Schede
L'Ospedale Sant'Orsola, fondato nel 1592 dall'Opera Mendicanti per gli incurabili, nel corso del Settecento ospita ammalati non contagiosi e “pazzi, sia uomini, sia donne”. Nel 1799 vi si aggrega l'Ospedale di San Giobbe, che riceve e cura dal 1494 gli ammalati di morbo gallico, e nel 1801 anche l'Ospedale dei lebbrosi di San Lazzaro. Nel 1814 gli sono assegnati i beni della Congregazione della Buona Morte (1606) e della Congregazione delle Dame (1660). Nel 1817 l'Ospedale Sant'Orsola si distacca dall'Opera Mendicanti. Nel 1819 il dottor Domenico Gualandi è chiamato a reggere le sorti del reparto manicomiale dell'Ospedale S. Orsola e introduce alcune importanti modifiche: per ogni paziente viene approntata una scheda sanitaria, in cui sono annotati, oltre ai dati anagrafici, le abitudini di vita, l'anamnesi recente e remota, l'esame obiettivo, la diagnosi, il decorso e l'esito della terapia. Il reparto “dementi” diventa più autonomo e individuato, benché i locali rimangano inadeguati e il numero dei pazienti troppo elevato. Nel decennio tra il 1842 e il 1851 verranno ricoverati 1.824 malati, tra “mentecatti”, epilettici e pellagrosi.
Nel 1847 il dott. Enrico Giacomelli applica per la prima volta l'anestesia eterea. La scoperta riguardo all'inspirazione dell'etere solforico è stata fatta da poco in Francia: essa produce uno stato anestetico, che può essere molto utile nelle gravi operazioni di chirurgia. L'applicazione deve essere sempre molto ponderata per le gravi conseguenze che può produrre. La notte del 12 settembre 1867 un gruppo di malati di mente, qualificati come "convalescenti e tranquilli", attraversano a piedi la città guidati dagli infermieri per raggiungere il convento soppresso delle Salesiane in via S. Isaia, nuova sede del manicomio. Sono circa 300 i "matti" trasferiti dall' "orrido chiostro" del S. Orsola, dove erano ospitati in locali divenuti inadeguati e insalubri. A guidare questa operazione è l'insigne medico e amministratore ospedaliero Francesco Roncati (1832-1906), al quale il manicomio sarà intitolato. Il S. Orsola funzionerà così fino al 1869 come manicomio, quando diverrà sede delle cliniche universitarie, prima ospitate nell'antico Ospedale Azzolini (o della Maddalena), aperto dal 1705 a porta san Donato.
Alle cliniche Ostetrico-ginecologica (1860), Dermosifilopatica (1860) e Oculistica (1863), si aggiungeranno nell'area del Sant'Orsola la Patologia Speciale Chirurgica (1879) e la Clinica Pediatrica (1899). Nel 1887 con l'aiuto di Bartolo Nigrisoli, il prof. Pietro Loreta (1831-1889) esegue all'Ospedale Sant'Orsola l'asportazione di una cisti dal fegato, con resezione del lobo sinistro e sutura complessa. E' uno dei suoi più brillanti e innovativi interventi chirurgici. Dal 1868 Loreta è titolare dell'insegnamento di clinica chirurgica alla Facoltà medica dell'Università.
Così viene descritto nella 'Guida illustrata di Bologna - Storica artistica industriale', edita nel 1892 dalla Tipografia Successori Monti: "Clinica di S. Orsola, situata fuori di porta Zamboni, nel luogo dove sorgeva nel XV secolo un convento di monache Cistercensi, che nel 1567 diventò ritiro di Convertite. In questo secolo l'ambiente, mediante opportuni ampliamenti ed adattamenti, fu ridotto ad Ospedale con relative scuole e corsie eleganti, corridoi ben aerati, e giardini ridenti. L'Istituto antirabico, da poco tempo aperto in una palazzina appositamente cotruita che si trova poco lungi dalla Clinica di S. Orsola, fu felicemente ideato ed è attualmente diretto con amore di scienziato e di filantropo dal professore Augusto Murri. E già ha dato, con l'esito delle cure, non pochi felici risultati".
Nel 1908 e' demolito il portico seicentesco e costruita una nuova facciata dell'Ospedale Sant'Orsola su viale Ercolani, che tutt'oggi si ammira. Tra il 1911 e il 1914 saranno ampliati alcuni edifici esistenti, con la costruzione della Clinica medica, ostetrica, ginecologica e della camera mortuaria, attorno alla quale più avanti sorgerà il nuovo Istituto di Anatomia patologica. Nello stesso periodo sono edificate la Clinica Pediatrica (istituita nel 1899) e la Clinica Oculistica dell'Ospedale Sant'Orsola. Durante la guerra 1915-18 saranno utilizzate per il ricovero di circa 21.000 militari feriti e solo al termine del conflitto (1923) diventeranno cliniche universitarie. Nel decennio 1925-35 verranno costruite la clinica Medica e quella Ostetrica - Ginecologica. Dal 1930 ha sede presso l'ospedale l'Istituto del Radio "Luigi Galvani". E' collocato, con i suoi letti e i suoi impianti, nel nuovo edificio della Clinica Medica.
Nel 1933 vengono costruiti il nuovo padiglione d'ingresso sulla via San Vitale (poi Massarenti) e la clinica medica. Sono le prime realizzazioni del piano di completamento formulato già nel 1925 dall'ing. Giulio Marcovigi, commissario del Sant'Orsola e capo dell'Ufficio tecnico amministrativo degli ospedali. L'idea generale prevede vari padiglioni immersi in un grande giardino, disposti secondo un asse est-ovest, tra via Albertoni e i viali di circonvallazione. Oltre alla clinica medica, situata al centro dell'area ospedaliera, saranno di lì a poco edificate anche una clinica ostetrico-ginecologica e la Camera mortuaria con annessa la scuola di Medicina operatoria. Nel 1930, a cura della Croce Rossa, è costruita la Scuola Covitto per Infermiere Professionali.
Padiglione d'ingresso dell'Ospedale Gozzadini
L'edificio viene così descritto nel catalogo 'Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna' (1977): Nel 1908 la contessa Gozzadina Gozzadini, patrizia bolognese, lasciava l'eredità dei suoi beni agli Ospedali di Bologna, allo scopo di costruire un ospedale per bambini; in seguito anche il consorte, conte Zucchini, legava una donazione in favore della costruzione dell'ospedale stesso, che veniva ultimato nel 1913. Situato in via Massarenti 11 (già via S.Vitale); il progetto di Leonida Bertolazzi porta la data 15 novembre 1910.
Sotto il profilo della qualità architettonica l'edificio non presenta alcuno interesse, né, tantomeno, può essere riferito a motivi edilizi del Liberty. Soltanto le ornazioni applicate alla superficie di facciata finiscono per riscattare parzialmente la banalità dell'impianto e per aggettivare l'insieme di attributi stilistici altrimenti irrilevabili. Le quattro sculture in altorilievo, di pregevole fattura, opera di Alfonso Borghesani, poste a conclusione delle lesene di prospetto, e sorreggenti rami di alloro e medaglioni (con inciso il motto: Charitas Scientia Pro Parvulis); la cartella recante l'iscrizione e due profili di bambini in bassorilievo, situata come fastigio al centro dell'attico; i dettagli minori come le balaustrate delle finestre; i medaglioni e i fregi che segnano le estremità superiori delle paraste d'angolo, costituiscono le componenti formali di caratterizzazione scelte in un repertorio decorativo di declinazione floreale e montate in coerente sequenza.
Trascrizioni a cura di Lorena Barchetti. In collaborazione con "Cronologia di Bologna dall'unità ad oggi" della Biblioteca Sala Borsa di Bologna.