Schede
Tema non nuovo questo per Duilio Cambellotti che, ad esempio, nel 1902 aveva illustrato su “Fantasio” un fabbro al lavoro e che nel 1905 aveva dato vita ad un manifesto per il “Divenire sociale” in cui scaturiva da un’incudine un albero simbolico. E’ proprio l’attrezzo su cui si forgiano i metalli, unitamente alla fucina le cui fiamme appaiono in secondo piano, a giocare il ruolo chiave all’interno dell’opera. L’enorme massa scura, ottenuta con la tecnica dell’à plat, incombe con la sua forma quasi geometrica sull’intera composizione. Crea una sorta di cesura, a livello visivo, tra la parte superiore e quella inferiore del manifesto, ma, nello stesso tempo, ne rappresenta un trait d’union mentale. Le due differenti scene che avvengono al di là e al di qua dell’incudine e di cui una è conseguente all’altra sono caratterizzate da un diverso cromatismo. Da una parte qualche accenno di colore, seppur livido, rischiarato a tratti dal rosso delle fiamme, dall’altra un semplice bianco e nero. Quest’ultimo rende ancor più incisivo l’affastellarsi di mani, rese in modo estremamente naturalistico, in atto di reggere gli ordigni, quasi un eco di quella scansione orizzontale data dal piano dell’incudine e ripetuto, nella parte superiore, dalle braccia dei sottoscrittori.
Il denaro investito nei prestiti si trasforma in armi belliche: questo è il chiaro messaggio dell’opera di Cambellotti che rende inoltre quasi tangibile una sorta di febbrile attività e la trasmette opportunamente all’osservatore.
Maria Alessandra Corticelli Guarmani
Testo tratto da L'oro e il piombo - I prestiti nazionali in Italia nella Grande Guerra, Bollettino del Museo del Risorgimento. Bologna, anno XXXVI, 1991. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti