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Mappa delle confische napoleoniche del 1796

1796

Schede

La mappa è una planimetria semplificata di Bologna nel 1796, con in evidenza le aree che vennero confiscate agli ordini religiosi dal governo d’occupazione francese.

Segni convenzionali

• Le linee tratteggiate tracciano le mura cittadine e alcune strade principali;
• i poligoni pieni a rilievo sono i beni confiscati alle congregazioni femminili;
• i poligoni con superficie a puntini sono i beni confiscati alle congregazioni maschili.

Prima esplorazione

Disponiamo il plico in verticale e con la rilegatura a sinistra. Sul lato inferiore del foglio troveremo la scritta “Confische napoleoniche nel 1796” in nero e in braille. Nell’angolo in alto a destra troveremo la freccia che ci indica il nord (lettera “N”, in nero e in braille), che è in alto.

Il 1796 fu un anno significativo per la storia di Bologna, in quanto è l’anno in cui le truppe napoleoniche soggiogarono la città, che rimarrà sotto il governo francese fino alla caduta del Primo Impero nel 1814. In quel momento, la città veniva da oltre due secoli di dominio pontificio che avevano ridisegnato il tessuto urbano, ricco sì di chiese ma soprattutto di monasteri, conventi ed altri locali di proprietà dei diversi ordini religiosi intorno ai quali ruotava gran parte dell’economia cittadina.

In linea con i principi egualitaristi ed anticlericali della rivoluzione francese, da subito il nuovo governo soppresse gran parte degli ordini e delle associazioni ecclesiastiche, in un processo che culminò nel 1810 e che vide anche il tentativo, per finanziare lo Stato, di rivendere gran parte dei beni confiscati. Molti di questi sono infatti oggi residenze private o sedi di istituzioni ed uffici pubblici.

Prepariamoci ad una lunga lista di luoghi, che ci darà la misura di quanto fosse radicata la presenza della Chiesa nella società e nel territorio bolognesi fino all’età moderna!

Fra la via Emilia e l’ovest

Esploriamo la mappa con entrambe le mani e sentiremo una varietà di sagome e superfici racchiuse tra linee tratteggiate. Percorriamo la linea tratteggiata più esterna e la sentiremo disegnare un poligono che occupa il centro del foglio, quasi un esagono molto irregolare: è il giro delle mura di Bologna. Nel 1796 erano i confini cittadini ed oggi, nonostante le demolizioni di inizio ‘900, questa sagoma ancora caratteristica è preservata nel percorso dei viali di circonvallazione, delimitando il centro storico.

Di questa forma andiamo a cercare lo spigolo più occidentale, vicino al margine sinistro del foglio e più o meno ad un terzo dello stesso venendo dall’alto. Da qui possiamo individuare un’altra linea tratteggiata che procede leggermente verso sud-est andando verso il centro del foglio, dove si raddrizza di pochissimo dopo un incrocio per poi continuare più decisamente a sud-est dopo un’altra diramazione, tagliando così più o meno in diagonale il foglio. Questa è la via Emilia di antica origine romana, che collega Rimini a Piacenza e ha diversi nomi nell’attraversare Bologna. Lo spigolo da cui siamo partiti è quello di porta San Felice, ingresso occidentale alla città se si percorre questa importante arteria, quindi venendo da Modena.

Avendo la città medievale una forma quasi radiale, per orientarci cercheremo il più possibile di esplorarla a “spicchi”. Da porta San Felice seguiamo la linea tratteggiata delle mura verso nord-est, finché non incrocia un’altra linea tratteggiata che procede verso il centro: è via delle Lame, e qui siamo infatti a porta Lame. Seguiamola finché non incrocia altre vie, tra cui la via Emilia (o San Felice, per come l’abbiamo conosciuta), e consideriamo il “triangolo” di centro compreso tra queste due vie.

Gran parte di questa superficie ci apparirà vuota al tatto: qui si trovavano all’epoca principalmente aree coltivate ed irrigate da canali, intorno ai quali erano costruiti i pochi edifici. Verso il centro del foglio, prima dell’incrocio con la via Emilia, c’è un piccolo poligono pieno: è la chiesetta e abbazia dei Ss. Naborre e Felice. È calzante partire da quella che fu forse la prima chiesa costruita a Bologna e la sua prima cattedrale, dove si trova tutt’oggi la paleocristiana cripta di S. Zama. Il complesso è stato confiscato alle monache francescane ed ora i suoi locali ospitano l’esercito.

