Schede
La mappa rappresenta gli Stati italiani nel 1815 dopo il Congresso di Vienna, oltre alle principali città e agli Stati confinanti.
Segni convenzionali
• La linea spessa traccia le coste europee;
• le linee sottili sono i confini tra gli Stati;
• la superficie vuota all’interno della linea spessa sono gli Stati italiani;
• la superficie vuota al di fuori della linea spessa è il mar Mediterraneo;
• la superficie a righe orizzontali è la Francia;
• la superficie a pallini grandi è la Svizzera;
• la superficie a puntini piccoli è l’Impero Austro-Ungarico;
• la superficie a righe diagonali è l’Impero Ottomano;
• i pallini sono le principali città italiane;
• il pallino cerchiato è Roma.
Tutte le scritte e i numeri sono in nero e in braille.
Prima esplorazione
Disponiamo il plico in verticale e col margine a sinistra. Sul lato inferiore del foglio troveremo la scritta “L’Italia nel 1815”. Il nord è in alto.
Dopo la sconfitta di Napoleone, il Congresso di Vienna (1814-15) ripristinò i governi pre-imperiali, in molti casi lungo gli stessi confini: questo comportò una grande frammentazione politica per l’Italia. Prima di visitare la nostra penisola, però, capiamo quali erano i poteri confinanti.
Portiamo le mani nell’angolo in alto a destra della mappa. Troveremo una estesa area a piccoli puntini, e al suo interno la scritta “I. Austro-Ungarico”. A questo impero appartenevano anche le città oggi italiane di Bolzano, Trento e Trieste. I pallini che rappresentano le prime due, incontrate in quest’ordine, possono essere individuati portando le dita in direzione sud rispetto alla “I.” all’inizio della scritta. Trieste si trova quasi in linea con Trento ma più ad est, attraversando una parte di superficie vuota prima di tornare a quella a puntini, e direttamente a sud della lettera “R” della parola “Austro”.
Se dall’Impero Austro-Ungarico percorriamo verso sud il margine destro del foglio, troveremo dopo poco un’altra scritta in una superficie a righe diagonali (“I. Ott.”): è un po’ di Impero Ottomano, che regnava sui Balcani ad est della Dalmazia (parte invece dell’Impero Austro-Ungarico). Se torniamo al titolo della mappa nel margine inferiore del foglio e portiamo le dita verso l’alto, nella parte sud-occidentale della mappa troveremo di nuovo la scritta “I. Ott.” e la superficie a righe diagonali. Sono le coste di Tunisia ed Algeria, anch’esse parti dell’Impero Ottomano.
Nell’angolo in alto a sinistra della mappa, invece, troveremo una superficie a righe orizzontali: è la Francia, tornata un regno sotto la guida di Luigi XVIII. Ad essa appartiene anche la Corsica, che troviamo portando le mani circa a metà del lato sinistro della mappa e poi leggermente verso il centro, attraversando la superficie vuota del mar Mediterraneo fino ad incontrare di nuovo un’area a righe orizzontali con il caratteristico “dito” sul lato nord-orientale.
Sempre nel lato superiore della mappa, stretta tra Francia e Austria-Ungheria, non dovrebbe esserci difficile individuare la superficie a pallini grandi della Svizzera, i cui confini sono arrivati sostanzialmente immutati ai giorni nostri.
Gli Stati italiani
Dalla parte occidentale della Svizzera portiamo le mani verso il basso, ed incontreremo presto una superficie vuota che ci indica l’arrivo in Italia, assieme ad alcuni simboli. Qui dovremmo individuare facilmente il numero “1”, che indica il Regno di Sardegna. Troviamo anche tre pallini: uno direttamente sopra al numero, ed è Aosta; uno poco più sotto, che è Torino; un ultimo a sud-est di Torino, ed è Genova. Appena sotto troviamo la spessa linea della costa, che possiamo seguire verso sinistra, percorrendo il perimetro di questa parte del regno.
Arriveremmo così ben oltre i confini italiani attuali: il Regno di Sardegna comprendeva Nizza, Savoia ed altri territori che oggi appartengono alla Francia. Non è raffigurato per motivi di dimensioni il Principato di Monaco, che non faceva parte del Regno di Sardegna.
