Schede
La mappa rappresenta sinteticamente gli sviluppi sul fronte del nord-est italiano a seguito della battaglia di Caporetto, svoltasi tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917.
Segni convenzionali
• La linea continua spessa indica la costa adriatica;
• la linea continua sottile è il confine del 1917 tra Italia ed Austria-Ungheria;
• la linea zigrinata è la linea del fronte al 24 ottobre 1917;
• le linee a puntini sono i fiumi;
• la superficie a puntini è il territorio controllato dall’Austro-Ungarico;
• la superficie a righe diagonali è la Svizzera;
• la superficie vuota è il territorio controllato dagli italiani fino al 24 ottobre 1917;
• la superficie piena a rilievo è il territorio controllato dagli italiani dopo al 12 novembre 1917;
• i solchi nella superficie a rilievo sono i fiumi e i laghi in territorio italiano;
• i pallini sono le città;
• la crocetta è Caporetto.
Tutte le scritte sono in nero e in braille.
Esplorazione
Disponiamo la mappa in orizzontale, con la rilegatura in alto. In basso troveremo la scritta “Le conseguenze della battaglia di Caporetto” in nero e in braille. Il nord è in alto.
Ora portiamo le mani lungo il margine sinistro della pagina e, più o meno a metà, sentiremo un riquadro con all’interno alcune superfici diverse fra loro. È una piccola cartina riassuntiva per capire dove si è svolta la battaglia rispetto alla penisola italiana.
Ad occupare gran parte del riquadro troveremo l’Italia con i suoi confini del 1917, rappresentata con superficie piena a rilievo, isole incluse. Immediatamente a nord di essa, troveremo la superficie a righe della Svizzera e, a nord-est, la superficie a puntini dell’Impero Austro-Ungarico. Le porzioni degli altri Stati raffigurati (Francia, Germania) sono indicati con superficie vuota, e solo i loro confini con linee a rilievo. Un piccolo solco tondeggiante nell’angolo nord-orientale d’Italia, fra le superfici a rilievo e a puntini, ci indica l’area in cui si è svolta la battaglia di Caporetto, e che è rappresentata approfonditamente nel resto della mappa.
Percorriamo ora la mappa a due mani, e troveremo a destra del riquadro una porzione più ampia e complessa, con una predominanza di superficie a puntini. Questo rappresenta tutto il territorio sotto il controllo dell’Impero Austro-Ungarico al 24 ottobre 1917, inizio della battaglia di Caporetto (scritta “Impero Austro-Ungarico” in alto a destra). Lungo il margine destro della mappa, in basso vicino al titolo, all’interno dell’area a puntini possiamo trovare il pallino che indica Trieste, città “irredenta” che le truppe italiane stavano cercando senza fortuna di raggiungere.
Torniamo alla scritta “Impero Austro-Ungarico” e portiamo le mani verso sud per incontrare due tipi di linea che, se le seguiamo a destra e a sinistra, si intersecano in una forma irregolare ma complessivamente arcuata. Sono la linea continua del confine tra Italia e Austria-Ungheria e la tozza linea zigrinata del fronte al 24 ottobre 1917. Possiamo individuare che, per gran parte, il fronte si spinge leggermente oltre il confine italiano: e infatti parte del territorio che sarebbe austro-ungarico è compreso tra le due linee e rappresentato con superficie liscia, perché sotto il controllo italiano all’inizio della battaglia.
Se ci spostiamo sul lato orientale del fronte troveremo una linea a puntini zigzagante che ricalca a grandi linee il confine italiano, e dal territorio austro-ungarico arriva fino al mare: è il fiume Isonzo e alla sua sinistra, stretta tra il fronte e i confini italiani, c’è la crocetta che indica Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia). È lungo questo corso d’acqua che, dal 1915, il comandante supremo dell’esercito italiano Luigi Cadorna stava cercando, senza efficacia e con grandi perdite umane su ambo i lati, di sfondare le linee austro-ungariche per penetrare in Istria.
