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Villa Sampieri Talon

Di rilevanza storica

Schede

Casalecchio di Reno, nelle immediate vicinanze di Bologna è nota soprattutto per l'imponente Chiusa del Canale di Reno. Per secoli la località fu strettamente legata alle vicende storiche bolognesi, divenendo spesso campo di battaglia e quindi di razzia dei vari eserciti. Dalla seconda metà del Cinquecento, in seguito ad una ripresa produttiva, nacquero ville, oratori, chiese e si intensificarono le coltivazioni dei poderi. Casalecchio divenne uno dei territori più ricercati e ammirati del contado, proprio grazie alle ville circondate da suggestivi parchi e ricchi giardini. La più grande e la più bella di queste case di villeggiatura era la villa Sampieri Talon. Come più sopra ricordato, nel secolo XVI anche la famiglia dei Marchesi Sampieri aveva acquistato terreni a Casalecchio e vi aveva costruito una villa nota come “Sampieri vecchia”, ancor oggi perfettamente conservata e situata all’interno del Parco della Chiusa. Duecento anni più tardi, i Marchesi, cresciuti di rango, fecero costruire una nuova villa, più prestigiosa. In stile settecentesco, è stata attribuita ad un componente della famiglia di architetti detta dei Bibiena, dalla località della Toscana da dove provenivano prima di trasferirsi a Bologna nel XVII secolo, città nella quale firmarono diversi capolavori, tra cui il Teatro Comunale. La famiglia Talon Sampieri si formò nel 1849 quando la marchesa Carolina Sampieri, unica erede della casata, andò in sposa al visconte Denis Gabriel Victor Talon. La villa fu da allora e fino agli inizi del Novecento centro di mondanità e manifestazioni culturali. Vi tennero concerti Rossini e Donizetti e il grande Stendhal, venuto a Bologna, vi soggiornò a lungo traendo ispirazione per i suoi romanzi. Nell'aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, una bomba colpì la villa distruggendola quasi completamente: è stato risparmiato solo uno spigolo della sua fiancata e l'ala più bassa adibita ai servizi, che ne prolungava il corpo. Confrontando le poche immagini originali rimaste, si può solo immaginare la magnificenza del colonnato chiuso a veranda, che dava sulla facciata della costruzione, ingentilita in alto da un frontone ad arco. All'interno del colonnato, un giardino d'inverno appariva come la continuazione di quello esterno, separato da questo dalla vetrata e dai ricchi drappeggi che lo oscuravano nelle giornate di sole. Sul lato posteriore della Villa, sul quale sicuramente dovevano aprirsi altre vetrate, poste al piano superiore, si trovava il giardino all'italiana, con aiuole fiorite, prati, siepi che disegnavano piccoli labirinti, e giochi d'acqua zampillanti. All’interno del grande parco esistevano anche un tempietto cinese, la Casa dell’Orso e la Casa dell’Eremita.

Daniela Schiavina

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna