Schede
Celebrato dalle fonti e dalla cronaca il monumento a Carlo Caprara rimane per molto tempo uno dei protagonisti immancabili di una visita alla Certosa. Lo distinguono la qualità del materiale, il marmo di Carrara, così raro nonostante le pressioni dell’Accademia di Belle Arti, e la perizia dell’artista, lo scultore Giacomo De Maria, qui impegnato in una prova di alto virtuosimo.
La sua Eternità velata, seduta sulla destra, che un tempo stringeva tra le mani il suo simbolo, l’ouroboros, cioè il serpente che si morde al coda, diverrà un modello richiesto dalla committenza e ripreso nello stesso luogo da altri scultori. La citazione dal monumento di Maria Cristina d’Austria di Antonio Canova è evidente nella struttura centrale che contiene le lapidi e un piccolo colombario verso cui avanza una giovane vestita all’antica recante un’urna, simbolo della Pietà Filiale. La accompagna un piccolo genio alato con in mano un ramo di cipresso. Al centro dell’architrave e sulle due pareti della nicchia sono murati medaglioni circolari con i ritratti di Vittoria Caprara, figlia di Carlo e committente della tomba, dei suoi genitori Carlo e Bianca, e dello zio Ludovico Antonio. Vittoria acquista l’arco del Chiostro III nel 1817 e provvede alla realizzazione del monumento e alla traslazione delle ceneri del padre da Milano, dove era morto, a Bologna. A questo atto di pietà filiale cui allude il gesto della figura di destra che sta letteralmente traslando le ceneri, alla generosità di chi realizzava un monumento di spicco per la quantità e la qualità dei materiali scelti e per la perizia dell’artefice furono dedicate pubbliche lodi e sonetti celebrativi. Corona il monumento l’allegoria giacente della Religione, anch’essa ripresa da prototipi canoviani, cui rimandano la raggiera, la croce e il leone desolato su cui la figura si appoggia. In questo caso l’ideazione del monumento spetta allo scultore un cui progetto viene presentato nel 1817 all'Accademia di Belle Arti per la tradizionale procedura di approvazione, introdotta a partire dal 1815.
Antonella Mampieri