Torniamo a porta San Felice e seguiamo ora le mura verso sud, quindi in senso antiorario. Dopo poco incroceremo nuovamente una linea tratteggiata che procede verso l’interno, convergendo dove si incontrano anche San Felice e Lame. È via del Pratello, che disegna così un altro spicchio del centro al cui interno, verso le mura, troviamo un poligono tozzo e zigzagante a puntini ed uno molto piccolo a rilievo. Il primo è l’ospizio e chiesa di Santa Maria della Carità affacciata su via San Felice, di cui oggi rimangono solo chiesa, sagrestia e cortile; il secondo è la chiesetta di S. Giovanni Battista, che oggi non esiste più. Entrambi sono stati confiscati a ordini monastici francescani sia maschili (a puntini) che femminili (pieno a rilievo).

Torniamo alle mura e continuiamo in senso antiorario finché, dopo un angolo a sud-ovest, non incontriamo la prossima linea tratteggiata che procede verso il centro in direzione nord-est, che è via Nosadella. In questa porzione di città le cose cominciano a farsi più complicate, quindi useremo anche le strade per muoverci.

Poco a sud di via del Pratello ci sono tre poligoni: uno pieno, adiacente alla strada, e due a puntini, di cui uno stretto ed uno piuttosto grande verso il centro del foglio. Il primo è il convento dei Ss. Lodovico ed Alessio delle monache francescane, che oggi ospita il carcere minorile; la stretta superficie a puntini adiacente appena a sud-ovest è la chiesa di S. Anna, dei monaci certosini, dal 1973 chiesa ortodossa di S. Basilio. Il poligono a puntini più grande sulla destra invece è il complesso di S. Francesco, che durante l’occupazione napoleonica subì ingenti danni.

Sempre in questa porzione compresa tra via del Pratello e via Nosadella, nella parte meridionale troviamo altri quattro poligoni pieni. Quello più vicino alle mura occidentali, quasi trapezoidale, è il complesso di S. Giovanni Battista delle monache domenicane: oggi è una sede dell’AUSL di Bologna. Alla sua destra troviamo due poligoni un po’ più grandi ed uno piccolo vicino a via Nosadella. Quello più a nord dei due grandi è il complesso di S. Mattia (domenicane), nella cui chiesa vi è oggi uno spazio espositivo, mentre quello a sud è quello di S. Maria degli Angeli (agostiniane), che ora ospita residenze private, un complesso sportivo ed un parco cinto da mura. Il poligono piccolo è la chiesa di S. Maria Egiziaca (francescane), non più esistente.

Il sud della città

Torniamo alle mura continuando in senso antiorario da Nosadella e ne percorreremo un tratto abbastanza lungo prima di incrociare la prossima linea tratteggiata che procede verso il centro, via Castiglione. La porzione di città compresa tra quest’ultima e Nosadella è piuttosto grande e complessa, quindi anche qui suddivideremo l’esplorazione per sotto-aree.

Nella parte sud-orientale di questa sezione abbiamo una preminenza di poligoni a puntini, di cui alcuni abbastanza grandi. Quello più in basso, a ridosso delle mura, è il convento di S. Bernardo dei monaci olivetani, diviso oggi in abitazioni private. Subito a nord c’è un altro poligono a puntini ancora più grande: è il complesso di S. Domenico, che ancora si affaccia sull’omonima piazza. Tra i due, ad est ed affacciato su via Castiglione, c’è un piccolo rettangolino a rilievo: il convento di S. Lorenzo e S. Maria del Cestello (canonichesse lateranensi), oggi scomparso.

A nord di S. Domenico troviamo prima un piccolo quadratino a rilievo (S. Apollinare, chiesa e convento delle domenicane, scomparso) e poi, a nord-est di quest’ultimo, un quadratino a puntini (Ss.mi Cosma e Damiano, eremitani camaldolesi, scomparso). Subito ad ovest di S. Domenico c’è invece un’altra area trapezoidale a puntini di dimensioni leggermente minori: è il complesso di S. Procolo, la cui chiesa è ancora operativa ma il cui convento è stato in tempi recenti maternità e oggi ospita uffici del tribunale.

