Schede
Il sacrario di Fagarè, in località San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, fa parte di tutte quelle opere monumentali promosse dal governo fascista per sistemare il pressante problema dei cimiteri di guerra a ridosso della vecchia linea del fronte. Si trattava inoltre di un'iniziativa a stampo patriottico per promuovere il cosiddetto "culto dei caduti" alla base della nuova ideologia di regime.
Fagarè, così come quello di Redipuglia, del Montello, del Leiten, del Pasubio e tutti gli altri ossari, venne inaugurato nella seconda metà degli anni '30.
La struttura del grande sacrario venne costruita intorno ad un monumento, già esistente in loco, disegnato da Alterige Giorgi riportante quattro bassorilievi (Allegoria della Vittoria) opera di Marcello Mascherini. Le sculture vennero rimosse dalla loro posizione originale durante l'occupazione tedesca per sottrarle a potenziali e probabili danneggiamenti: sono state risistemate sulle facciate esterne solo alla fine del conflitto.
Inaugurato nel 1935 dopo un lavoro durato due anni affidato all'architetto Pietro Del Fabro, il sacrario venne realizzato in stile neoclassico, interamente in marmo chiaro, e si sviluppa attraverso un portico a forma di grande esedra allungata, racchiusa tra due corpi terminali, mentre una breve scalinata corre lungo la facciata. Nel portico si aprono nove navate con volta a botte.
All'esterno, lungo le siepi di cinta, sono esposti due pezzi di muro provenienti da una casa posta presso la vecchia stazione: su questi i soldati lasciarono le celebri scritte "È meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora" e "Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!".
Il Sacrario di Fagarè raccoglie i resti dei soldati italiani caduti nelle dure battaglie del Piave (1917-18) provenienti da 80 cimiteri di guerra del basso Piave. Ospita i corpi di 5.191 soldati italiani riconosciuti, di un austro-ungarico e di un americano (Edward McKey, ufficiale della Croce Rossa Americana, amico personale di Hemingway che, in sua memoria, scrisse una poesia il cui testo è scolpito in ferro ed è visibile nella cappella centrale del Monumento) nonché le spoglie di 5.350 combattenti rimasti ignoti.
Le salme identificate sono sistemate nelle otto navate poste ai lati della cappella con loculi individuali disposti su 13 righe e sigillati con lapidi di marmo che recano il nome del caduto.
Giacomo Bollini