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Coro intarsiato

Schede

Il grandioso coro ligneo occupa due terzi della navata nel tratto corrispondente tra Altare maggiore e muro di separazione. L'opera che oggi si ammira si deve a due committenze diverse. Nel 1538 Biagio De Marchi esegue il totale rifacimento del coro, in quanto quello più antico fu distrutto dai Lanzichenecchi nel 1527, ospitati nel monastero per evitare che saccheggiassero Bologna. Le cronache ci indicano che Biagio De Marchi lo rifece basandosi sui cartoni originali, ancora conservati nel cenobio. Il secondo intervento avvenne nel 1612, quando Giovanni Battista Natali e Antonio Levanti aggiunsero, verso l’altare, altri dodici stalli. Anche nel secondo caso gli artisti si adeguarono totalmente allo stile delle parti più antiche, tanto che oggi si fatica a distinguere le varie mani. Fanno invece parte del coro originario la cattedra con San Petronio venerato dal Beato Nicolò Albergati e il Leggio posto di fronte. La cattedra ci consegna uno dei rari ritratti dell'Albergati, che fu priore del monastero e poi arcivescovo di Bologna. Successivamente fu coinvolto in importanti missioni diplomatiche in Europa, ed è in una di queste occasioni che viene dipinto il suo ritratto da Jan van Eyck. Il coro della Certosa mantiene un aspetto totalmente quattrocentesco e si differenzia da quelli eseguiti nel medesimo periodo, in cui si tenta di ottenere effetti sempre più pittorici invece che geometrici e prospettici. Un confronto si può fare con il grandioso coro eseguito da fra Damiano Zambelli da Bergamo tra 1541 e 1549 per il convento felsineo di san Domenico.
Ne La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture (1793), la grande macchina lignea viene così descritta. “Entrati nel Coro, che all'uso antico è collocato dinanzi, ed in faccia alla Cappella maggiore, i sedili, e gl'inginocchiatoi, che lo circondano da capo a fondo, sono tutti di rimesso, e di molta eccellenza, veggendovisi e vedute di fabbriche, ed instromenti meccanici, e libri, e Croci, ed altri fatti arnesi, quasi tutti in punto di prospettiva di varj legni ottimamente disegnati, disposti ed intarsiati da Biagio Marchi, che nel primo seggio a mano destra nell'ingresso vi scrisse: Blasius de Marchis . Manu . 1538; e siccome fu allungato il Coro verso l'Altar maggiore con altri dodici sedili, sei per ogni parte, furono questi intarsiati, al dir del Masini, alla pag. 140 da Gio. Battista Natali nel 1612.”

Roberto Martorelli

Novembre 2011