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Sant'Agata Bolognese, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Le organizzazioni dei lavoratori nel comune ebbero notevole sviluppo a partire dagli inizi del secolo. Fin dal 1907 i socialisti ebbero il sindaco: Quinto Sola.
Nel 1911 i lavoratori santagatesi scioperarono contro l'impresa italiana per la conquista della Libia. Nelle elezioni comunali del 28 giugno 1914 prevalse la lista socialista. Il 31 luglio successivo, nell'adunanza del nuovo consiglio, fu rieletto a sindaco Quinto Sola. Fu espresso anche un voto unanime contro la guerra che era scoppiata tre giorni prima. Questo il testo: «Il Consiglio Comunale di Sant'Agata Bolognese nella sua prima adunanza per l'insediamento dei nuovi eletti; Ritenuto che la civiltà abbia a procedere verso le sue ultime indeprecabili finalità senza armi e senza guerre; Ritenuto che la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia tende ad una conflagrazione di tutti gli Stati Europei, la quale sarà un'immane distruzione di ricchezza ed uno dei più grandi massacri umani; Certo di interpretare il pensiero della grande maggioranza della popolazione, manifesta il suo più irriducibile orrore verso la guerra, ed augura che il proletariato, sappia imporre la pace in nome della Fratellanza di tutti i popoli». Nelle elezioni amministrative del 10 ottobre 1920, il PSI presentò liste concorrenti per la maggioranza e la minoranza, entrambe risultate vincenti. Nell'adunanza del 28 successivo fu eletto a sindaco Pietro Degli Esposti.
Poco dopo l'eccidio di Palazzo d'Accursio a Bologna si scatenò anche a Sant'Agata lo squadrismo. Il 30 novembre, un gruppo di fascisti intervenne con fare minaccioso e provocatorio ad una festa danzante organizzata da giovani socialisti al Teatro Comunale e solo l'arrivo dei pompieri mise fine alla rissa che era divampata.
Nei mesi successivi, consiglieri comunali, sindacalisti e quanti operavano nelle associazioni democratiche dovettero subire minacce, vessazioni, percosse. L'ex sindaco Sola, direttore tecnico della Cooperativa braccianti di San Giovanni in Persiceto, fu tra i più bersagliati.
La sera del 1° maggio 1921, alcuni fascisti locali e persicetani, aggredirono Umberto Zambelli, che rimase in ospedale in pericolo di vita per parecchie settimane e, poi, entrati nella sala cinematografica, bastonarono a destra e a manca gli spettatori, costringendoli a fuggire.
Nella riunione consigliare del 2 maggio 1921, dopo che il sindaco ebbe illustrato la "situazione difficilissima creata all'Amministrazione in seguito all'ostilità dei fascisti locali: ostilità che ha culminato nella giornata di ieri, con imposizioni e minacce di guai seri qualora l'Amministrazione non si dimetta entro il termine di 24 ore" e dopo lunga discussione prevalse il parere delle dimissioni immediate. Il sindaco allora propose il seguente o.d.g, che riscosse l'unanimità: «La Giunta Comunale, Riunita in adunanza il giorno 2 Maggio 1921;Ritenuto che alla richiesta verbale di immediate dimissioni presentate giorni addietro da una Commissione del Fascio locale, ebbe a rispondere con un reciso rifiuto, poiché non intendeva disertare senza un giustificato motivo il posto che le era stato liberamente assegnato dalla massa elettorale; Ritenuto però che in seguito alle minaccie, imposizioni e violenze, dirette più particolarmente alla persona del Sindaco, la incolumità personale dei membri dell'Amministrazione s'è resa precaria; Ritenuto che la fòrza pubblica ha assistito impassibile ai gravi fatti di ieri, lasciando che inermi cittadini fossero colpiti a sangue e ridotti in pietose condizioni; Ritenuto che in siffatte condizioni di momento e di ambiente e senza tutela della pubblica Autorità, l'Amministrazione non è in grado di funzionare; Protesta contro l'asservimento dei poteri governativi a una infima minoranza; E rassegna indignata le proprie dimissioni; che intende immediate e irrevocabili» (dagli Atti di Giunta del Comune). A dirigere l'amministrazione comunale il Prefetto di Bologna inviò un commissario prefettizio.
Alla vigilia delle elezioni politiche del 15 maggio, «i fascisti si recano nelle case dei nostri compagni [i socialisti] minacciandoli con le rivoltelle e intimando loro di non recarsi a votare il giorno dopo. Pena la vita» (Fascismo, 290). La sera dei 22 maggio 1921 numerosi squadristi si presentarono armati davanti all'abitazione di Adriano Guiduzzi, consigliere comunale e dirigente sindacale (che era stato più volte minacciato di morte) e gli intimarono di uscire in strada. Quando la madre, Agata Pizzi (classe 1852), socialista, si presentò alla finestra per dire che il figlio era assente, i fascisti cominciarono a sparare e la colpirono in pieno. Dopo avere sfondata la porta, penetrarono nell'abitazione, cercarono invano il Guiduzzi e se n'andarono senza soccorrerla. Per le gravi ferite riportate morì all'ospedale il 26 seguente (Fascismo, 292-293). Gli assassini, quando furono processati, vennero assolti.
Per il 7 gennaio 1923 vennero indette elezioni comunali per le quali furono presentate unicamente liste di candidati fascisti e loro apparentati. Dopo il 1933 l'atmosfera propagandistica e bellicosa delle avventure militari si fece risentire e provocò anche a Sant'Agata manifestazioni, seppure clandestine: apparvero manifestini e scritte sui muri, contro il regime ed il podestà. Quando in Spagna scoppiò la rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, Roberto Bicocchi (classe 1892), ferroviere, più volte arrestato ed espatriato in Francia nel 1923, e Quinto Pietrobuoni (classe 1899), bracciante, parteciparono nelle file degli antifascisti in difesa di quella repubblica. Bicocchi militò nella compagnia italiana della 15° brigata internazionale e cadde in combattimento a Morata de Tapina il 12 febbraio 1937 (Spagna). Quinto Pietrobuoni il 29 novembre 1941 fu condannato a un anno di confino per essere stato combattente antifranchista; al confino furono pure condannati, nel settembre 1941, Agostino Pietrobuoni (classe 1894) fratello di Quinto, bracciante, per attività antifascista e, nell'ottobre 1942, Cesare Bicocchi (classe 1894), erboraio, per vilipendio delle camicie nere e dei soldati tedeschi (Dizionario). Un nativo di Sant'Agata, Arturo Fiorini (classe 1882), più volte aggredito dai fascisti nel 1921-22, emigrato in
Francia e, poi, rientrato in Italia nel 1938, arrestato e deferito al TS che lo assolse (Aula IV), parteciperà alla lotta di Liberazione nel bolognese dal maggio 1944.
Dopo il 25 luglio 1943, i fascisti locali impauriti - ha scritto Renato Campagnoli - «riconoscono errori e colpe del regime, rinnegano il passato e chiedono clemenza. Gli antifascisti, nonostante abbiano sofferto per tanti anni, assumono un atteggiamento generoso e responsabile. I fascisti dichiarano e promettono, verbalmente, un comportamento nuovo. Nessuna minaccia, nessun atto di vendetta antifascista si verificò».