Nonostante le truppe austriache fossero indebolite, tra settembre ed ottobre vennero raggiunte da numerose forze tedesche, preparandosi ad un’offensiva. È oggi opinione condivisa che ci furono numerosi errori da parte del comando italiano e di Cadorna stesso, come mancanza di fiducia negli informatori, utilizzo inefficace dell’artiglieria, lunghe e burocratiche catene di comando e punti deboli lasciati eccessivamente scoperti. Tutto questo portò l’esercito italiano a trovarsi impreparato quando tedeschi e austriaci attaccarono il 24 ottobre, sfondando rapidamente le linee e costringendo gli italiani ad una rovinosa ritirata.
Seguiremo da qui in poi la direzione dell’offensiva. Se, dall’Isonzo, portiamo le dita verso ovest, superati il confine ed un pallino (Udine, occupata dai tedeschi il 28 ottobre) troveremo un’altra linea a puntini, la seconda da destra: è il fiume Tagliamento, oltre il quale riparò inizialmente il Regio Esercito.
La caotica ritirata provocò fra le altre cose le dimissioni del primo ministro Boselli, sostituendolo con Vittorio Emanuele Orlando. Migliaia di militari, civili e cannoni vennero catturati dall’avanzata tedesca: ad inizio novembre, le truppe italiane incalzate dovettero ritirarsi oltre il Piave. Spostandoci ancora verso ovest dal Tagliamento, ne incontreremo la linea a puntini dopo poco, la terza da destra. Tra i due fiumi troveremo le città di Vittorio Veneto (a sinistra) e Pordenone (a destra), mentre lungo il corso del Piave, poco a nord di Vittorio Veneto, c’è il pallino di Belluno. Anche queste terre a nord-ovest del Piave caddero sotto l’occupazione austro-tedesca, che dal Trentino (all’epoca Austria-Ungheria) penetrò sull’altopiano di Asiago, spingendosi fino al Monte Grappa.
A sud-ovest del Piave arriviamo invece su una superficie a rilievo: questa infatti è la zona che rimase sotto il controllo italiano dopo il 12 novembre, quando la ritirata fu completata al costo di migliaia di perdite fra militari, civili e artiglieria, e più di 300.000 prigionieri. Nei pressi del fiume troviamo il pallino di Treviso, dove il comando italiano era riparato e dove, ad inizio novembre, Cadorna venne sostituito con il generale Armando Diaz. Direttamente a sud e leggermente ad est di Treviso, nel vuoto della laguna, abbiamo il pallino di Venezia.
Procedendo ad ovest di Treviso in territorio sotto il controllo italiano, incontriamo un solco: è il Brenta (quarto fiume da destra), che nel rilievo è così rappresentato, ma se percorriamo verso nord torna ad essere una linea a puntini. Verso il fondo della mappa, sulle sue rive occidentali c’è il pallino di Padova. Da qui, spostiamoci ad ovest lungo il margine del rilievo e troveremo il solco dell’Adige (quinto fiume da destra) e, poco più in alto, il pallino di Verona. Se risaliamo il corso del fiume nella superficie a puntini, in territorio austro-ungarico, sul suo lato orientale troveremo nell’ordine i pallini di Rovereto, Trento e Bolzano.
Tornando in basso nella superficie a rilievo e spostandoci appena ad ovest dell’Adige dovremmo sentire un vuoto un po’ più largo del fiume, che si sviluppa da sud-ovest a nord-est: è la caratteristica forma oblunga del lago di Garda. A sud, troviamo il solco del suo emissario Mincio; il suo immissario, invece, si chiama Sarca ed è qui una linea a puntini su suolo austro-ungarico. Infine, se superato il lago portiamo le mani verso l’alto lungo il margine occidentale della porzione di mappa, troveremo di nuovo la superficie a righe della piccola parte di Svizzera che, nonostante la difficile posizione tra queste tre potenze in guerra, mantenne la sua storica neutralità.