Se ritroviamo la Corsica procedendo dal margine sinistro del foglio, come già fatto in precedenza, e portiamo le dita subito sotto, troveremo la linea spessa che disegna i contorni della Sardegna. Anch’essa apparteneva naturalmente all’omonimo regno ed è indicata infatti sempre col numero “1”; vicino alle sue coste troviamo anche due pallini, uno a nord-ovest del numero (Sassari) e uno direttamente a sud (Cagliari).
Torniamo ora nei territori settentrionali del Regno di Sardegna. Dal numero “1” portiamo le dita verso est e, dopo poco incontreremo una sottile linea: superiamola ed incontreremo dapprima un pallino (Milano) e poco più a destra il numero “2”. Siamo qui nel Regno Lombardo-Veneto, sostanzialmente uno stato vassallo dell’Impero Austro-Ungarico, che si estendeva in tutto il nord-est. Comprendeva anche Venezia, qui non rappresentata; è però facilmente individuabile la forma della laguna, se proseguiamo verso est fino ad incontrare di nuovo la linea spessa della costa adriatica.
Se dal numero “2” ci muoviamo verso sud-ovest, superando un’altra linea di confine troveremo la lettera “P”, che occupa questo territorio quasi per intero: è il Ducato di Parma e Piacenza. Spostandoci ad est e superando un altro confine, troveremo un’altra piccola superficie vuota che si estende in diagonale da nord-est a sud-ovest. È il Ducato di Modena e Reggio, e la “M” che lo indica è spostata nel mar Tirreno per motivi di spazio. La possiamo trovare poco a sud del pallino che rappresenta Genova, con una sottile linea tratteggiata a collegarla alla relativa costa. Dal 1836, infatti, Modena avrebbe ottenuto uno sbocco sul mare inglobando il Ducato di Massa e Carrara, qui non raffigurato per questioni di spazio. In questa zona vi erano anche numerose exclavi di Lucca e Toscana.
Torniamo nell’entroterra, alla “P” del Ducato di Parma. Riprendiamo ad andare verso est, superando il confine che ci separa dal Ducato di Modena, poi un altro confine ancora, con un pallino appena al di là: questa è Bologna, e qui siamo nello Stato Pontificio. Non ci fermiamo qui però, ma viriamo nettamente a sud e, superato un altro confine, troviamo il pallino di Firenze e, appena sotto, il numero “3”. Siamo nel redivivo Granducato di Toscana. A sud-ovest del numero, scavalcata la costa, dovremmo trovare una piccola sagoma irregolare dopo pochissimo: è l’isola d’Elba, che per 10 mesi tra il 1814 e il 1815 divenne un principato retto da Napoleone in esilio.
Poco a destra del numero “3” troviamo un’altra sottile linea di confine, che si sviluppa in maniera frastagliata più o meno da nord a sud. Superiamola e saremo di nuovo nello Stato Pontificio: subito ad est del confine troveremo prima il pallino di Perugia e poi il numero “4”. Direttamente a sud del numero troviamo invece il pallino cerchiato di Roma.
Da Roma andiamo ad est, superiamo un altro confine e dopo poco troviamo il numero “5”: siamo ora nel Regno delle Due Sicilie, che comprendeva sostanzialmente tutto il sud Italia. Possiamo infatti percorrerne le coste a due mani e riconoscere i caratteristici tacco e punta dello stivale. Vicini alle rispettive coste, partendo dal numero, troviamo a nord il pallino che indica Pescara, mentre a sud quello di Napoli. Nell’interno del “tacco”, sull’omonimo golfo c’è il pallino di Taranto; poco ad ovest della “punta”, invece, disegnata in linea spessa abbiamo la riconoscibile forma triangolare della Sicilia, anch’essa indicata con il numero “5”. Sono qui indicate quattro città: il pallino più occidentale è Marsala, quello poco più in alto sulla costa settentrionale è Palermo, mentre sulla costa orientale abbiamo Catania (più in alto) e Siracusa (più in basso).
Torniamo un’ultima volta alla superficie rigata della Corsica, avvalendoci della sua posizione per trovare, appena a nord del “dito”, il numero “6”: da qui parte una sottile linea tratteggiata verso nord-est che ci porta al piccolo Ducato di Lucca, con al suo interno il pallino dell’omonima città, stretto tra il Granducato di Toscana e Ducato di Modena.
Non raffigurati perché troppo piccoli, menzioniamo anche i territori della Repubblica di San Marino (enclave indipendente all’interno dello Stato Pontificio), di Pontecorvo e di Benevento (exclavi dello Stato Pontificio all’interno del Regno delle Due Sicilie).