Schede
A Mordano, nelle elezioni comunali del 26.9.1920, con votanti 742 su 1.009 elettori vinsero per la prima volta i socialisti con una lista che ottenne 16 seggi ed una supplettiva che ebbe i restanti 4 seggi. Il nuovo consiglio elesse sindaco il socialista Biagio Bartolini, muratore, che dopo la nascita del P.C.d'I. fu sostituito coi voti della maggioranza del consiglio dal comunista Ciro Zini, pure muratore, il quale rimase in carica solo dal 28.2.1921 al maggio '21.
Le violenze e i soprusi fascisti erano ormai iniziati. Quando il consiglio comunale di Mordano approvò ordini del giorno di protesta contro le provocazioni fasciste ai danni di organizzazioni di lavoratori a Bari e a Siena, il Prefetto di Bologna ne approfittò per sciogliere il consiglio col pretesto che ciò esulava dalle sue competenze. Fu nominato un Commissario nella persona del dott. cav. Agostino Marcialis che rimase fino alle elezioni del 17.12.1922, stravinte con il 77% dei voti da una lista concordata PNF-PPI, la quale fu l'unica ad essere presentata, dato che i socialisti avevano deciso di "disinteressarsi a causa della soppressione di ogni libertà di propaganda e di voto con cui la dittatura fascista umilia e si sostituisce alla sovranità popolare" ed i comunisti locali avevano fatto altrettanto.
Il 7.1.1923 il nuovo consiglio nominò sindaco Antonio Dosi, falegname, e riservò "una frenetica interminabile ovazione" al saluto inaugurale rivolto dal concittadino neodeputato fascista avvocato Dino Grandi.
Negli anni '23-'24 i "fascisti della primaora" si scatenarono anche a Mordano usando il nervo di bue e l'olio di ricino nei confronti di comunisti e socialisti e allettando con lusinghe gli esponenti cattolici.
Il 7.11.1924 a Bubano, un certo Giacomo Conti, sparò un colpo di pistola contro il giovane fascista Aldo Pelliconi, col quale aveva trascorso la serata in osteria. La voce popolare addusse il fatto a "motivi d'ordine passionale", ma il Fascio imolese inscenò una speculazione politica al fine di superare le difficoltà insorte dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Il funerale del Pelliconi, qualificato come membro del Direttorio fascista, mentre non lo era, coinvolse le organizzazioni fasciste dell'intero comprensorio imolese ed alla cosiddetta "vittima dell'odio di parte avversa" venne eretto un monumento marmoreo in quel di Bubano. In realtà il Conti era iscritto alla milizia fascista dalla quale fu espulso il 9.11.1924, due giorni dopo il fatto di sangue e 5 giorni prima del funerale del Pelliconi.
Le Case del popolo di Mordano e di Bubano furono più volte devastate dalle squadre d'azione fascista. Dopo le leggi eccezionali del 1926 quella di Bubano fu acquisita in proprietà dal Comune e data in uso ai sindacati fascisti, mentre quella di Mordano divenne proprietà del Fascio per "decreto reale".
Il primo podestà fu il dott. Luigi Valenti, poi seguirono vari Commissari prefettizi, con un solo decennio di stabilità dal '29 al '38 in cui fu podestà il dott. Alfonso Lenzi. Le organizzazioni fasciste, mediante le loro ramificazioni che raggruppavano maschi e femmine dall'infanzia alla maturità, furono abbastanza forti, anche se di più nel capoluogo che nella frazione di Bubano, o nella borgata di Chiavica dove c'era un solo iscritto.
La fiamma della ribellione al regime arse sempre sotto la cenere, grazie all'esempio di coraggiosi e tenaci antifascisti come Ludovico Bulzamini a Mordano e Mario Mondini e Cleto Gavina a Bubano, che affrontarono il carcere, il confino nelle isole di Ponza e Lipari, l'esilio in Francia, senza mai mollare. Bulzamini raggiunse dalla Francia le Brigate Internazionali combattendo contro la falange franchista a Teruel e a Valencia mentre suo nipote Adelmo Bacchilega incontrò la morte nella battaglia di Morata de Tapina il 14.2.'37.
Nel 1931, per iniziativa dello studente Luciano Dall'Olio, si costituì a Bubano una cellula comunista e l'anno successivo se ne formò una a Mordano promossa dall'operaio Ercole Garelli. Gli affiliati erano collegati con Imola e Conselice, e diffondevano libri e stampa illegale. Nella notte precedente il 1° Maggio 1932 fu issata una bandiera rossa sul Ponte del Canale a Bubano ed un'altra sul Ponte del Santerno a Mordano.
Nel 1936 Vito Barnabi organizzò una cellula nella borgata di Chiavica. Fu questa che ad opera di Domenico Franzoni promosse nell'estate '42 uno sciopero alla Fornace Brunori ottenendo un sussidio di caropane. Nella primavera '43 il Barnabi e il Franzoni scrissero sull'asfalto della via Selice frasi contro il Duce e la guerra e pochi giorni dopo vennero arrestati e trasferiti nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna. La caduta del Fascio, significò il loro ritorno in libertà.
Nelle giornate dopo il 25.7.1943 gli antifascisti di Mordano parteciparono alle manifestazioni popolari di Imola e Massalombarda. Per aiutare la popolazione nel vettovagliamento alimentare si costituì un comitato composto per Bubano dal parroco Eugenio Gottarelli, dal comunista Pasquale Franzoni. dal socialista Manlio Zappi, dal democristiano Carlo Brialdi e per Mordano dal parroco Cesare Giacometti e dal comunista Zaccaria Boldrini.