Consideriamo ora l’angolo sud-occidentale di questa porzione del centro. Sentiremo una maggiore frammentazione di piccole aree a rilievo, assieme a qualche superficie a puntini. Nuovamente a ridosso delle mura abbiamo un poligono a rilievo fortemente irregolare: è il convento di S. Agnese (domenicane, oggi ad uso dell’esercito). Alla sua destra, una piccola area a puntini indica il complesso di S. Maria delle Grazie (carmelitani), ora una scuola privata. Subito a nord c’è un altro rettangolo irregolare a rilievo: è il complesso del Corpus Domini (francescane), oggi in parte adibito ad altri usi, ma la cui chiesa conserva ancora l’importante reliquia del corpo di Santa Caterina de’ Vigri.

Direttamente a nord di S. Agnese abbiamo un nugolo di piccoli poligoni a rilievo, in cui ora cercheremo di orientarci. Il primo che incontriamo è S. Maria Maddalena de’ Pazzi (carmelitane scalze, scomparso), e subito sopra ne abbiamo uno un po’ più grande, ovvero S. Maria della Concezione (agostiniane scalze, scomparso).

Sulla sinistra di quest’ultimo abbiamo tre piccoli poligoni pieni lungo Nosadella: da sud a nord sono i conventi della Ss.ma Annunziata (francescane, scomparso), di S. Elisabetta (idem) e di S. Agostino (agostiniane, oggi un ospizio).

Spostandoci ad est-nord-est dal convento di S. Agostino troviamo tre poligoni a puntini disposti intorno ad uno quadrato a rilievo. Quest’ultimo è il convento (oggi convitto) di S. Margherita (monache benedettine). Dei poligoni a puntini, quello alla sua destra è S. Giovanni Battista dei Celestini, il cui convento ospita ora l’archivio di stato, mentre la chiesa è attiva e contiene la tomba di Niccolò dall’Arca; quello appena a nord-ovest è il complesso ancora esistente del Ss.mo Salvatore, confiscato ai canonici renani (che furono i primi a scavare il canale di Reno, opera che cambierà le sorti di Bologna nel medioevo); quello piccolino ad ovest è S. Barbaziano (eremitani di S. Girolamo), il cui convento è oggi suddiviso in abitazioni private e la cui chiesa versa in stato di abbandono.

Se da qui andiamo dritti a nord troveremo un altro piccolo quadratino a puntini, ed è il complesso dello Spirito Santo (chierici minori), fortemente danneggiato nella seconda guerra mondiale. Siamo sulla via Emilia, di cui poco più a nord ritroviamo il tratto centrale che qui si chiama via Ugo Bassi.

Dopo aver esplorato quasi tutta la parte meridionale della città, torniamo lungo le mura all’incrocio con via Castiglione. Seguiamole verso sud-est e, subito dopo una leggera piega verso l’alto, troveremo la linea tratteggiata di un’altra via che procede dritta verso il centro della città. È via Santo Stefano, e convergendo con Castiglione crea un altro “spicchio” che ora esploreremo.

A sud, lungo le mura, abbiamo un poligono a rilievo di forma quasi triangolare: il convento di S. Pietro Martire (suore domenicane), oggi suddiviso in abitazioni. Subito a nord abbiamo altri quattro poligoni pieni di varie forme, che ora affronteremo da destra a sinistra. Il primo, vagamente rettangolare, è la chiesa e convento di S. Omobono (servi di Maria, ancora in funzione); il secondo, a “gancio”, è il complesso della Ss.ma Trinità (gesuate, convento frazionato in abitazioni, chiesa ancora in funzione); il terzo, un po’ angolato, sono in realtà i due conventi di Ognissanti (servite) e di S. Maria della Vittoria (francescane), soppressi e trasformati in abitazioni; il quarto ed ultimo, allungato a “scheggia”, è S. Lorenzo Martire (canoniche lateranensi, scomparso).

A nord di quest’ultimo, abbiamo due superfici a puntini un po’ più estese: quella inferiore è S. Biagio (prima S. Lucia sotto i gesuiti poi, con la soppressione di quest’ordine, passata ai monaci agostiniani; oggi è il liceo classico L. Galvani) e quella superiore è S. Giovanni in Monte (canonici lateranensi), la cui chiesa è ancora in funzione, ma il cui convento ospita il dipartimento di Storia dell’Università di Bologna.

Da Santo Stefano a via Zamboni

Torniamo al punto delle mura da cui parte via Santo Stefano e continuiamo in senso antiorario. Dopo poco, la linea tratteggiata piegherà nettamente verso nord lungo il margine destro del foglio, incontrando un’altra via che procede a nord-ovest verso il centro raccordandosi con Castiglione e Santo Stefano: è strada Maggiore, tratto della via Emilia che, oltre l’omonima porta, prosegue a levante verso Rimini.

Come al solito, ripartiamo dall’esterno. In questa porzione di città, vicino allo spigolo sud-orientale delle mura, troviamo subito un grande poligono a rilievo fatto “a scale”. In questo complesso erano ubicati ben tre conventi: S. Cristina della Fondazza (monache camaldolesi), S. Gabriele Arcangelo (carmelitane scalze), Ss.mi Giuseppe e Teresa (carmelitane terziarie). I locali sono stati in parte trasformati in abitazioni ed un parco pubblico, mentre i loro cortili sono stati accorpati a quello di S. Cristina che, oggi, ospita aule e uffici dell’università nonché la Biblioteca italiana delle Donne.

Attaccato a nord-est di questo complesso c’è un poligono puntinato “a saetta”, il monastero di S. Giovanni (ospitalieri di S. Giovanni), oggi residenza privata su strada Maggiore, mentre i suoi orti sono stati spezzettati fra i cortili di palazzine edificate ad inizio novecento.

Procedendo verso il centro dello spicchio incontriamo altri due poligoni a puntini, uno più grande sul lato nord-est (S. Maria dei Servi, chiesa ancora in funzione con uno dei portici più famosi di Bologna) ed uno più piccolo a “V” sul lato sud-ovest (convento di S. Biagio dei monaci agostiniani, scomparso). Da quest’ultimo seguiamo via Santo Stefano verso il centro e dopo poco sulla destra incontreremo un altro piccolo poligono a puntini: è l’antica basilica di S. Stefano, anche nota come le “Sette Chiese” ed oggi uno dei luoghi più amati di Bologna.

Ripartiamo dall’incrocio tra il perimetro delle mura e strada Maggiore, risalendo le prime verso nord fino all’incrocio successivo, una linea tratteggiata che procede quasi esattamente in direzione ovest verso il centro: via San Vitale. Seguiamola questa volta per intero, fino al punto in cui converge con le altre direttrici di questo lato della città (tra cui le già incontrate Castiglione, Santo Stefano e strada Maggiore). Qui, appena all’interno dell’angolo che forma con strada Maggiore, c’è un piccolo poligono a puntini. È il complesso di S. Bartolomeo a piazza di porta Ravegnana (monaci teatini), poco visitato ma ancora oggi rappresentatissimo: la sua cupola verde ossidato svetta in quasi ogni foto che ritragga frontalmente le torri Asinelli e Garisenda, che si trovano proprio a questo incrocio.

Tornando da qui verso le mura supereremo un po’ di vuoto ed incontreremo poi un poligono pieno oblungo che si affaccia su via San Vitale. È il convento dei Ss.mi Leonardo ed Orsola (monache cistercensi), che oggi svolge più funzioni: vi trovano casa tra le altre cose degli uffici comunali, una biblioteca pubblica, due scuole, un club, il centro di ricerca musicale AngelicA ed il centro sociale Làbas.

Nell’angolo sud-est dello spicchio abbiamo infine un rettangolino pieno ed uno a puntini: indicano rispettivamente un altro convento dedicato a S. Caterina (monache vallombrosiane, soppresso con chiesa ancora in funzione) ed uno detto di S. Maria della Magione o del Tempio (cavalieri di Malta), che oggi è scomparso ma il cui orto sopravvive come giardino “Don Tullio Contiero”, amatissimo dagli studenti e più comunemente noto come “giardini di San Leonardo”.

