Schede
La mappa rappresenta la suddivisione politica della penisola italiana al 26 ottobre 1860, nonché gli itinerari dei Mille e delle truppe sabaude prima di convergere a Teano.
Segni convenzionali
• La linea continua spessa traccia le coste europee;
• le linee continue sottili sono i confini tra gli Stati;
• la linea zigrinata è il confine tra il Regno di Sardegna e i territori pontifici di Marche e Umbria;
• la linea tratteggiata indica l’itinerario seguito dai Mille e i movimenti dell’esercito sabaudo;
• la superficie vuota all’interno della linea spessa sono gli Stati italiani;
• la superficie vuota al di fuori della linea spessa è il mar Mediterraneo;
• la superficie a righe orizzontali è la Francia;
• la superficie a pallini grandi è la Svizzera;
• la superficie a puntini piccoli è l’Impero Austro-Ungarico;
• la superficie a righe diagonali è l’Impero Ottomano;
• i pallini sono le principali città italiane;
• la crocetta è Teano;
• il pallino cerchiato è Roma.
Tutte le scritte e i numeri sono in nero e in braille.
Ai confini d’Italia
Disponiamo il plico in verticale e col margine a sinistra. Sul lato inferiore del foglio troveremo la scritta “26/10/1860 - L’incontro a Teano”. Il nord è in alto.
Portiamo le mani nell’angolo in alto a destra della mappa. Troveremo una estesa area a piccoli puntini, e al suo interno la scritta “I. Austro-Ungarico”. A questo Stato appartenevano anche le città oggi italiane di Bolzano, Trento e Trieste. I pallini che rappresentano le prime due, incontrate in quest’ordine, possono essere individuati portando le dita in direzione sud rispetto alla “I.” all’inizio della scritta. Trieste si trova quasi in linea con Trento ma più ad est, attraversando una parte di superficie vuota prima di tornare a quella a puntini, e direttamente a sud della lettera “R” della parola “Austro”.
Se dall’Impero Austro-Ungarico percorriamo verso sud il margine destro del foglio, troveremo dopo poco un’altra scritta in una superficie a righe diagonali (“I. Ott.”): è un po’ di Impero Ottomano, che regnava sui Balcani ad est della Dalmazia (parte invece dell’Impero Austro-Ungarico). Se torniamo al titolo della mappa nel margine inferiore del foglio e portiamo le dita verso l’alto, nella parte sud-occidentale della mappa troveremo di nuovo la scritta “I. Ott.” e la superficie a righe diagonali. Sono le coste di Tunisia ed Algeria, anch’esse parti dell’Impero Ottomano.
Nell’angolo in alto a sinistra della mappa, invece, troveremo una superficie a righe orizzontali: è la Francia, che dal 1858 comprendeva la Contea di Nizza e il Ducato di Savoia, cedute dal Regno di Sardegna in cambio di sostegno bellico contro gli austriaci. Ad essa appartiene anche la Corsica, che troviamo portando le mani circa a metà del lato sinistro della mappa e poi leggermente verso il centro, attraversando la superficie vuota del mar Mediterraneo fino ad incontrare di nuovo un’area a righe orizzontali con il caratteristico “dito” sul lato nord-orientale.
Sempre nel lato superiore della mappa, stretta tra Francia e Austria-Ungheria, non dovrebbe esserci difficile individuare la superficie a pallini grandi della Svizzera, i cui confini sono arrivati sostanzialmente immutati ai giorni nostri.
L’impresa dei Mille
Tra il 5 e il 6 maggio del 1860, il condottiero Giuseppe Garibaldi e poco più di mille volontari si imbarcarono nottetempo per le coste della Sicilia, con lo scopo di sostenere le rivolte popolari sull’isola e rovesciare il governo borbonico sul sud Italia. Per seguire il loro percorso dobbiamo prima individuare il Regno di Sardegna.
Dalla superficie a pallini della Svizzera portiamo le mani verso il basso: incontreremo presto una superficie vuota che ci indica l’arrivo in Italia, assieme ad alcuni simboli. Qui dovremmo individuare facilmente il numero “1”, che indica il Regno di Sardegna. Troviamo anche alcuni pallini ad indicarci le città: ad ovest, vicino al confine con la Francia, troviamo Aosta (in alto, quasi al confine con la Svizzera) e Torino (più in basso). Immediatamente a nord del numero abbiamo invece Milano, strappata agli austriaci nella seconda guerra di indipendenza del 1859, mentre appena a sud troviamo Genova.
Da qui scendiamo ancora di poco, superando la spessa linea della costa, e troveremo subito la linea tratteggiata che si sviluppa nel mar Mediterraneo in direzione sud-est. È da Genova infatti che partì la spedizione dei Mille, e nello specifico da Quarto (quartiere che infatti oggi si chiama “Quarto dei Mille”, in memoria dell’impresa).
Seguiamola e presto incontreremo una piccola strettoia tra linee spesse: a destra la costa tirrenica, a sinistra il piccolo perimetro dell’isola d’Elba. Per rifornirsi in vista dell’attacco, Garibaldi si fermò infatti in Toscana, che da marzo 1860 era entrata a far parte del Regno di Sardegna a seguito di un plebiscito. Se qui ci stacchiamo dalla linea tratteggiata e seguiamo invece la costa italiana, dopo poco troveremo nell’entroterra il pallino di Grosseto.
