Schede
L'edificio viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: Le tradizioni della pubblica carità di Imola sono antiche, costanti e splendide. Le memorie della città e della Curia avvertono che dopo il secolo XII Imola e suo distretto o territorio contava non meno di quarantun ospedali per ammalati, vecchi, pellegrini, lebbrosi, fanciulli abbandonati. Il più cospicuo di tali istituti era l’ospedale detto della Scaletta, antichissimo, del quale si ignora l’anno esatto di fondazione, ma di cui si sa che già esisteva nel 1137 e si trovava sulla via Emilia od in prossimità di questa. Coll’andar del tempo gli ospizi maggiori e meglio organizzati assorbirono i minori e se ne incorporarono le rendite, e già nel secolo XV i quarantun ospizi d’Imola e suo distretto erano diventati cinque; poi, il 18 agosto 1488, furono tutti riuniti in uno solo, nel principale detto ab antiquo di Santa Maria della Scaletta.
L’avvenimento fu celebrato da feste pubbliche e venne simbolicamente ricordato nel quadro del Sacchi, che trovasi nel salone municipale, rappresentante la Madonna della Scaletta in atto di ricoverare San Bernardo degli Umiliati, San Francesco, San Giacomo dei Macellari e Sant’Antonio, che tali appunto erano i nomi dei quattro ospedali aggregati al primo. L’ospedale di Santa Maria della Scaletta che, a quanto sembra, era cosidetto per una scala esterna, che originariamente vi metteva dal vicolo dei Vaini, fu in quel turno ampliato e trasformato ed ebbe la fronte e l’ingresso sulla via Emilia (1570) dalla parte della piazza coll’allungamento del portico dei Mercanti. Tale, salvo varianti ed ampliamenti suggeriti da mutate circostanze e dal progresso della scienza medica, durò il nosocomio imolese fin sullo scorcio del secolo passato. Ma constatandosene sempre più la insufficienza allo scopo, la insalubrità dei troppo vecchi locali, umidi, mal ventilati, ormai inadatti ed infetti, per ordine del cardinal-vescovo Bandi, nel 1781, l’architetto ed ingegnere Morelli diede mano ai lavori per l’erezione di un nuovo più grandioso edifizio per la cura degli infermi, meglio adatto allo scopo ed alle crescenti esigenze della scienza. L’edifizio ideato dal Morelli, salvo le successive modificazioni, è l’attuale in vicinanza della Rocca, luogo questo alquanto discosto dal centro abitato e, sotto ogni rapporto, in condizioni più consone allo scopo, tanto nel riguardo dei degenti quanto rispetto ai sani. Il nuovo edifizio fu completato ed aperto all’esercizio nel 1800, dopo che gli infermi poveri erano stati per alcun tempo provvisoriamente allogati negli ampii locali del soppresso monastero di Santo Stefano. Attualmente l’ospedale ha un patrimonio attivo lordo di lire 2.499.103 e, depurato da oneri perpetui e temporanei, di lire 1.784.031, con una entrata complessiva in crediti patrimoniali e non patrimoniali di lire 518.638 ed una erogazione in spese di beneficenza di lire 416.995. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)