mano destra uno scalpello. Un'incudine e una sega circolare, plasmate come suoi attributi in secondo piano, sono coronate da rami di quercia che simboleggiano la solidità e il potere di elevazione spirituale dovuto al lavoro stesso. Le due figure che in segno di concordia si stringono per mano con le braccia tese sono speculari fra loro e ben delineate.
L'allinearsi di Montaguti al bistolfismo imperante nella plastica italiana dei primi due decenni del Novecento è evidente solo nella Maternità. La posa e il gesto di portare sopra il capo il pesante drappo come una sorta di cupola protettiva ricalca infatti modelli bistolfiani, quali la figura femminile del monumento sepolcrale per Emanuele Cacherano nella Cappella Bricherasio a Fubine (1904) e la statua del Dolore volta a decorare nel 1901 la Tomba Durio nel Cimitero Monumentale di Torino, replicata nel 1905 per la famiglia Stefani a Milano. Interessante referente d'oltreoceano è il Melvin Memorial realizzato nel 1908 dallo scultore statunitense Daniel Chester French nello Sleepy Hollow Cemetery di Concord, Massachusetts. Il marmo, noto anche come Vittoria piangente, rappresenta una figura femminile che reca in sé vari significati: la malinconia per la perdita e il trionfo simbolicamente reso dal ramo di alloro. L'opera, di cui esiste una copia del 1915 conservata al Metropolitan Museum of Art di New York, viene infatti commissionata a Chester French da James C. Melvin in commemorazione dei suoi tre fratelli morti al servizio dell'esercito unionista durante la guerra civile. Il Melvin Memorial così simile nel gesto e nell'espressione del volto alla scultura di Montaguti e alle opere di Bistolfi incentiva una singolare riflessione sulle reciproche influenze o semplicemente mette in risalto una curiosa comunione di intenti fra gli scultori. Si può infatti solo ipotizzare una diretta conoscenza dell'opera da parte di Montaguti grazie al collega e amico Leo Lentelli immigrato negli Stati Uniti nel 1903. Il monumento Riguzzi, nonostante la forza descrittiva di tutte le sue parti, è dominato dalla statua della Maternità che con il suo voluminoso drappo cattura l'attenzione dell'osservatore e la indirizza sul proprio volto profondamente intento. Persino il bimbo, a protezione del quale la madre innalza l'ampio panno, passa in secondo piano sovrastato dall'imponenza volumetrica dell'insieme che unita alla solidità plastica della robusta figura è memore della lezione pittorica condotta da Adolfo De Carolis nell'affresco del salone del Podestà di Palazzo Re Enzo. Il risultato è comunque equilibrato e si presenta solenne e intenso nella Maternità, retorico nelle due figure laterali. A decorazione della parte della struttura architettonica opposta al gruppo plastico, Montaguti pone un bassorilievo, sempre in bronzo, raffigurante un angelo che regge un cartiglio con inciso: «RESSVRREXIT». Tale opera sovrasta una finestrella finemente decorata da un motivo con una croce al centro circondata da un roseto stilizzato. Ai lati del monumento completano la concezione d'insieme due bracieri finemente decorati ma recentemente sottratti. L'impegno lavorativo per la famiglia Riguzzi si conclude nel 1924, quando l'artista colloca un crocifisso in bronzo sull'altare della cappella sotterranea, abbellita da un soffitto a cassettoni con mosaici simbolici.
Bologna, Cimitero monumentale della Certosa, Campo Carducci. In basso sulla statua situata a destra «S. MONTEGVTI», sulla statua a sinistra «FONDERIA LIPPI PISTOIA». Sul basamento: «FAMIGLIA AVGVSTO RIGVZZI».
Federica Fabbro
Testo tratto da: F. Fabbro, Silverio Montaguti (1870 - 1947), Bononia University Press, 2012. Questo tsto sosituisce quello realizzato nel 2012, disponibile qui. Fonti: Bologna, Archivio del Cimitero Comunale della Cerosa, Foglio sepolcrale Riguzzi Augusto del 1919. Bibliografia: Alla Certosa dai morti si generano cose vive e i vivi, “Il Resto del Carlino”, 2 novembre 1922; La città dei Morti, “Il Resto del Carlino”, 1 novembre 1924; A. BARUFFI, Commemorazione di Silverio Montaguti, tenuta il 26 febbraio 1948, “Atti e memorie dell'Accademia Clementina di Bologna”, IV (1948), p. 51; A. RAULE, La Certosa di Bologna, Bologna, Nanni, 1961, pp. 173, 176; Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna, catalogo della mostra di Bologna, Galleria Comunale d'Arte Moderna marzo - maggio 1977, Bologna, Grafis, 1977, pp. 206, 215; V. VICARIO, Gli Scultori Italiani dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi, Lodigraf, 1990, p. 442; Le meraviglie di Bologna. La Certosa, a cura di G. BERNABEI, Bologna, Santarini, 1993, p. 109; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 1998 p. 277; Figure del Novecento 2. Oltre l'Accademia, Carpi, LaLit, 2001, p. 259; Aemilia Ars 1898-1903. Arts and Crafts a Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Collezioni Comunali d'Arte 9 marzo - 6 maggio 2001, a cura di C. BERNARDINI, D. DAVANZO POLI, O. GHETTI BALDI, Milano, A+G, 2001, p. 258; La Certosa di Bologna. Guida, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 108; C. RICCI, G. ZUCCHINI, Guida di Bologna, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 251; E. CONTINI, I “Satiri” del Montaguti rivivono a Porta Galliera, “Art Journal”, I (2003), p. 15; S. BERRESFORD, Italian memorial sculpture 1820 - 1940. A legacy of love, Frances Lincoln, 2004, pp. 96 – 97; F. FABBRO, Silverio Montaguti un artista ritrovato, tesi di laurea, relatore Prof. M. DE GRASSI, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007 – 2008, pp. 123 – 127; La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra di Bologna, Museo civico del Risorgimento 25 maggio - 15 luglio 2009, a cura di R. MARTORELLI, Bologna 2009, pp. 170 – 171; Luce sulle tenebre. Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - Casa Saraceni 29 maggio - 11 luglio 2010, a cura di B. BUSCAROLI e R. MARTORELLI, Bologna 2010, pp. 60, 267.