Torniamo all’itinerario dei Mille e seguiamolo verso sud-est: attraverserà dritto il mare per un lungo tratto e poi, dopo una brevissima curva verso est, approderà sulle coste siciliane in concomitanza del pallino di Marsala. Qui sbarcarono i garibaldini l’11 maggio. Seguendo da qui la linea spessa della costa, possiamo riconoscere la caratteristica forma triangolare della Sicilia; sulle sue rive orientali troviamo i pallini di Catania (in alto) e Siracusa (in basso). A nord dell’isola, in mezzo al mare troviamo invece la scritta “Mille”, ad indicare i territori del Regno delle Due Sicilie man mano conquistati dall’esercito garibaldino.
Riprendiamo a seguire la linea tratteggiata da Marsala e, procedendo verso est, incontreremo il pallino che indica Palermo. Assieme agli insorti siciliani e ai volontari recuperati lungo la strada, i garibaldini conquistarono la città tra il 28 e il 30 maggio. Proseguirono poi sulla costa settentrionale alla volta dello stretto di Messina, che attraversarono il 19 agosto con circa 3500 uomini, sbarcando a Melito di Porto Salvo. Continuiamo a percorrere la linea tratteggiata verso est per compiere lo stesso percorso: attraversato lo stretto, la sentiremo piegare verso nord-est e poi nord-ovest, assecondando la linea spessa della costa tirrenica calabrese.
Risalendo il percorso dei Mille, incontreremo ancora un pallino: è Napoli, dove Garibaldi entrò trionfante il 7 settembre, dopo la fuga di Francesco II di Borbone. Quest’ultimo riparò poi a Gaeta ad inizio ottobre dopo la battaglia del Volturno, che vide la decisiva e finale vittoria garibaldina. Un ultimo brevissimo tratto di linea tratteggiata a nord di Napoli ci porta infatti oltre il Volturno e fino alla crocetta che indica Teano, nella campagna casertana, dove Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele II per consegnargli l’Italia meridionale.
La conquista di Marche ed Umbria
Ritorniamo al numero “1”, ritrovandolo se serve a partire dalla Svizzera, e posizionandoci così nuovamente nel Regno di Sardegna. Questo si era notevolmente espanso a seguito della seconda guerra di indipendenza (1859), strappando diversi territori al Regno Lombardo-Veneto e annettendo per plebiscito numerose legazioni papali ed il Granducato di Toscana. Ritroviamo Milano, pallino appena a nord del numero “1”, e portiamo le dita verso est: troveremo dapprima la linea sottile di un confine, e poi il numero “2” ad indicarci il Lombardo-Veneto fortemente ridimensionato.
Se ritroviamo invece la Corsica procedendo dal margine sinistro del foglio, come già fatto in precedenza, e portiamo le dita subito sotto, troveremo la linea spessa che disegna i contorni della Sardegna. Anch’essa apparteneva naturalmente all’omonimo regno ed è indicata infatti sempre col numero “1”; vicino alle sue coste troviamo anche due pallini, uno a nord-ovest del numero (Sassari) e uno direttamente a sud (Cagliari).
Torniamo ora al numero “2” e portiamo le dita a sud, oltre il confine e nuovamente nel Regno di Sardegna. Incontreremo due pallini: dapprima Bologna, annessa con plebiscito a marzo 1860, poi Firenze, anch’essa annessa lo stesso anno con tutto il Granducato di Toscana, che includeva a quel punto anche Lucca (pallino a ovest di Firenze).
Sentiremo che da Bologna e Firenze partono due linee tratteggiate verso sud-est: da qui mossero infatti le truppe sabaude che a settembre 1860, con il pretesto di intercettare Garibaldi prima che attaccasse Roma, occuparono così Marche ed Umbria, annettendole poi al Regno con plebiscito. Seguendo le due linee sentiremo che attraversano un irregolare confine zigrinato: questo era il confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Sardegna prima dell'invasione. Se spostiamo le dita ad est della linea zigrinata ed oltre la linea spessa della costa, troveremo nel mar Adriatico il numero “3” ad indicarci Marche e Umbria.
La linea tratteggiata che muove da Firenze, una volta attraversato il confine zigrinato, incontra il pallino di Perugia; procede poi oltre la linea di confine col Regno delle Due Sicilie, incontra un altro pallino (Sulmona) e discende verso la crocetta di Teano.
La linea tratteggiata che muove da Bologna scende invece lungo la costa adriatica: passa dapprima il confine zigrinato, poi entra nel Regno delle Due Sicilie, dove incontra il pallino di Pescara e poi piega a sud-ovest verso il pallino di Sulmona. Qui conversero le truppe sabaude e la delegazione di Vittorio Emanuele II, che il 26 ottobre 1860 incontrò Giuseppe Garibaldi a Teano per la simbolica “consegna” delle terre conquistate, in vista dell’unificazione italiana sotto la corona dei Savoia.
Lo Stato della Chiesa era a quel punto ridotto al solo Lazio. Possiamo individuarlo risalendo da Teano verso nord lungo la costa tirrenica, dove incontreremo la linea sottile del confine tra gli odierni Lazio e Campania. Questa disegna una piccola “pancia” sulle coste d’Italia, al cui interno troveremo il pallino cerchiato di Roma.