Schede
Questo autoritratto, eseguito da Faccioli nel 1910, venne donato al Collegio Venturoli di Bologna dalla figlia Bice (Beatrice) nel 1926 “nell’occasione delle feste centenarie del Collegio”, a testimonianza del grande legame che univa l’artista a questo istituto. Come molti altri ex-allievi, anche per Faccioli il rapporto con il Collegio Venturoli non si concluse quando vi “sortì” nel 1865, ma anzi fu costante e significativo nei decenni, “molte volte incaricato della Direzione Artistica degli Alunni del Collegio, nonché d’aver fatto parte delle Commissioni speciali per esaminare e giudicare i saggi finali dei Convittori”. Negli anni Faccioli fu anche nominato accademico in diverse Accademie di Belle Arti italiane e a Bologna fece parte del Circolo Artistico, della Società Francesco Francia e del Comitato per Bologna Storica e Artistica, dimostrandosi un attivo protagonista della vita artistica e culturale della città. Dopo aver assunto l’incarico nel 1905 di Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’anno successivo venne nominato Amministratore del Collegio Venturoli, andando ad affiancare Alfonso Rubbiani, eletto nel 1888, e il Conte Francesco Cavazza, riconfermando così il forte legame verso quell’istituzione a cui doveva la sua formazione e le importanti opportunità di crescita artistica. Le sue doti ebbero un ultimo grande riconoscimento nel 1915 quando il Re, di motu proprio, lo nominò Commendatore della Corona d’Italia.
Il suo autoritratto qui in mostra presenta delle caratteristiche peculiari dei ritratti da lui eseguiti, come quel verismo psicologico con cui era capace di esprimere il carattere e la personalità della persona ritratta. Carattere e personalità che era in grado di rappresentare anche grazie all’espediente di inserire il personaggio nel suo ambiente naturale, circondato dagli elementi che più lo rappresentavano, o altre volte ritraendolo in primo piano, riuscendo a creare un effetto tridimensionale di grande efficacia comunicativa. In questo dipinto Faccioli si rappresenta a mezzo busto, col corpo ruotato di tre quarti verso la sua sinistra e il volto anch’esso leggermente ruotato verso la medesima direzione, ma con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, mentre seduto tiene in mano pennelli, canna e tavolozza, gli strumenti della sua arte. Dalla sua destra una intensa fonte di luce illumina metà volto, luminosità aumentata dal colletto bianco della camicia e dai capelli argentei, mentre la metà sinistra rimane vistosamente in ombra, amplificando la resa plastica del volto e l’intensità dello sguardo. A differenza di un autoritratto dedicato alla figlia Bice, dove dominano i toni scuri del fondo, del cappello e dell’abito e da cui risaltano il volto chiaro e il colletto della camicia bianca, in questo domina il giallo luminoso della tenda alle sue spalle che fa da sfondo al dipinto. Faccioli elimina l’effetto di piattezza del fondale, realizzandolo con pennellate irregolari e veloci e riproducendo con tonalità diverse di colore le poche e morbide pieghe che conferiscono un leggero movimento al tessuto. Mette in risalto la sua testa come incorniciandola con pennellate di giallo più chiaro, accentuando il contrasto chiaroscurale tra le due metà del volto. Infine lo sguardo, di grande intensità comunicativa, trasmette tutta la sua tranquillità di uomo maturo e artista affermato.
Valentina Andreucci
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina (Bo), aprile-giugno 2015.