Come ormai nostra consuetudine, torniamo a percorrere le mura in senso antiorario; continuano diritte, in quello che è il loro lato effettivamente più lungo. Prima di arrivare all’angolo nord-orientale, incroceremo un’altra via che scende verso il centro a sud-ovest. È il tratto di strada San Donato che oggi si chiama via Zamboni, dedicata ad uno studente che, assieme a Giovanni De Rolandis, tentò un’insurrezione in chiave unitaria ed anticlericale nel 1794, due anni prima che Napoleone prendesse il controllo della città.

Procedendo dalle mura in questo spicchio, isolato in mezzo a del vuoto troveremo dapprima un quadratino a rilievo. Era il monastero di S. Monica (terziarie agostiniane), oggi scomparso. Andando verso il centro troviamo invece un poligono pieno più grande e poi uno a puntini, di dimensioni ancora maggiori. Il primo indica il complesso dei Ss. Vitale e Agricola (benedettine) su via S. Vitale nella cui chiesa, ancora esistente, si trova una cripta paleocristiana forse edificata sull’antica arena romana. Il secondo è il complesso di S. Giacomo Maggiore (agostiniani): la chiesa è tutt’oggi una delle più affascinanti in città e luogo di sepoltura dei Bentivoglio, quattrocenteschi signori di Bologna, mentre gran parte del convento ospita i locali del conservatorio “G. B. Martini”.

Il nord agricolo ed industriale

Dall’inizio di via Zamboni riprendiamo a percorrere in senso antiorario le mura. Piegheremo a nord-ovest dopo un angolo ed incroceremo un’altra strada che scende a sud-sud-ovest per poi incontrare l’asse centrale della via Emilia. Il primo tratto era strada Cul (oggi Capo) di Lucca, che correva però fra due importanti infrastrutture dal percorso simile o identico: il canale delle Moline ad ovest ed il torrente Aposa ad est. Qui, approfittando della presenza delle acque (e della pendenza che le convogliava verso la pianura), si trovavano orti, mulini, opifici e filatoi. Dove la linea tratteggiata piega leggermente verso sud ci troviamo invece lungo il tracciato di quella che oggi si chiama via Oberdan (e all’epoca via Cavaliera).

Venendo dalle mura verso il centro sentiremo una minor densità di poligoni, in quanto molto di questo spazio era occupato al tempo da orti e canali: vicino allo spigolo nord-orientale venne trasferito nel 1803 l’orto botanico. Qui in mezzo troviamo un poligono a rilievo, il convento di S. Guglielmo (domenicane). Soppresso nel 1799, l’edificio cadde vittima dei pesanti bombardamenti del 1943-44, che cambiarono il volto di quest’area.

Leggermente a sud-est, superando poca superficie vuota, troviamo un poligono simile ma a puntini. È il noviziato di S. Ignazio di Loyola (gesuiti), che ospita oggi l’Accademia di belle arti e la Pinacoteca nazionale. Se seguiamo invece la linea tratteggiata di Cul di Lucca che delimita ad ovest la nostra porzione di città, circa a metà quando diventa l’odierna via Oberdan, sul suo lato orientale troveremo un altro poligono a puntini. È il complesso di S. Martino Maggiore, la cui chiesa ancora oggi è retta dai monaci carmelitani e contiene un organo cinquecentesco funzionante ed in uso. Nell’annesso convento aveva trovato sede il teatro Contavalli, che da teatro d’opera divenne prima cinema tradizionale e poi a luci rosse. Ora è un centro di documentazione per l’economia.

Torniamo alle mura: ne percorreremo un brevissimo tratto in senso antiorario prima di trovare un’altra linea tratteggiata che, se seguiamo verso il centro, sentiremo piegare leggermente, poi svoltare all’incirca verso est e di nuovo verso sud. È via Galliera, discendente del cardo d’epoca romana e che all’epoca seguiva questo snodato percorso per entrare in città, finendo nella piazza antistante la cattedrale di S. Pietro (l’ultimo tratto che abbiamo percorso prima di incontrare la via Emilia).

Possiamo trovare i vari edifici di quest’area scendendo via Galliera dalle mura e tenendoci all’interno del nostro poligono (e quindi alla sua destra). Incontriamo per primo il poligono a puntini di S. Benedetto Abate (monaci minimi di S. Francesco di Paola), oggi scomparso a parte per la chiesa, la cui facciata è stata inclusa nel portico dell’ottocentesca via Indipendenza. Poco più a sud c’è il poligono a rilievo del convento di S. Maria Maddalena Penitente (domenicane). Dopo la sua soppressione, ad inizio ottocento questa superficie venne trasformata nel teatro Arena del Sole.

Continuando a scendere, all’interno del punto in cui via Galliera piegava ad est e quindi costeggiato sulla sinistra dalla linea tratteggiata, c’è un altro piccolo poligono a puntini. Erano qui l’oratorio e chiesa della Madonna di Galliera (filippini) e il collegio di Sant’Andrea dei Piatesi (penitenziari). Oggi rimane solo il primo dei due complessi; l’oratorio viene utilizzato per concerti e performance.

Seguiamo ora l’ultimo tratto di mura, che supera l’angolo nord-occidentale della città e si ricongiunge, andando a sud-ovest, con via delle Lame. In questa porzione, abbastanza grande, troveremo ancora molto spazio vuoto: anche qui “era tutta campagna”, ma avremmo trovato anche il porto cittadino sul canale Navile, che collegava Bologna a Ferrara via acqua.

Percorrendo verso il centro il margine orientale di quest’area, lungo via Galliera e questa volta alla sua sinistra, incontriamo tre superfici a rilievo: dapprima una più tozza e poi due rettangolini sottili. Dall’alto in basso sono i monasteri di Ss.mo Gesù e Maria (agostiniane riformate), S. Francesco di Paola (terziarie minime) e S. Elena (eremitane agostiniane). Di nessuno di essi rimane più traccia.

Ad ovest degli ultimi due poligoni incontriamo un’altra area a rilievo dai contorni irregolari, che era il vasto complesso dei Ss.mi Bernardino e Marta (francescane di S. Chiara). Anch’esso non esiste più: tutta questa zona è stata sconvolta dai lavori di urbanizzazione del piano regolatore del 1889, e successivamente dai lavori per l’apertura di via Roma (oggi via Marconi) in epoca fascista.

Da qui spostiamoci a sud-ovest e troveremo un altro complesso raggruppamento di poligoni a rilievo che si affacciano parzialmente su via delle Lame. Quello più in alto, che si sviluppa da nord-ovest a sud-est, era il monastero di S. Maria della Natività delle monache cappuccine. Restaurato a seguito dei bombardamenti del 1944, di questo edificio rimangono il portico su via Lame (che oggi ospita residenze ed uffici) e la chiesa. In quello che era l’orto di pertinenza, oggi piazzetta Anna Magnani, si tiene regolarmente un mercato contadino. Subito a sud, i poligoni adiacenti sono la chiesa dei Ss.mi Filippo e Giacomo (carmelitane) sul lato di via Lame e che oggi, sconsacrata, ospita uno spazio per eventi, e ad est il monastero di S. Maria Nuova (domenicane), di cui rimangono solo le mura a cingere il frequentato parco 11 settembre.

Percorriamo ora via delle Lame, margine occidentale della nostra porzione di città, fino all’incrocio da cui si sviluppa il tratto centrale della via Emilia in direzione est-sud-est. Leggermente ad est di questo incrocio (sul lato nord della via Emilia) troveremo un piccolo poligono a rilievo: era il complesso dei Ss.mi Gervasio e Protasio (benedettine), che è scomparso ed al cui posto troveremmo oggi il Mercato delle Erbe.

Appena a nord-est di quest’ultimo poligono abbiamo due piccoli rettangoli a puntini. Quello più in basso è il complesso dei Ss.mi Gregorio e Siro (monaci di S. Camillo), la cui chiesa è ancora attiva, mentre convento e chiostro ospitano un misto di uffici, abitazioni private ed attività commerciali. Il rettangolo superiore è il complesso dei padri di S. Giorgio (servi di Maria): anche questo convento è oggi privato. Qui finisce la nostra esplorazione ma, se dovesse rimanerci una certa curiosità, sempre qui potrebbe ricominciare: la chiesa, sconsacrata, ospita da qualche anno una fornita biblioteca di arte e storia soprattutto bolognesi.